Più di settemila civili uccisi, più di quindici milioni di ucraini privati dell’accesso ad acqua pulita e cure, otto milioni di rifugiati, danni alle infrastrutture per 113 miliardi di dollari. Nei dati forniti da rescue.org manca solo il calcolo della distanza che adesso, a un anno dal conflitto, separa gli Stati Uniti e la Russia, Joe Biden da Vladimir Putin, la Casa Bianca dal Cremlino. E quella appare enorme, ancora più ampia.
Un anno fa, Vladimir Putin ha ordinato l’invasione dell’Ucraina scommettendo su una campagna breve e decisiva per rovesciare quello che Mosca chiama il «regime nazista di Kiev», oggi si trova a scommettere sul contrario: una lunga guerra di attrito per sfilacciare, col tempo, l’alleanza occidentale e rendere l’Ucraina un non-Stato, dipendente dagli aiuti internazionali, senza piena sovranità sul suo territorio e impossibilitata ad entrare nella Nato.
Dopo un mese dall’inizio dell’invasione, gli obiettivi della sua campagna sono stati drasticamente ridotti dopo la ritirata da Kiev e Chernihiv. Dal rovesciamento del presidente Volodymyr Zelensky l’obiettivo principale è diventato la «liberazione del Donbass», le due regioni industriali dell’Ucraina orientale Lugansk e Donetsk. Costretta a ulteriori ritirate da Kharkiv nel Nord-Est e Kherson nel Sud, gli obiettivi della Russia rimangono immutati. Gli scarsi successi sul campo hanno spinto Putin ad annettere quattro province ucraine lo scorso settembre, senza averne il pieno controllo: Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia quindi potrebbero essere le zone su cui si concentreranno i russi per estendere l’area da loro realmente amministrata.
Le maggiori conquiste per la Russia rimangono a oggi il controllo del Mare d’Azov - dichiarato «mare interno» - e la creazione di un collegamento terrestre con la penisola di Crimea, annessa illegalmente nel 2014, che ha messo fine alla dipendenza dal ponte sullo stretto di Kerch. Mosca potrebbe puntare anche sulla destabilizzazione di territori limitrofi: gli occhi sono puntati sugli allarmi per i tentativi di deporre il governo filoeuropeo in Moldavia, dove la Russia ha truppe di stanza nella regione separatista della Transnistria al confine con l’Ucraina. La guerra non è stata sul campo militare ma anche a distanza, sull'energia in particolare.
La Russia ha tagliato sempre più la sua fornitura di gas al blocco dell’Unione. Ma Bruxelles ne ha fatto strumento di battaglia: l’importazione di gas è passata dal 40% al 7%. Dal 5 dicembre è in vigore un embargo sul petrolio russo via mare per l’Ue e un tetto al prezzo a cui si può vendere per essere trasportato o venduto a Paesi terzi da aziende Ue. Ha imposto un tetto al prezzo a tutto il gas via gasdotto. E per liberarsi totalmente dalla dipendenza dei fossili russi dal 2027, l’esecutivo europeo ha messo sul tavolo il RepowerEu, un piano da oltre 200 miliardi da affiancare al Next Generation Eu.
A un anno dalla guerra in Ucraina, l'Unicef ha raggiunto oltre 100 mila rifugiati ucraini in Italia: oltre 15 mila attraverso interventi diretti di protezione, prevenzione e risposta alla violenza di genere, supporto psicosociale e ai percorsi di formazione e inclusione, oltre 95 mila con informative online. Dall’inizio dell’emergenza a oggi l’Italia ha ospitato oltre 173 mila rifugiati dall’Ucraina, tra cui circa 92 mila donne e circa 50 mila bambine, bambini e adolescenti. Nella prima fase dell’emergenza l’azione dell’Unicef ha prioritizzato i bisogni di protezione rilevati presso le frontiere terrestri del nord-est Italia, dove si concentravano i flussi di ingresso. In collaborazione con le organizzazioni Arci, D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza), Save the Children, l’associazione Stella Polare, Unicef e Unhcr hanno attivato due Blue Dot in Friuli-Venezia Giulia, nei valichi di frontiera di Fernetti (Trieste) e Tarvisio (Udine). I due centri di supporto per minorenni, donne, famiglie e persone con esigenze specifiche sono rimasti attivi per tutto il 2022 fornendo informative, supporto psicosociale, rinvio a servizi sul territorio, inclusi di prevenzione e risposta alla violenza di genere, raggiungendo oltre 10.700 persone (circa 7500 adulti, per lo più mamme, e oltre 3200 minorenni tra cui quasi 500 minori non accompagnati).
L'Unicef ha inoltre raggiunto dallo scorso anno a oggi oltre 5000 minorenni attraverso il rinvio a servizi specializzati di supporto psicosociale e di salute mentale, informative sui meccanismi di protezione e consulenza legale, e soluzioni di accoglienza in famiglia (che hanno coinvolto circa 50 nuclei familiari dall’Ucraina), e oltre 600 donne e minori con interventi di prevenzione e risposta alla violenza di genere. L’Unicef ha supportato, inoltre, in collaborazione con l'Unhcr il Dipartimento della Protezione Civile nello sviluppo di procedure per integrare la mitigazione del rischio di violenza di genere e la tutela dei minori dal rischio di sfruttamento e abuso nella cosiddetta «accoglienza diffusa». Tra le altre azioni, condotte in collaborazione con Ismu, il supporto al reinserimento scolastico di oltre 500 studenti neoarrivati attraverso la piattaforma e-learning per l'apprendimento delle lingue Akelius nelle scuole e i percorsi di sviluppo delle competenze attraverso il programma Upshift, in collaborazione con Junior Achievement Italia. Fondamentale anche la condivisione di informazioni sulla piattaforma online U-Report On The Move che ha raggiunto oltre 95 mila persone - tra cui rifugiati dall’Ucraina - rispondendo a bisogni di carattere legale, accesso a servizi sanitari, di supporto psicosociale, protezione, prevenzione e risposta alla violenza di genere, opportunità educative e di inclusione sociale.
Il 24 febbraio (2022) milioni di noi hanno fatto una scelta: non una bandiera bianca ma una blu e gialla. Non fuggire, ma affrontare. Resistendo e combattendo. E' stato un anno di dolore, di lacrime, di fede e di unità. E durante quest’anno siamo rimasti invincibili. E sappiamo che il 2023 sarà l’anno della nostra vittoria!": lo ha scritto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky sul suo account Twitter per l’anniversario dell’invasione russa del suo Paese. Zelensky ha accompagnato il suo messaggio con un video, montato, di immagini di quest’anno di guerra. "Un anno fa, in questo giorno, proprio da questo luogo, verso le sette del mattino, mi sono rivolto a voi con una breve dichiarazione. È durata solo 67 secondi. Conteneva le due cose più importanti, allora e adesso. Che la Russia ha iniziato una guerra su vasta scala contro di noi. E che siamo forti. Siamo pronti a tutto. Sconfiggeremo tutti. Perché siamo l’Ucraina!». Con queste parole il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è rivolta al Paese, via social, nella mattina dell’anniversario.«È così che è iniziato il 24 febbraio 2022. Il giorno più lungo della nostra vita. Il giorno più difficile della nostra storia moderna. Ci siamo svegliati presto e da allora non ci siamo più addormentati».
Intanto, in una intervista al Corriere della Sera Evghenij Minchenko, direttore del Centro ricerche sulle élite politiche dell’Università di Mosca, tra gli invitati al discorso di Putin davanti all’Assemblea federale ha dichiarato: "Il messaggio che ha lanciato è che «siamo pronti a un lungo scontro con l’Occidente. Sia militare che economico. Ha perso del tutto la fiducia verso i leader americani ed europei. Per questo, ha lanciato un programma economico decisamente ambizioso, che punta alla sovranità tecnologica. Non c'è alcuna ragione concreta per parlare di un successore di Putin - afferma ancora l’esperto - Per ora l’unico scenario ipotizzabile è una sua ricandidatura alle elezioni del 2024».
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