XFactor 2021, i voti del 5° live: Nika Paris, che “dindetta”! Salutano Le Endrigo e va bene così
Il quinto live di XFactor ventiventuno coincide con il quarto giovedì di novembre, ovvero il giorno del Ringraziamento, e allora per correttezza iniziamo dal nostro personalissimo Thanksgiving: grazie XFactor per lo scambio di sguardi e di sorrisi tra la vincitrice della scorsa edizione Casadilego e il superospite Ed Sheeran sulle note proprio di Lego House, il momento più bello della serata. Grazie XFactor per aver mantenuto fino alla semifinale – più che altro per l’assenza di un vero fuoriclasse – un’incertezza sul nome del possibile vincitore che mancava da un po’. Grazie XFactor perché, dopo l’ennesima indigestione non di focaccia di granturco, patate dolci e torta di zucca, ma di inediti non sempre necessari, ci ha regalato la manche musicalmente più apprezzabile dell’intera edizione, con i produttori sul palco insieme a un ensemble di archi e sintetizzatori. Ma soprattutto, grazie XFactor per aver finalmente sacrificato il “tacchino”, anzi la tacchinella – visto come si muove – Nika Paris. (Timeout: nel commovente ma vano sforzo di essere politically correct, visto che oltre al Ringraziamento giovedì era la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ho cercato un sinonimo e ho scoperto che la tacchinella si chiama anche “dindetta”. Quindi ho subito pensato: “Cavolo, è uscita Nika Paris... Che dindetta!”). Anche se la figura del tacchino – già cotto – l’ha fatta principalmente il prof. dott. Ludovico Tersilli, che ha inanellato una serie di topiche e di momenti cringe da far rivoltare Cattelan nella tomba, e per “tomba” intendo la Rai.
Consorzio Nettuno: la legge di Murphy. Ecco enunciato e dimostrazione
Visto che le pagelle saranno cumulative, ovvero un solo voto a fare un po’ la media tra le due esibizioni di ogni concorrente, se permettete vorrei infierire su XFactor 2021 per un altro paio di righe. Il mantra di questa edizione era: basta categorie, basta generi, basta etichette, come as you are come il pezzo dei Nirvana. Quindi niente più under donne, under uomini, over e gruppi ma una sola limitazione: almeno un solista e almeno una band per ogni squadra. Se vogliamo fare un piccolo bilancio di come è andata, direi che Lehman Brothers era fallita meno miseramente: presenza femminile decimata sin dai Bootcamp, appena due ragazze al primo live e nessuna in semifinale, dove peraltro arriva un solo gruppo (i Bengala Fire: ah sì, la doppia eliminazione sacrifica anche Le Endrigo) appartenente all’unica squadra, quella di Manuel Agnelli, che di gruppi ne aveva selezionati due. In pratica, la legge di Murphy («tutto quello che può andare male lo farà») dimostrata senza bisogno di equazioni come se fosse una lezione del Consorzio Nettuno. L’eccezione al teorema è che se non fosse stato per gIANMARIA, in semifinale non avremmo avuto neanche Emma. Peccato. La morale della favola è che, come le tanto criticate “quote rosa” in politica, le categorie di un talent sono una necessità perché fanno chiarezza, permettono all’ascoltatore di identificare il concorrente e al concorrente di proporre la propria musica in un contesto paritario quantomeno all’interno della squadra di appartenenza. È così che si difende e si promuove la diversità e l’individualità: proteggendole, non a forza di pipponi come quelli di Emma (alla quale peraltro si tappa la vena proprio quando sembrava aver finito senza fare danni, e quest’embolo vanifica tutto quello che aveva detto) o di Tersilli/Tersigni. Basta, andiamo ai voti perché alla fine IlMaxFactor vi ha riservato una piccola novità e sono curioso anch’io.
Erio vs. gIANMARIA: ci vuole Fegato a riscrivere De Gregori
Esimi colleghi, per una prima dimostrazione empirica del fatto che la giuria di quest’anno non solo non ci ha capito granché, ma soprattutto è lontanissima dai gusti del pubblico, consideriamo il “caso di scuola” di Fellow (voto 6): il suo secondo inedito, Non farmi andare, è in italiano a differenza del primo (Fire) e non incanta, benché l’interpretazione sia centrata e intensa, con la solita bella voce, il giusto pathos e un po’ di movimento in più rispetto ai precedenti. Va al ballottaggio per lo stupore dei quattro giudici che lo salvano a discapito delle Endrigo, direi giustamente, e alla seconda manche vandalizza The scientist dei Coldplay, ma proprio roba da reato federale, impallandosi persino sul testo della strofa ma salvandosi perché c’è di peggio e perché, quando si tratta di cover, la scelta del brano fa tanto. A proposito de Le Endrigo (voto 5): non dobbiamo dimenticare che sono qui un po’ per caso anche se suonano molto bene, e che la felice riuscita del primo inedito Cose più grandi di te ha probabilmente allungato la loro “vita” a XFactor come smettere di fumare, ma questa Panico che i giudici ci gabellano come una specie di poesia contemporanea non è niente di che. Musicalmente il taglio pop-punk è quello più nelle loro corde, ma il testo è banalotto e per nulla profondo. Vanno a casa tutto sommato senza prendersela, il loro l’hanno fatto e va bene così anche se sarei stato curioso di sentirli nella seconda manche in Karma Police dei Radiohead. Ed Sheeran a parte, a sentire Hell Raton il momento clou della puntata sarebbe dovuto essere Baltimora di Baltimora, che non è un refuso ma il titolo dell’inedito dal quale ha cavato, con un colpo di genio chiaro solo a lui, il nome d’arte del suo concorrente. Peccato che il brano sia assolutamente deludente rispetto alle premesse, con una melodia un po’ Mahmood nella strofa e un ritornello troppo serrato nel quale il giovane cantante-produttore si perde più di una volta con il fiato. Un po’ meglio – ma non troppo – nella seconda manche con Stay di Kid Laroi e Justin Bieber, va giustamente al ballottaggio con i giudici che strabuzzano gli occhi, e altrettanto giustamente si salva. Voto 6. A sorpresa (più mia che altro), l’esibizione migliore della prima manche è quella di Erio (voto 8), al quale mettono in mano, anzi nella voce un inedito favoloso di Giuliano Sangiorgi intitolato Fegato, che lui interpreta benissimo anche se confesso che non mi dispiacerebbe sentirlo in versione Negramaro. Un passo indietro Bird Guhl di Antony and the Johnsons nella seconda manche, forse il “peso” del personaggio – icona musicale della cultura transgender – è eccessivo per la sua sensibilità, ma ce n’è a sufficienza per non rischiare minimamente il ballottaggio. Ballottaggio che è invece la sorte di Nika Paris (voto 5) anche se con un’oretta di ritardo, visto che sarebbe bastato il dimenticabile inedito No limit, ancora una volta in francese, per rimandarla una volta per tutte in Bulgaria. Invece no, dobbiamo sottoporci allo strazio di Don’t start now di Dua Lipa cantata malissimo, con il fiato corto e la voce che s’incrina appena accenna a muoversi sul palco. Anche qui, poco ci manca che ai giudici prenda un coccolone a vederla all’ultimo scontro. Due domande: 1) ma dove vivete, e soprattutto che musica ascoltate? 2) se è così brava, perché avete salvato Baltimora e non lei? Senza saliva è il secondo inedito di gIANMARIA (voto 6,5), molto lontano dal bellissimo I suicidi in termini di ritmica, dinamica, intenzione e anche di qualità, ma è apprezzabile lo sforzo di cimentarsi in una veste diversa per questo ragazzo che, pound for pound, resta il mio preferito di questa edizione. Il problema arriva dopo: lo so che in questo Paese non riusciamo a impedire l’apologia del fascismo nemmeno con una legge che c’è dagli anni Cinquanta, ma almeno un decreto, un decretino, un collegato, una circolare, un regolamento di condominio che vieti di riscrivere i testi delle canzoni di De Gregori non si può approvare? Davvero, non c’è più niente di sacro? Nemmeno Rimmel? Bah. Fortuna che ci sono i Bengala Fire (voto 7,5), che forse si snaturano un po’ nell’inedito in stile Mutonia Amaro mio, e infatti i giudici concordano che sono più bravi negli inediti che nelle cover, e a seguire spaccano tutto con una versione di Girls & boys dei Blur fatta veramente come si deve e che ovviamente suscita qualche critica. In particolare, Hell Raton lamenta l’eccessiva “vivacità” del frontman della band di Treviso: mi pare chiaro che non ha mai visto Damon Albarn, leader dei Blur, come un invasato sul palco... Ed ecco la sorpresa: la classifica aggiornata secondo IlMax Factor, con tutti i voti dal primo live a oggi. 1) Bengala Fire 37,5; 2) gIANMARIA 37; 3) Fellow 35; 4) Le Endrigo (eliminati) 34; 5) Baltimora 33,5; 6) Erio 32. Gli altri eliminati: Mutonia 23,5; Vale LP 22; Versailles 21,5; Karakaz 18,5; Westfalia 10.
“Io no spik Inglish”: Tersigni da Alberto Sordi a Paolo Villaggio
Ad ogni modo, i giudici si disperano perché al ballottaggio vanno Baltimora e Nika Paris, salvano come detto il primo e intonano per la seconda un canto funebre che nemmeno le comari calabresi in nero. Ribadito che il tavolo di quest’anno è uno dei peggiori di tutti i tempi, e non solo per i talent ma anche considerando quelli dell’Ikea, nella quinta serata si è distinto in positivo Manuel Agnelli (voto 7), che si temeva tornasse dopo l’eliminazione dei Mutonia con l’unico obiettivo di uccidere i colleghi giudici e fare scempio dei loro cadaveri; invece ha proseguito per la sua strada, ha mosso critiche sensate e argomentate, ha difeso i suoi ma senza andare alle Crociate. Risultato: è l’unico con due concorrenti ancora in gara e quindi l’unico ad avere la certezza di arrivare in finale. Vista la giornata contro la violenza sulle donne evito di dare un voto a Emma (n.g.), che però non azzecca un’assegnazione da quando è stata coach ad Amici. Sempre più impalpabile Hell Raton (voto 2), che in più rivela che non gli piacciono i Coldplay (ospiti della finale il 5 dicembre): questo spiega tante cose. Meglio, molto meglio Mika (voto 6) anche se presentarsi ubriaco al live e deliziarci con l’aneddoto di quando ballava sul letto in mutande durante il lockdown non è molto professionale. Ma la palma del peggiore va senza esitazioni a Ludovico Tersigni (voto 0), che abbandona Alberto Sordi e il suo medico della mutua per trasformarsi nel Paolo Villaggio di Io no spik Inglish quando chiede aiuto a Mika perché non riesce a tradurre una risposta di Ed Sheeran da A1 del Cambridge, e in più dice stormshit anziché shitstorm nell’immancabile pistolotto contro gli haters. Dimentica anche di dare i numeri dei concorrenti prima di aprire la seconda manche, ma a questo siamo ormai abituati. Tutti tranne il cadavere di Cattelan.