«Un veliero che è passato attraverso una tempesta, malconcio ma vivo, una cosa che è uscita dai guai più bella e luminosa»: così Lorenzo Jovanotti vede il Jova Beach Party 2022, che partirà il prossimo 2 luglio da Lignano Sabbiadoro – da dove era partito nel 2019 – per chiudersi il 10 settembre all’aeroporto di Bresso, alle porte di Milano, dopo aver toccato le spiagge di mezz’Italia, tra cui Vasto e Albenga, saltate due anni fa, e un prato ad Aosta, spesso con doppia data: la tappa più al Sud sarà in Calabria, il 12 e 13 agosto a Roccella Jonica. Un desiderio, quello di ripetere l’esperienza del 2019, nato appena sceso dal palco di Linate – racconta Lorenzo nella conferenza-show di Milano (seguita anche in Calabria, in collegamento col sindaco di Roccella, Vittorio Zito) – e poi montato durante la pandemia, sfogliando l’album delle foto di quell’estate di «folla, corpi, emozione, musica». «Sembrava successo 5000 anni fa e sognavo – dice nel video con cui ha voluto aprire la presentazione – che sarebbe potuto succedere ancora». La motivazione per ripetere quell’esperienza l’ha presa da quella del Nobel a Giorgio Parisi: «Per la scoperta dell’interazione tra disordine e fluttuazioni nei sistemi fisici dalla scala atomica a quella planetaria», ma la verità è che – come direbbe Flaubert – «Jova beach c’est moi, è la cosa che mi assomiglia di più, come se tutti gli anni avessero portato a questo “sformato”, che difendo e che adoro e che ha un futuro da sviluppare». Perché «Jova beach è una roba da matti, chi non c’è non si può immaginare che botta è» e soprattutto perché «è un’idea di mondo, una Taz, un’utopia che dura un giorno». In questa «rappresentazione più completa di ciò che amo» c’è dentro tutto: «un “Jovaverso” reale, fatto di persone e di lavoro», di tanta musica – con tre palchi diversi e tantissimi ospiti – e di “belle storie”, che verranno raccolte attraverso Radio Italia prima del tour e sviluppate in corso d’opera, come successo con i matrimoni celebrati nel 2019.
Jova e l'ambiente
E poi l’ambiente: «Il mio ruolo è ciò che so fare – spiega – generare un clima per parlare di clima», con la certezza che un messaggio arrivi meglio in un’atmosfera di festa che in una conferenza, e con un impegno vero, declinato insieme al Wwf e a Intesa Sanpaolo, con il progetto «Ri-Party-Amo», che mira a raccogliere 5 milioni di euro per pulire 20 milioni di metri quadri di spiagge, laghi, fiumi e fondali. Non quelli dei concerti, «cui pensiamo noi», come successo nel 2019 quando – ricorda Lorenzo – le spiagge furono lasciate più pulite di come erano state trovate. Aleggia ovviamente l’ombra del Covid: «Chiaramente sono preoccupato, tutti lo siamo: Jova beach si fa al 100% della capienza e senza l’obbligo delle mascherine, la speranza fondata è che si possa fare, rispettando tutte le leggi che speriamo favoriscano il ritorno completo al lavoro del settore».
Il nuovo singolo
Questa voglia di ripartenza si respira in “Il boom”, il nuovo singolo di ispirazione futurista prodotto da Rick Rubin che è uscito ieri, preludio a un album, “Il disco del sole”, «che sorgerà quando sorgerà». Per ora «usciranno pezzi random», di cui 7 a dicembre e solo in digitale perché «il supporto non ha senso, non avevo più voglia – spiega Jova – di quel formato». Nell’album, anticipa, «ci sarà tanta roba che si balla, momenti di emozione forte e molto pop che tiri dentro più gente possibile». «Quando un anno fa si è riaperto il cielo, avevo il desiderio di fare musica che avevo rimosso anche come ascoltatore e ho scritto – racconta – 30 canzoni in maniera istintiva, festosa, celebrativa, per recuperare il senso della vita nel suo aspetto più bello». Nelle due ore di conferenza, solo un no comment: «È contro la mia natura non farlo ma – dice – non rispondo a domande su Sanremo».