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La Corea del Nord lancia un super missile: "Poteva colpire gli Stati Uniti"

Il missile balistico intercontinentale Icbm lanciato oggi dalla Corea del Nord era in grado di raggiungere e colpire qualsiasi parte degli Stati Uniti. La valutazione di Tokyo chiarisce la gravità dell’ultima provocazione del leader Kim Jong-un sull'ordigno finito a circa 210 km a ovest dell’isola di Hokkaido, nella zona economica esclusiva a nord dell’arcipelago giapponese. «Sulla base dei calcoli sulla traiettoria, il missile balistico questa volta avrebbe potuto avere una portata di 15.000 km, a seconda del peso della sua testata, e in tal caso, significa che la terraferma degli Stati Uniti era nel suo raggio d’azione», ha detto il ministro della Difesa nipponico Yasukazu Hamada. Lanciato alle 10.15 locali (le 2.15 in Italia) alle porte di Pyongyang, il missile ha volato per 69 minuti e ha raggiunto un’altitudine di 6.100 km, viaggiando per 1.000 km a causa della "traiettoria rialzata» seguita per avere una parabola acuta, hanno ricostruito i tecnici di Tokyo e di Seul.

Pyongyang sta sviluppando un nuovo tipo di missile a lungo raggio (noto come l'Hwasong-17, "il mostro" per gli esperti militari a causa delle sue dimensioni), che è il più grande tra gli Icbm del Nord. Ed è quello verosimilmente usato in mattinata come messaggio mirato, seguito al G20 di Bali e al vertice di domenica in Cambogia, all’Asean, tra i leader di Usa, Giappone e Corea del Sud. In quest’ultima occasione il presidente Joe Biden aveva ribadito "la deterrenza estesa» e la promessa di Washington di ricorrere alle sue capacità militari nucleari e convenzionali a difesa degli alleati asiatici. In risposta, da Pyongyang era arrivato giovedì il primo avvertimento: la ministra degli Esteri Choe Son-hui aveva assicurato azioni militari «più feroci» se gli Usa avessero rafforzato la «deterrenza estesa», con l’avvio «di una fase imprevedibile». Poche ore dopo era stato lanciato un missile a corto raggio, nell’imminenza del bilaterale - il primo in oltre tre anni - tra il premier nipponico Fumio Kishida e il presidente cinese Xi Jinping all’Apec di Bangkok. «E' un atto assolutamente inaccettabile», ha tuonato oggi Kishida, mentre il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol ha chiesto una «risposta risoluta» al suo Consiglio di sicurezza nazionale.

Nel pomeriggio, i jet F-35A "invisibili" di Seul si sono levati in volo per colpire con bombe Gbu-12 a guida laser le postazioni simulate nordcoreane. Mentre pattuglie di F-35A e di caccia F-16 della Us Air Force hanno operato in formazione d’attacco intorno alla penisola. A Bangkok, la vicepresidente americana Kamala Harris ha riunito i leader di Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda e Canada, condannando la mossa del Nord come «una sfacciata violazione delle molteplici risoluzioni» Onu, ma assicurando che «la via per il dialogo resta aperta» in caso di abbandono «delle provocazioni inutili e di ritorno a una diplomazia seria». Il dossier nordcoreano era stato affrontato da Biden nel bilaterale di lunedì con Xi a Bali. Al termine, il presidente Usa aveva raccontato di aver spiegato che se Kim avesse proseguito «su questa strada, gli Stati Uniti avrebbero rafforzato la loro presenza militare nella regione». E alla richiesta di agire contro il temuto settimo test nucleare del Nord, Biden aveva ammesso che non era «chiaro se la Cina avesse la capacità» di scoraggiare il leader supremo dai suoi propositi. Secondo gli analisti Kim punterebbe all’obiettivo strategico del riconoscimento dello status di potenza nucleare con le relative concessioni da parte Usa, anche economiche. Ma con lo stallo negoziale con Washington, il supremo leader ha fatto lanciare nel 2022 quasi un centinaio di missili, un record.

Il ministero degli Esteri cinese ha invitato «le parti ad attenersi alla direzione della soluzione politica e a risolvere le rispettive preoccupazioni in modo equilibrato attraverso un dialogo significativo». Mentre la Russia, schierata con Pechino nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu a tutela del Nord, ha accusato gli Usa e i suoi alleati: «È come se la pazienza di Pyongyang fosse stata messa alla prova», ha commentato il viceministro degli Esteri Serghei Ryabkov.

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