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Terremoto in Turchia e Siria, oltre 7.000 morti: un italiano disperso

Solo in Turchia, le autorità hanno contato quasi cinquemila edifici crollati. Il drastico calo della temperatura espone i feriti intrappolati nelle rovine a un ulteriore rischio di ipotermia.

Il bilancio delle vittime del violento terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria è salito a oltre 7.100. Lo mostrano i dati ufficiali, mentre i soccorritori sono ancora alla ricerca di sopravvissuti intrappolati. Funzionari e medici hanno affermato che 5.434 persone sono morte in Turchia e 1.712 in Siria, portando così il totale delle vittime a 7.146.

E’ una corsa contro il tempo e il freddo nella notte in Turchia e nel nord della Siria per estrarre i sopravvissuti ai violenti terremoti che hanno devastato la regione causando migliaia di morti.

I soccorritori stanno lottando al freddo, sotto la pioggia battente e la neve, a volte a mani nude, per salvare ogni possibile vita, come la bambina di sette anni che è emersa dalle rovine di Hatay (sud), al confine con la Siria, dopo oltre 20 ore di terrore, con il pigiama inzuppato di polvere. Il maltempo che incombe sull'Anatolia complica il compito dei soccorritori e rende ancora più amaro il destino dei sopravvissuti, che tremano sotto le tende o attorno a bracieri improvvisati.

Oltre 8000 persone sono state salvate in Turchia,  ma ci sono state nella notte 312 scosse di assestamento e l’attività sismica nella zona resta alta. Lo ha detto il vice presidente turco Fuat Oktay, come riporta la tv di Stato Trt.

Gli aiuti internazionali alla Turchia stanno già arrivando con le prime squadre di soccorritori, in particolare dalla Francia e dal Qatar. Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha promesso al suo omologo Recep Tayyip Erdogan «tutto l’aiuto necessario». Secondo il presidente turco, 45 Paesi hanno offerto il loro aiuto. In Siria, l’appello lanciato dalle autorità di Damasco è stato ascoltato soprattutto dall’alleato russo, che ha promesso squadre di soccorso «nelle prossime ore», mentre più di 300 soldati russi sarebbero già sul posto per aiutare nei soccorsi.

Anche l’ONU ha risposto, ma ha insistito sul fatto che gli aiuti saranno forniti «a tutti i siriani in tutto il Paese». Alcune aree non sono sotto il controllo del governo. In queste aree controllate dai ribelli e confinanti con la Turchia, nella Siria nord-occidentale, sono morte almeno 700 persone. Approfittando del caos creato dal terremoto, circa 20 presunti combattenti dello Stato Islamico (Isis) sono fuggiti da una prigione militare a Rajo, controllata dai ribelli filo-turchi. Il bilancio su entrambi i lati del confine è in costante aumento e, data l’entità dei danni, si prevede che aumenterà con il proseguire delle ricerche.

L’agenzia per le emergenze e disastri turca Afad ha reso noto che i feriti sono 20.426, gli edifici distrutti 5.775. Il drastico calo della temperatura espone i feriti intrappolati nelle rovine a un ulteriore rischio di ipotermia. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato di aspettarsi il peggio e di temere «un numero di morti otto volte superiore ai numeri iniziali». Le autorità locali hanno aperto dormitori in palestre, scuole o persino moschee per ospitare i sopravvissuti. Ma per paura di altri terremoti, molti abitanti hanno preferito passare la notte all’aperto, come a Sanliurfa, nel sud-est della Turchia.

Un italiano disperso

«L'Unità di Crisi del ministero degli Esteri ha rintracciato tutti gli italiani che erano nella zona del sisma. Tranne uno. Si sta cercando ancora un nostro connazionale, in Turchia per ragioni di lavoro. La Farnesina, fino ad ora, non è riuscita ad entrare in contatto con lui». Lo scrive su Twitter il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Incendio al porto di Iskenderun

Un grande incendio sta divampando da ieri notte nel porto di Iskenderun (Alessandretta), località costiera del sud est della Turchia, e vicina al confine con la Siria, colpita dal terremoto. Lo rendono noto vari media locali secondo cui il fuoco potrebbe avere avuto origine a causa della caduta di alcuni container nel porto provocata dal sisma ma il motivo dell’incendio non è ancora stato ufficialmente determinato.

In Turchia salvate 8000 persone

Dopo 28 ore dal sisma, una donna e i suoi tre figli sono stati estratti dalle macerie di un edificio crollato nel distretto Nizip di Gaziantep, nel Sud della Turchia. Lo riportano i media turchi. Oltre 8000 persone sono state salvate in Turchia,  ma ci sono state nella notte 312 scosse di assestamento e l’attività sismica nella zona resta alta. Lo ha detto il vice presidente turco Fuat Oktay, come riporta la tv di Stato Trt. Intanto intorno all’edificio distrutto i parenti aspettano notizie dei loro cari ancora sotto le macerie. Le scosse di terremoto di ieri notte hanno colpito 10 province, con epicentro nella città meridionale di Kahramanmaras.

Il racconto dei sopravvissuti: "E' come se fosse la fine del mondo"

«E' come se fosse la fine del mondo": queste le poche parole rese da Mohamad Kazmooz, residente a Idlib, nella Siria nord-occidentale, che ha raccontato al Guardian di essere fuggito con la sua famiglia nel buio dell’alba, mentre il terremoto scuoteva la città. E' solo una delle testimonianze dei sopravvissuti del terribile sisma della notte scorsa. Intanto in tutta la Turchia e la Siria, migliaia di operatori di ricerca e soccorso, vigili del fuoco, medici, soldati e civili stanno lavorando per trovare e salvare i sopravvissuti. «Abbiamo visto crollare un edificio con tutti i suoi abitanti, che in precedenza era stato oggetto di bombardamenti durante la guerra civile, da parte delle forze russe e del governo siriano» racconta un altro superstite. «Tutte le persone intorno a noi si sono riversate per le strade in preda alla paura e al panico, sono uscite solo con i vestiti che avevano addosso e hanno lasciato le loro case e i loro averi». Nonostante l’inverno pungente e rigido della Siria, Kazmooz riferisce che secondo le sue stime l’80% della popolazione di Idlib ha troppa paura di tornare nelle proprie case, temendo che crollino per i danni già subiti o che vengano abbattute da ulteriori scosse di assestamento.

«Io e la mia famiglia stiamo in una fattoria dormendo sotto gli ulivi, per paura che gli edifici crollino. Tutti sono per strada, nessuno intorno a me è riuscito a tornare a casa per dormire». Secondo altri sopravvissuti, la maggior parte degli ospedali e dei centri medici non riescono ad accettare altri pazienti, a causa del numero spropositato di morti e feriti. Nella città di confine di Jindires, Ali Batel ha implorato aiuto dalle rovine del suo ex villaggio. «La mia famiglia, i miei figli, sono ancora sotto le macerie. Non c'è nessuno che li salvi, non ci sono operatori di supporto, non c'è sostegno o comunicazione, non c'è nulla», ha raccontato al Guardian. «Sentiamo rumori, voci qua e là, ma il più delle volte niente. Non c'è nessuno che li salvi, non c'è sostegno. Dove sono i Paesi del mondo? Perchè non sono venuti ad aiutarci? Ci è capitato un disastro».

Osama Abdel Hamid, un altro sopravvissuto in Siria, ha raccontato che la sua famiglia stava dormendo quando è iniziata la scossa. «Le pareti sono crollate su di noi, ma mio figlio è riuscito a uscire», ha raccontato. «Ha iniziato a urlare e la gente si è radunata intorno, sapendo che c'erano dei sopravvissuti, e ci hanno tirato fuori da sotto le macerie». I residenti hanno sollevato le macerie delle loro ex case e hanno portato alla luce la famiglia. Ad Adana, a più di 350 chilometri a ovest, i soccorritori e i civili hanno trascorso la notte a spostare pezzi di cemento e masserizie attraverso montagne di macerie, alzando a mano tonnellate di rottami nella disperata ricerca di sopravvissuti. "Qualcuno mi sente?», hanno gridato i soccorritori tra le macerie. Nella provincia turca di Kahramanmaras che è stata l’epicentro del terremoto, circa 20 persone, alcune delle quali indossavano giubbotti di emergenza, hanno usato seghe elettriche per scavare uno spazio che permettesse a eventuali sopravvissuti di uscire o di essere salvati. In seguito, gli escavatori si sono uniti agli sforzi mentre i riflettori illuminavano i rottami.

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