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Missile russo contro una clinica, due morti a Dnipro: bambini feriti. La Cina chiede tregua, ma "Mosca tenga le regioni annesse"

«Tutto è intriso di fumo, lacrime e dolore umano». Lo scenario della guerra si ripete di nuovo, questa volta a Dnipro, immortalato nelle prime immagini dei soccorritori. La corsa in mezzo ai palazzi distrutti, i vetri delle finestre infranti, i muri sbriciolati. E i feriti, con i volti e i vestiti coperti di sangue, portati in braccio o sorretti per camminare. Due persone non ce l’hanno fatta, sono morte nell’attacco che ha colpito un ospedale psichiatrico e una clinica veterinaria a Dnipro, città nel mirino dell’ultima pioggia di attacchi russi. Trentuno i feriti nel raid, di cui due bambini di 3 e 6 anni, mentre mancano all’appello ancora tre medici dispersi.

«E' un altro crimine contro l’umanità dei russi», ha tuonato il presidente ucraino Zelensky, che ha fatto appello ai partner per «accelerare sulla fornitura di una migliore difesa aerea», compresi gli agognati jet occidentali. Sui quali, ha sottolineato il leader ucraino, ci sono stati «progressi» questa settimana. Nessun commento invece dalla Russia, alle prese con una nuova giornata attacchi sul suo territorio di confine. Mentre in serata i filorussi dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk hanno riferito che «due missili a lungo raggio delle forze ucraine hanno colpito Mariupol». La giornata di attacchi è iniziata nel cuore della notte, quando l’allarme aereo è risuonato in undici regioni dell’Ucraina e la capitale Kiev, che ha vissuto il suo tredicesimo attacco di maggio riuscendo ancora una volta a respingere tutti i missili che hanno volato verso la città. A Izium, i russi «hanno sferrato il colpo più massiccio dell’intero periodo di invasione con i droni kamikaze Shahed», ha detto il governatore di Kharkiv, Oleg Synyehubov.

Difficile è stata anche la notte di Dnipro, bersagliata massicciamente con razzi e droni che hanno danneggiato case, auto, un distributore di benzina e un’azienda. Ma è al mattino, quando l’allarme è tornato a suonare nella regione, che la città ha subito l'attacco all’ospedale psichiatrico e alla clinica veterinaria. "Possiate bruciare all’inferno proprio come oggi bruciava Dnipro», è stata la maledizione lanciata ai russi dal governatore dell’oblast di Dnipropetrovsk, Serhiy Lysak, mentre il sindaco Boris Filatov ha decretato un giorno di lutto cittadino. Sono ancora una volta i civili a pagare il prezzo più alto di una guerra che non vede pace all’orizzonte: anzi, si intensificano i raid sulle città ucraine e sui territori russi di confine, ormai colpiti quotidianamente.

Il governatore della regione russa meridionale di Rostov, Vasily Golubev, ha riferito che l’antiaerea è entrata in azione vicino a Morozovsk e «ha abbattuto un missile ucraino». Due droni hanno colpito Krasnodar danneggiando edifici residenziali senza provocare vittime, ha detto il governatore Veniamin Kondratyev. E a Belgorod, una nuova giornata di attacchi ha visto decine di bombardamenti con Uav e artiglieria, secondo il capo della regione Vyacheslav Gladkov. Colpita anche Grayvoron, già oggetto nei giorni scorsi dell’incursione senza precedenti dei gruppi ribelli russi filo-ucraini della Legione Libertà della Russia e del Corpo dei Volontari russi.

Con gli attacchi nelle regioni di confine che aumentano, crescono anche le tensioni tra Russia e Usa, accusati dal vice ministro degli Esteri Serghei Ryabkov di dare «carta bianca» a Kiev per attaccare il suo territorio, dopo che il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby ha ribadito che Washington «non incoraggia o consente" raid sul suolo russo. Parole «ipocrite e false», secondo il ministero degli Esteri russo. E si continua a guardare alla controffensiva e alle sue conseguenze, che sembrano poter dare filo da torcere anche alla Crimea, tra gli obiettivi di Kiev. Secondo il ministero della Difesa britannico, il leader filorusso della penisola, Sergei Aksyonov, sarebbe infatti preoccupato dalla capacità dell’esercito regolare russo di difendere il territorio e punterebbe invece sui gruppi paramilitari che negli ultimi vent'anni sono proliferati in Crimea.

La Cina chiede la tregua, "Mosca mantenga le nuove regioni"

Li Hui, il rappresentante speciale cinese per la crisi ucraina, chiede la tregua immediata nella guerra in Ucraina e che la Russia mantenga le nuove regioni annesse. L’inviato cinese lo ha dichiarato durate il viaggio in Europa, giunto all’ultima tappa del suo lungo tour diplomatico, a Mosca, dove è in corso un incontro con il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov.
Secondo quanto riporta l’agenzia Ria Novosti, Li Hui «ha chiesto un cessate il fuoco immediato in Ucraina con la Russia che conserva le sue nuove regioni». Li era stato in Ucraina, Polonia, Francia e Germania prima dell’arrivo in Russia, ed era stato nominato rappresentante speciale per gli affari Eurasiatici dal presidente cinese, Xi Jinping, dopo il colloquio avuto con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, il mese scorso, il primo tra i due leader dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

Pressione su Mosca per il ritiro delle truppe

Il governo tedesco aveva chiesto all’emissario cinese Li Hui di «fare pressione» sulla Russia affinché ritirasse le proprie truppe dall’Ucraina. «Lo scambio di opinioni sulla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina ha focalizzato questa intensa discussione», ha detto ai giornalisti Christian Wagner, portavoce del ministero degli Esteri. «La Cina, in quanto membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha la responsabilità speciale di svolgere un ruolo costruttivo nella promozione della pace e della sicurezza nel mondo», ha aggiunto il portavoce. «La Germania ha anche invitato la Cina a fare pressione sulla Russia affinché cessi immediatamente il suo attacco e si ritiri completamente dall’Ucraina», ha ribadito il diplomatico tedesco.

Putin pronto a parlare con Scholz

Il presidente russo Vladimir Putin è pronto per una nuova telefonata con il cancelliere tedesco Olaf Scholz sulla guerra in Ucraina, anche se finora, Scholz non ha chiamato nè Berlino lanciato alcuna iniziativa per i colloqui. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, commentando le dichiarazioni del cancelliere che ha detto di voler parlare con Putin «a tempo debito».
«E' necessario parlare», ha aggiunto Peskov, «e il presidente Putin rimane aperto al dialogo, ma naturalmente persegue l’obiettivo fondamentale di proteggere gli interessi dei nostri cittadini». Secondo il Cremlino, Putin e Scholz hanno parlato l’ultima volta al telefono per circa un’ora, il 2 dicembre, sulla situazione in Ucraina e sulle conseguenze della guerra.

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