La speaker della Camera americana Nancy Pelosi è scesa con grande agilità, a dispetto dei suoi 82 anni, dalla scaletta del Boeing C-40C della Us Air Force appena atterrato al Taipei Songshan Airport. E’ stata accolta con tutti gli onori dal ministro degli Esteri dell’isola Joseph Wu e da Sandra Oudkirk, direttrice dell’American Institute di Taiwan, l'ambasciata de facto Usa nell’isola, nell’ambito di una cerimonia semplice ma curata nei dettagli e con tanto di diretta streaming voluta dal governo di fronte alla visita della terza carica istituzionale degli Usa, per la prima volta da quella fatta nel 1997 dallo speaker di allora, Newt Gingrich. In prossimità dell’arrivo del suo aereo, quando è stato preso in carico dai caccia dell’aeronautica militare dell’isola, l'iconico grattacielo della capitale, il Taipei 101, ha lanciato i banner luminosi: «Benvenuta a Taiwan, grazie speaker Pelosi, Taiwan ama gli Usa», a rimarcare che l’impresa era ormai cosa fatta malgrado le molte e continue minacce della Cina contro "una mossa inaccettabile» ritenuta «una violazione della propria sovranità». In altre parti della città sono apparse manifestazioni anche spontanee di benvenuto, come l’esposizione della bandiera a stelle e strisce americana, secondo le foto postate sui social media. Dove non sono mancati commenti preoccupati su quello che la Cina, come reazione, potrà fare contro una «provocazione" inaspettata dopo il recente colloquio tramite videochiamata che il presidente cinese Xi Jinping e il suo omologo Usa Joe Biden hanno tenuto di recente. Un’avvisaglia della possibile reazione è maturata in prossimità dell’atterraggio dell’aereo della speaker, quando il network statale cinese, la Cctv, ha riferito che i caccia Su-35 dell’Esercito popolare di liberazione stavano sorvolando lo Stretto di Taiwan, facendo scattare a Taipei gli allarmi anti-aereo. La pressione militare non è affatto destinata a diminuire, ma già la notte scorsa, con una mossa inattesa, la Cina ha sospeso l'import di beni alimentari da oltre 180 imprese di Taiwan con un’azione apparsa come una prima ritorsione contro la visita di Pelosi. I media di Taipei hanno rimarcato che «l'improvvisa mossa delle Dogane cinesi causerà un duro colpo» all’industria alimentare locale, includendo agricoltura e pesca. Le Dogane hanno contestato «la violazione delle normative pertinenti e interrotto d’urgenza l’import». Dal 2021 Pechino ha messo al bando ananas e altri beni taiwanesi per la presunta presenza di parassiti e sostanze vietate. La presenza di Pelosi è più che gradita nell’isola cinese dotata di un modello democratico, su cui però si proietta l’ombra inquietante della vicina Cina.