La sottile linea rossa tra “La musica che gira intorno” e le parole. Perché Fiorella? Perché è persuasiva, crea empatia, perché alterna la forza della testualità a quella della vocalità e ha dimostrato “il peso del coraggio” con l’eleganza e la potenza della gentilezza. Perché la sua sarà una prova d’autore in direzione rinascita. Così l’ha descritta il direttore Stefano Coletta alla conferenza di presentazione dello show in due puntate (in onda stasera e venerdì prossimo dal Teatro 1 di Cinecittà World, con la regia di Duccio Forzano) che Fiorella Mannoia condurrà su Rai1. Il titolo è ispirato al pezzo di Ivano Fossati, uno che con Mannoia forma un binomio lungo (e bellissimo) quanto la storia della musica italiana. Tra i tanti che hanno risposto sì all’invito, però, Fossati c’è ma non ci sarà. E Fiorella confessa che «la sua canzone in fondo ha suscitato il programma. Gliel’ho chiesto di venire, in qualsiasi forma, mi ha risposto che sta tanto bene a casa…». Compenseranno i tanti ospiti che solo Sanremo potrebbe competere, uno spiegamento di forze di quello che il servizio pubblico dedica ai propri diamanti. Ma non sarà un accumulo casuale. La lista è di quelli più vicini, gli amici degli ultimi quarant’anni. Nel primo speciale, un caleidoscopio di cantanti e attori, in duetti fatti di rapporti unici. Monologhi di un’attualità “bastarda” a cui nessuno può sottrarsi, ma anche di un certo nuovo umanesimo che si spalma nella vita di ciascuno come solo una musica può fare. Discorsi legati da canzoni, parole che inseguono parole, che riportano ad amori, luoghi, sapori. Riflessioni e divertimento, commozione e risate. Da Giorgia, una che «se canti con lei la devi lasciar andare dove io non arriverei mai», confessa la padrona di casa. A Marco Giallini (con lui probabilmente «il momento più divertente della serata»). Poi Ambra Angiolini, la collega di set in “Sette Minuti”, il film di Michele Placido in cui Fiorella ha recitato (e lo farebbe ancora, peccato che «non chiami nessuno»). E ancora, Claudio Baglioni, Marco Mengoni, Achille Lauro (che Fiorella l’ha voluta in “C’est la vie”), Andrea Bocelli, Alessandro Siani, i fratelli di sempre Francesco De Gregori Antonello Venditti, Giorgio Panariello, Edoardo Leo, Sabrina Impacciatore, Gigi D’Alessio, Samuele Bersani (che per Fiorella ha scritto “Crazy Boy” nel 1994), Flavio Insinna (di casa a Rai1) e Ligabue. Amadeus? «Forse, chissà, vedrete. Non dovrei dire niente, ma alla fine parlo, parlo e spoilero sempre… come quando vedo i film e racconto il finale». Sicuro, ed è l’unica anticipazione della seconda puntata, Zucchero è nella lista dei prossimi ospiti. Il grande assente invece sarà il pubblico. Una platea vuota e innaturale, gli applausi immaginari. La domanda più ovvia sarebbe… ma non si poteva tamponare e distanziare? Esperimenti del genere sono già stati perfezionati e persino Sanremo va in questa direzione. Ma agli occhi di Fiorella «vedere gente sparsa e lontana sarebbe comunque una distorsione… meglio senza, aspettando di riaverli come prima». Dice. Magari come in quei sabato sera di Mina che sono il suo modello. Per “la rossa”, già rodata dalla grande esperienza televisiva che è stata “Un, due, tre… Fiorella” nel 2007, «è stato naturale che il pensiero andasse a lei, alla sua conduzione, al suo disincanto, vedevo lei nella mia testa. Anche se siamo vocalmente distanti, mi sento molto vicina a quel suo modo di fare e di essere». E allora no, non sarà la Mannoia di “Caffè nero bollente”, quella che trent’anni fa cantava il suo primo Sanremo il pelle, oro e ciuffo. Quella cantante in cerca d’autore di allora ha trovato la propria strada, ha percorso una lunga strada. Quell’interprete alta si è lasciata andare giù dalla torre degli artisti impegnati. Fuori da quella prigione di responsabilità che le imbrigliava il carattere, i giochi, l’ironia. Una deflagrazione, una parabola liberatoria che ci consegna la Fiorella attuale. La donna che sa che «C’è musica per la testa, che fa pensare. C’è musica per le gambe, che fa ballare. C’è musica per il cuore, che fa emozionare».