X Factor 2021: Agnelli cita Marco Antonio e finisce come Giulio Cesare, fuori i Mutonia. I voti del quarto live
A XFactor la serata della doppia eliminazione è un turning point di ogni edizione. Di solito è il momento in cui ci scrolliamo di dosso qualche “carico” arrivato inopinatamente fin lì solo per manifesta inferiorità dei precedenti eliminati, ma quest’anno è stata ben altro: è stata il momento del regicidio. Del complotto fra i tre peones al tavolo dei giudici contro sua maestà Manuel Agnelli, l’unico che prima di ieri sera aveva ancora tre concorrenti in gara e che quindi era fortemente indiziato per riportare perdite nel quarto live. Qualcuno potrebbe obiettare che se la sia cercata, accusando apertamente i colleghi di criticare le sue band per strategia; ma d’altra parte, fino alla scorsa settimana il tilt era stato concordato sottovoce senza che vi fosse alcuno scandalo, e invece i tre marmittoni hanno improvvisamente ricordato di essere pagati per dare giudizi e non per affidarli al tilt, e quindi hanno deciso di far fuori i Mutonia che erano già da un po’ l’anello debole della squadra di Agnelli (quest’ultima frase si può adattare anche a una discussione su De Sciglio, Alex Sandro, Rabiot, Bentancur e diversi altri giocatori vestiti di bianco e nero). L’altro figuro estromesso dalla corsa a un successo effimero – se non ti chiami Maneskin, o tutt’al più Mengoni – è Versailles, tagliato dopo la manche degli inediti come se non ve ne fossero di peggiori, che lascia Hell Raton con il solo Baltimora a sostanziare le manie di grandezza del giudice sardo-ecuadoriano. Ah, gli altri due (Emma e Mika) si cimentano pure in un’Anna e Marco di Lucio Dalla che integra in pieno il reato di vilipendio di cadavere: fortuna che il babbione anglo-libanese alla fine commenta «Questo brano è bellissimo» perché cavolo, nei quarantadue anni dalla sua uscita nel 1979 non ce ne eravamo mai accorti.
L’ultimo (ultimo?) giro di giostra... degli inediti
Si parte con la “giostra degli inediti”, format che ha principalmente un merito: farci sentire solo un minuto di queste canzoni insulse. Come ho già accennato, i migliori brani originali sono quelli di gIANMARIA e Le Endrigo, niente male anche quello dei Bengala Fire mentre, ascolto dopo ascolto, ogni volta mi sembrano più scarsi quelli di Baltimora e Fellow: due che comunque non rischiano, essendo il “pallino” di più di un giudice. Bella la scenografia con le opere d’arte di un pittore diverso per ogni cantante, anche se Erio versione Klimt sembra in maniera inquietante il Mago Otelma. Prima dell’eliminazione di Versailles (voto n.g.) tocca all’ospite, meno strombazzato di altri ma ovviamente molto più interessante: i Bloody Vinyl, più un progetto che un vero e proprio gruppo, venuto su a forza di rap napoletano e autore del brano che guida la colonna sonora dell’ultima stagione di Gomorra. Verrebbe quasi da inneggiare alla modernità e all’apertura musicale di X Factor se non fosse che i Bloody Vinyl fanno riferimento alla Machete, cioè all’etichetta discografica di Hell Raton. E te pareva. Voliamo quindi alla seconda manche, dedicata alle cover: inizia Erio (voto 6) al quale Manuel riserva una impensabile London calling dei Clash. Ora, al di là dello spiegone del suo giudice che, bontà sua, nell’interpretazione di Erio vede chissà dove la stessa inquietudine dell’originale, quanti di voi avrebbero voglia di risentirla? Quanti di voi non si sono appallati come IlMaxFactor, poverino? Beh, stavolta mi sa che sono pochi, perché il buon Erio finisce al ballottaggio e ci vogliono gli altri tre giudici per salvarlo contro la volontà del suo stesso mentore, ché al tilt non si sa mai. Segue Nika Paris (voto 6), che almeno stavolta porta un brano molto carino come Dernière danse di Indila, ancora una volta in francese che è la lingua nella quale la ragazza è chiaramente più a suo agio. Il che significa che canta solo come un pesce lesso e non anche come un pesce fuor d’acqua. Chi invece continua a crescere e a sorprendere sono Le Endrigo (voto 7,5), alle prese con un brutto brano come Malamente di Rosalìa che però, trasfigurato in versione punk, piace non poco nonostante la diatriba linguistica tra un presuntuosissimo Mika e un Hell Raton ormai ai minimi termini (benché sia madrelingua) sulla pronuncia spagnola del frontman. Baltimora (voto 8) fa un’operazione molto simile a quella di Erio, solo che essendo lui un produttore con le palle il risultato, su Un uomo che ti ama di Lucio Battisti, è di assoluto rilievo. Molto meglio che con Carmen Consoli, per capirci, e il fatto di essere probabilmente l’unico italiano che non ama Battisti non mi impedisce di notare l’originalità e, allo stesso tempo, il rispetto per il modello esibiti da questa cover. Al ballottaggio con Erio vanno i Mutonia (voto 7), che però la versione di Gigantic dei Pixies l’avrebbero pure azzeccata. Pagano la hybris del loro giudice e qualche atteggiamento discutibile del loro cantante Matteo, che però si riscatta ampiamente quando, richiesto di un breve discorso di commiato, rivolge agli altri tre – che avevano appena massacrato la band – dei ringraziamenti finti come l’autotune di Versailles. L’apparizione di gIANMARIA (voto 6,5) solleva più di un dubbio. Il primo è: ma nel Daily non avevano detto che avrebbe abbandonato il bianco? Il secondo è: ma se l’hai sfangata con Rino Gaetano e Vasco Rossi, non sarebbe il caso di ridimensionarsi anziché rischiare di bruciarsi le alucce con Lucio Dalla? Domanda lecita, perché Stella di mare è decisamente al disopra delle capacità del talentino veneto, spesso in difficoltà con le acrobazie vocali di Lucio nostro. La personalità e l’incoscienza gli permettono comunque di portarla a casa senza danni, però magari ora ci diamo una calmata perché il ragazzo è bravo sul serio, ma non è che sia Michael Jackson. Assegnazione di gran classe, invece, per i Bengala Fire (voto 7,5): Evil degli Interpol, band di New York City che ricorda tanto i Joy Division e che viene valorizzata da un’interpretazione del tutto adeguata. Chiude Fellow, che stavolta non ne imbrocca una in termini di precisione vocale su Anche fragile di Elisa, pagando forse – chi l’avrebbe mai detto? – l’esordio in italiano: voto 6. E chiude l’ennesima manche deludente, punteggiata dagli scazzi tra i quattro giudici che culmineranno nell’eliminazione dei Mutonia, sfortunatamente a puntata ormai finita: cosa che ci impedisce di goderci l’ira funesta di Manuel Agnelli, almeno per questa settimana.
Le Idi di Manuel e Tersigni come... Bruto
Dunque, al voto. Il pubblico decide che i meno convincenti sono due concorrenti della squadra di Manuel, vale a dire Erio e i Mutonia. Più che al “lavaggio del cervello” da parte degli altri giudici che hanno scientificamente criticato ogni aspetto delle esibizioni loro e dei Bengala Fire, l’orientamento del televoto mi sembra rispettare una volontà, per così dire, “distributiva” del pubblico, che in ogni squadra ha i suoi preferiti e che quindi, quando si tratta di mettere in discussione concorrenti di altre squadre che gli piacciono di più, tende sempre a riequilibrare le forze in campo. È rarissimo, infatti, che qualche giudice resti senza concorrenti dopo poche puntate: se la memoria non mi inganna, l’unica a riuscire nell’impresa è stata Levante (ed è tutto dire). Da parte sua, Manuel Agnelli (voto 7), dopo aver imperversato per tutta la puntata tra narcisismo, ironia tagliente e persino citazioni dal Giulio Cesare di Shakespeare (ma stavolta gli dice male: dopo il Marco Antonio di «Amici, romani, concittadini, prestatemi orecchio» è proprio lui a fare la fine di Cesare, accoltellato da quelli che credeva amici), qui cerca di cambiare le carte in tavola, anche perché ammette candidamente di aver temuto più per i Bengala Fire che per i Mutonia – complimenti per la lucidità – proponendo in maniera esplicita di mandare i due al tilt, ma l’unico risultato che sortisce è affossare una serata fin lì persino sufficiente del prof. dott. Ludovico Tersilli medico della mutua (voto 4), che va immediatamente nel pallone senza riuscire a districare il per nulla intricato nodo regolamentare. A Emma, Mika e Hell Raton non sembra vero di potersi accanire sul corpo esanime dei Mutonia, eliminati con una “tripletta” impietosa. E un paio di loro, beffardi, si giustificano adducendo il timore che al tilt uscisse Erio, come se questo potesse significare la fine del programma! La palma del peggiore, sin qui contesa tra Emma (voto 5 perché non faccio la media con la cover di Anna e Marco o ci vorrebbero i numeri relativi) e Mika (voto 5 anche lui, ormai straparla e in più, quando sta facendo una carognata, non sa nemmeno dissimularlo), spetta però al peggior Hell Raton di tutta la sua esperienza a Sky (voto 2): le sue assegnazioni sono traballanti come al solito, ma stavolta ci mette pure una bella dose di arroganza quando ricorda al pubblico che non è andato al Conservatorio, a differenza sua. Non riesco a pensare cosa avrebbe potuto dire se solo lo avessero fatto entrare.