Venerdì 22 Novembre 2024

Strage di bimbi in Iran (44 vittime), altri manifestanti verso il boia

 
 
 

L’abisso della repressione in Iran ha il viso di 44 tra bambini e adolescenti che hanno perso la vita in 82 giorni di proteste: feriti a morte da proiettili sparati da distanza ravvicinata, colpiti negli organi vitali, soffocati dai gas lacrimogeni. Amnesty International per il Medio Oriente ha documentato nomi e dati e il sito Iran International pubblica ora le foto di piccoli e giovanissimi i cui corpi sono stati consegnati ai genitori avvolti nei sudari solo poco prima della sepoltura. I parenti costretti all’addio nel silenzio, minacciati di ritorsioni gravi nel caso diffondano immagini sui social. Famiglie condannate «a una vita di dolore inconsolabile», ha sintetizzato il direttore di Amnesty Medio Oriente Hebe Maraif, a cui si aggiunge l’angoscia dei genitori di Mahan Sedarat Madani e Mohammad Broghani, entrambi condannati a morte e per i quali si annuncia imminente l’esecuzione. A entrambi viene contestato di aver preso parte alle manifestazioni seguite alla morte della 22enne curda Mahsa Amini a settembre mentre era sotto la custodia della polizia morale per avere indossato male il velo. Oggi, Giornata dei diritti umani, Kazem, il padre di Mahan Sedarat ha raccontato al quotidiano Sharq il terrore in cui è piombato in queste ore: «Mercoledì sera abbiamo avuto un incontro, abbiamo ottenuto il consenso dei querelanti, abbiamo baciato le mani di questo e quello in modo che il caso finisca bene». «Il giudice del caso è stato informato di tutte le questioni, stavamo aspettando che tutto finisse, ma questa mattina uno degli avvocati ci ha chiamato per dirci che alle 8.30 è stato inviato un avviso in cui si afferma che la condanna a morte è stata confermata. Dicono che è un caso di sicurezza e non sappiamo cosa fare. Io non so cosa fare». Mahan, 23 anni come Mohsen Shekari, il primo dei manifestanti giustiziato due giorni fa, è stato condannato per aver percosso un miliziano Basiji. Secondo il reporter della Bbc Khosro Kalbasi Isfahani, il ragazzo è stato trasferito nella prigione di Rajavi Shahr, dove sarà eseguita la condanna a morte. In un altro messaggio, il cronista riporta una telefonata dal carcere alla sua fidanzata: «Non preoccuparti amore mio. Finirà tra due settimane e uscirò di prigione». La Corte Suprema intanto ha approvato la sentenza di esecuzione imminente anche di Mohammad Broghani, pure lui accusato di «guerra contro Dio» e condannato a morte per aver preso parte alle proteste. Gli è stato negato l’accesso ad un avvocato, riferisce la Bbc. «La sua sentenza può essere eseguita in qualsiasi momento», ha twittato Isfahani. Adesso, ha fatto sapere Amnesty, sono almeno 28 le persone, tra cui tre minorenni, che rischiano l’esecuzione per le manifestazioni in Iran: sono state sottoposte a processi iniqui, gli sono stati negati i diritti di difesa, la presunzione di innocenza, il diritto di rimanere in silenzio e avere un processo giusto e pubblico. Secondo l’organizzazione, numerosi imputati sono stati torturati e le confessioni estorte con la violenza. Le Tv di stato hanno mandato in onda confessioni forzate di almeno nove imputati, prima dei loro processi. Amnesty International ha saputo che i tre minorenni sono sotto processo in tribunali per adulti, in violazione della Convenzione dei diritti dell’infanzia, che l’Iran ha ratificato. L’agenzia di stampa Hrana ha pubblicato un rapporto dettagliato degli 82 giorni di manifestazioni in Iran: ci sono state 544 proteste di piazza in 160 città del Paese, gli studenti hanno tenuto 615 manifestazioni in 143 università. Intanto dal 24 novembre non si hanno notizie di quattro ragazze Qashqai (iraniane di origine turca) arrestate e portate nel carcere di Adel Abad. La denuncia stavolta è arrivata dal gruppo di attivisti Inclub1401 international, che su Telegram hanno diffuso anche l’immagine di un cadavere con la schiena tumefatta: si tratterebbe di un 19enne evidentemente malmenato che, secondo la versione della polizia iraniana, sarebbe morto "suicida».

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