A Hiroshima arriva per prima. E si prepara al debutto tra i 7 grandi con un bilaterale con il padrone di casa, Fumio Kishida, da cui riceverà il testimone della guida del G7. Un rapporto sempre più stretto quello che Giorgia Meloni punta ad avere con il Paese del Sol Levante, mentre si prepara alla possibilità di abbandonare entro la fine dell’anno la nuova Via della Seta.
«C'è un’attenta riflessione ma non c'è ancora una decisione», dice a nome del governo in Parlamento nelle stesse ore il sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli, ricordando che «non possono esservi dubbi sull'appartenenza strategica e valoriale dell’Italia all’Occidente».
Meloni e Kishida si conoscono e si sono incontrati già ai summit internazionali, e da ultimo a Roma, a gennaio, quando le relazioni bilaterali hanno fatto «il salto di qualità» del partenariato strategico. Ora si continua a spingere, dal nuovo caccia Tempest (che l’Italia sta sviluppando insieme a Giappone e Gran Bretagna) ai semiconduttori, su cui l’Italia, ha garantito la premier, è pronta a collaborare. Il saluto all’arrivo è caloroso, come sottolineano anche fonti italiane. Kishida si preoccupa di come abbia dormito la sua ospite in un breve siparietto prima dell’avvio dei colloqui ufficiali.
«Ho dormito benissimo, solo qualche problema con il cambio di orari», scherza la premier, reduce dal vertice del Consiglio d’Europa a Reykjavik. Con lei anche la figlia Ginevra, in questo viaggio che la terrà lontana dall’Italia fino a lunedì e che ha toccato già oltre all’Islanda l’Alaska per uno scalo tecnico; mentre al ritorno si fermerà per qualche ora ad Astana, con un incontro in agenda anche con il presidente del Kazakistan.
Quello con Kishida è il primo bilaterale ma non si escludono, nei prossimi giorni, altri faccia a faccia. Al tavolo - dove la premier è la quinta leader donna a sedere - Meloni si troverà con Emmanuel Macron, che ha tentato la mossa del disgelo a Reykjavik mentre i suoi ministri continuano a picchiare sul governo italiano per la gestione dei migranti. Ma anche con Joe Biden, con cui a Bali ebbe un primo incontro bilaterale.
In un vertice che guarda al Pacifico, dove la Cina è il convitato di pietra, Meloni sottolineerà, tra l’altro, l'importanza come "mare di mezzo" tra i due Oceani di quel Mediterraneo che sarà al centro del summit del 2024 a guida italiana.
E ribadirà l’importanza di cambiare paradigma nei rapporti con il Sud del mondo, a partire dall’Africa, con l'obiettivo, come spiegano fonti italiane, di «crescere insieme, non a discapito» dei Paesi in via di sviluppo. Un tema su cui si focalizzerà pure il vertice di Hiroshima, insieme al sostegno all’Ucraina (anche attraverso nuove sanzioni alla Russia). I rapporti con Pechino, sottolineano fonti italiane, saranno sì al centro del summit ma proprio per gli equilibri nell’Indopacifico. Non sfugge che la decisione italiana sulla Belt and Road Iniziative è di grande interesse per gli alleati, dato che l’Italia è l’unica tra i big ad avere sottoscritto (non senza tensioni a suo tempo, nel 2019) il Memorandum con la Cina.
La questione è importante ma non c'è, assicurano le stesse fonti, un pressing quotidiano degli alleati. Anche perché non c'è un’urgenza immediata (per uscirne o meno c'è tempo fino al 22 dicembre, ha ricordato sempre Silli) e si tratta di un dossier sul quale eventuali decisioni saranno prese cercando un equilibrio anche con Pechino. Ogni scelta, ha assicurato il sottosegretario alla Farnesina, sarà fatta «tenendo a mente la più ampia riflessione sui rapporti da tenere con la Cina in corso con i partner Nato, G7 e Ue».
Sanzioni a Mosca e contenimento della Cina, G7 al via
Le sanzioni alla Russia e il contenimento della Cina sono in cima all’agenda di Joe Biden e dei leader del G7, impegnati a Hiroshima fino a domenica in una tre giorni di incontri. Nell’imminenza dell’apertura dei lavori, gli ultimi pesanti commenti del presidente francese Emmanuel Macron - secondo cui Mosca sta diventando uno Stato vassallo di Pechino dopo l’aggressione all’Ucraina - hanno facilitato il percorso sull'ulteriore stretta nei confronti della Federazione russa.
Macron era tra i leader che forse più aveva premuto per non umiliare Vladimir Putin, ma ora «resta solo da definire le priorità da dare, in un quadro molto più chiaro», ha detto all’ANSA una fonte vicina ai negoziati, secondo cui c'è una gamma di misure pronte a colpire le entrate russe, dalla stretta sui diamanti, sull'uranio e sull'oro fino alle contromisure per evitare che le sanzioni siano aggirate.
«De facto, Mosca è entrata in una forma di asservimento nei confronti della Cina e ha perso l’accesso al Baltico, che era fondamentale, perché ha spinto la decisione di Svezia e Finlandia di aderire alla Nato», aveva osservato il capo dell’Eliseo parlando al quotidiano francese L’Opinion. Di sicuro, i sette grandi riconfermeranno il «pieno supporto" all’Ucraina e discuteranno l’idea di un vertice internazionale di pace come un modo per gettare le basi per superare l’attuale stallo, con pochi avanzamenti sul campo di battaglia.
In giornata si erano sparse voci su una possibile presenza di Volodymyr Zelensky a Hiroshima ma il premier nipponico Fumio Kishida ha chiarito in serata che il presidente ucraino non parteciperà di persona al vertice, ma sarà coinvolto in videoconferenza ad una sessione dei lavori di domenica. Del resto, ha osservato la stessa fonte, «Zelensky ha visitato nei giorni scorsi le principali capitali europee e gran parte dei leader del G7, assicurandosi anche un ulteriore sostegno militare». L’altro dossier molto caldo è il contenimento della Cina. Sul punto, la presidenza nipponica di turno si è spesa molto sulla necessità di ribadire «l'importanza della pace e della stabilità nello Stretto di Taiwan», tema che è la prima linea rossa tracciata dalla leadership comunista.
«Esortiamo il G7 al rispetto dei documenti politici sulle relazioni bilaterali con la Cina, a rispettare il principio dell’Unica Cina, a sospendere le connivenze e il sostegno alle forze di indipendenza di Taiwan», ha tuonato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, mettendo in guardia che «a giocare con il fuoco si rischia di restare bruciati». Il contenimento però non si limiterà solo ai toni della dichiarazione finale, perché il proposito dei leader del G7 è definire un percorso che tuteli la sicurezza economica (ad esempio, la catena dei rifornimenti industriali) e limiti la coercizione economica della Cina, come nelle ritorsioni sperimentate da Paesi come Lituania e Australia.
La leadership comunista, per altro verso, ha piazzato le sue contromisure per evitare che il vertice di Hiroshima monopolizzasse l’attenzione a livello mondiale con Pechino nel mirino. Il rappresentante speciale per l’Ucraina Li Hui è stato inviato a Kiev dal presidente Xi Jinping a smentire, nella narrativa rilanciata dai media statali, il disimpegno di Pechino sulla crisi. Mentre il primo e inedito summit tra Cina e l’Asia Centrale (Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e Turkmenistan) in corso a Xìan, capoluogo dello Shaanxi, vuole segnalare che i tentativi di isolamento dell’Occidente sono inefficaci. Intanto, a dispetto della cancellazione della storica visita di Biden a causa delle tensioni sul debito con i repubblicani, la Papua Nuova Guinea ha annunciato che firmerà un patto di sicurezza con gli Usa che concede alle truppe americane l'accesso ai porti e agli aeroporti della nazione. Uno strategico punto messo a segno da Washington nella lotta contro la Cina per l’influenza sul Pacifico meridionale.
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