La Cina ha lanciato le più grandi esercitazioni militari mai avviate nello Stretto di Taiwan, circondando l’isola all’indomani della fine della visita della speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi. Le Forze Armate del Comando Orientale dell’Esercito Popolare di Liberazione «hanno condotto un addestramento a fuoco vero a lungo raggio nello Stretto di Taiwan e hanno effettuato attacchi precisi su aree specifiche che hanno raggiunto i risultati attesi», si legge nella nota emessa dalle Forze Armate cinesi, che successivamente hanno portato a sette le aree circostanti Taiwan interessate dalle esercitazioni militari che si protrarranno fino a lunedì prossimo. In risposta al «comportamento irrazionale» del Partito Comunista Cinese, il Ministero della Difesa di Taiwan ha dichiarato di attenersi al principio di «prepararsi alla guerra senza cercare la guerra». Sul piano delle operazioni, cacciatorpedinieri cinesi sono stati avvistati al largo delle coste di Hualien, nella parte orientale di Taiwan fin dalla mattina di oggi, e dieci navi hanno solcato la linea mediana dello Stretto di Taiwan. A Xiamen, di fronte allo Stretto di Taiwan e a soli pochi chilometri dall’isola taiwanese di Kinmen, immagini circolanti on line mostrano lunghe colonne di mezzi blindati e anfibi. Secondo quanto riporta la Afp, l’esercito cinese ha sparato proiettili dall’isola Pingtan, nella provincia cinese del Fujian, che si affaccia sullo Stretto, ma soprattutto Pechino ha confermato di avere condotto «con successo» esercitazioni missilistiche colpendo «tutti i bersagli con precisione».
Taiwan ha condannato il lancio di missili
Taiwan ha condannato il lancio di missili: sono stati undici i Dongfeng, i missili balistici di Pechino, sparati dall’Esercito Popolare di Liberazione nella giornata di oggi, secondo i rilevamenti di Taipei, in acque a nord, sud ed est dell’isola: le Forze Armate di Taiwan, ha reso noto ancora il ministero della Difesa, hanno schierato «vari meccanismi di allerta precoce, sorveglianza e ricognizione per cogliere istantaneamente le dinamiche di lancio e attivare i sistemi di Difesa pertinenti». La possibilità di un’escalation militare preoccupa anche la capitale dell’isola: un portavoce della municipalità di Taipei, citato dai media locali, ha incoraggiato i residenti a scaricare una app che riporta gli oltre cinquemila rifugi anti-aerei della città. Oltre alle operazioni militari, la tensione tra Taiwan e Cina comprende anche l’arresto di un attivista per l’indipendenza dell’isola, Yang Chih-yuan, arrestato su accuse relative alla sicurezza nazionale a Wenzhou, nella Cina orientale: il Consiglio per gli Affari della Mainland, l’organo di Taiwan che si occupa delle relazioni con Pechino, ha emesso un avviso per scoraggiare i viaggi in Cina. All’indomani della visita di Pelosi a Taiwan, definita «maniacale, irresponsabile e altamente irrazionale» da Pechino, la tensione rimane altissima anche sul piano diplomatico. Il G7 e l’Alto Rappresentante Ue per le Politiche Estere e di Sicurezza, Josep Borrell, hanno chiesto a Pechino di trattenersi da una «aggressiva attività militare» per il rischio di una «escalation non necessaria» che rischia di destabilizzare la regione, e di «non cambiare unilateralmente lo status quo con la forza». Per Pechino le azioni per difendere la sovranità sono «giustificate e legittime": la Cina ha respinto in toto il comunicato del G7, definendolo «spudorato» e animato da una «logica da banditi». Da Phnom Penh, dove si trova per un incontro dei ministri degli Esteri dell’Asean, il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha poi incolpato gli Stati Uniti di avere «provocato guai» e «creato la crisi» attorno a Taiwan. Le tensioni su Taiwan si sono ripercosse anche nelle relazioni, già complicate, tra Cina e Giappone: la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, ha confermato oggi che un previsto incontro tra Wang e il suo omologo giapponese, Yoshimasa Hayashi, è stato cancellato in seguito al comunicato emesso dai Paesi del G7.
Giappone: 4 missili cinesi hanno sorvolato l'isola
Quattro dei cinque missili balistici cinesi caduti nella zona economica esclusiva nipponica "si ritiene che abbiano sorvolato l’isola principale di Taiwan": lo riferisce il ministero della Difesa giapponese, fornendo anche mappe e coordinate di traiettoria. La mossa, confermata in tarda serata dal ministero della Difesa di Taipei, è un segnale preoccupante che, in caso di imprevisti, potrebbe portare a scenari di escalation visti i rischi concreti di incidenti.
Giappone chiede a Cina stop immediato a manovre
Il ministro degli Esteri giapponese Yoshimasa Hayashi ha chiesto alla Cina di «fermare immediatamente» le esercitazioni militari intorno a Taiwan, decise in risposta alla visita nell’isola della speaker della Camera Usa Nancy Pelosi, dopo gli sviluppi che hanno visto cinque missili balistici cinesi cadere nella zona economica esclusiva nipponica. Hayashi, a Phnom Penh per il vertice ministeriale dell’Asean, ha incontrato il segretario di Stato Usa Antony Blinken: entrambi, ha riferito l’agenzia Kyodo, hanno condannato con forza l’operato di Pechino. Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha annullato il colloquio con Hayashi.