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Strage allo stadio a Giava, almeno 125 morti nella calca FOTO

Doveva essere un sabato di calcio come tanti nella città indonesiana di Malang, con spalti gremiti e tifo appassionato. E’ diventata invece la seconda più pesante tragedia di sempre in uno stadio, con una calca all’uscita causata dall’uso di gas lacrimogeni della polizia nel tentativo di scacciare migliaia di spettatori che avevano invaso il campo.

Il bilancio è di almeno 125 morti e 300 feriti, di cui almeno 11 in gravi condizioni, con un’alta percentuale di giovanissimi tra le vittime asfissiate e schiacciate dalla folla in panico. La situazione è sfuggita di mano subito dopo il fischio finale allo stadio Kanjuruhan, tutto esaurito con 42mila spettatori, 4mila in più della capienza ufficiale. Delusi dalla sconfitta per 3-2 contro i rivali del Persebaya Surabaya, in un sentitissimo derby della provincia di East Java, una folla di spettatori - circa 3mila, secondo la polizia - si è riversata nel campo di gioco per chiedere spiegazioni ai giocatori della loro squadra del cuore, alla terza sconfitta nelle ultime cinque partite.

Da bordo campo è subito spuntata la polizia in assetto antisommossa, picchiando numerosi tifosi coi manganelli e costringendo a una precipitosa fuga gli invasori di campo. Ma tali disordini si sono trasformati in strage quando la polizia ha lanciato gas lacrimogeni anche negli spalti, scatenando il panico in una folla innocente. Con limitate vie di fuga sulle scalinate dello stadio e alcuni cancelli chiusi, migliaia di persone si sono accatastate verso un’unica uscita. Il capo della polizia di East Java, Nico Afinta, ha spiegato che gli agenti sono ricorsi ai lacrimogeni «perché c'era una situazione di anarchia».

Ma la mano pesante usata dalla polizia è sotto accusa in Indonesia. I video girati con gli smartphone da alcuni spettatori mostrano sì diversi invasori di campo scagliarsi contro gli agenti, anche se spesso in risposta alle manganellate. La rabbia della folla - non più per la sconfitta, ma per la reazione della polizia - si è riversata anche all’esterno dello stadio, con una decina di veicoli delle forze di sicurezza dati alle fiamme, e tra i morti ci sono anche due agenti. Sui social media in Indonesia, oggi l’hashtag #pembunuh ("assassini") è tra i più postati. L’entità della strage ha scioccato il Paese. «Non è possibile avere più niente del genere in futuro. Spero che questa tragedia sia l’ultima ad accadere nel calcio indonesiano», ha detto il presidente Joko Widodo. La Federazione calcio indonesiana ha annunciato l’apertura di un’inchiesta, aggiungendo che la strage ha «rovinato l’immagine» del calcio nel Paese. Contando che il prossimo anno il Paese sarà la sede dei Campionati mondali under 20, il rischio è che la Fifa (la Federcalcio mondiale) prenda provvedimenti, specie dato che l’organizzazione vieta l’uso di "gas di controllo delle folle» all’interno degli stadi; oggi il presidente della Fifa, Gianni Infantino, ha definito l’accaduto "un giorno nero per il calcio e una tragedia oltre ogni comprensione».

Nel frattempo il campionato nazionale è stato sospeso per una settimana, e l’Arema Fc non giocherà più in casa negli oltre due terzi della stagione rimasti; le autorità del calcio indonesiane stanno valutando di estendere la misura a tutte le altre squadre per il resto del campionato. Ma l’intero movimento dovrà farsi un’esame di coscienza, per i toni esagitati con cui il calcio è spesso vissuto: già prima di oggi ai tifosi in trasferta veniva impedito di comprare il biglietto per il timore di scontri. Ed era così anche ieri, ma non è bastato per far rimanere il calcio uno sport e non una guerra.

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