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"Uno sbirro qualunque", il poliziotto rapper spopola sul web

«In giro sento parlare troppo spesso di polizia, carabinieri, sbirri. Ma quanti di noi sanno chi è uno sbirro o cosa fa?». E’ una strofa del brano rap «Chi è lo sbirro», eseguito da «Uno Sbirro qualunque». Dietro questo pseudonimo si cela un giovane poliziotto che vuole restare anonimo, la sua identità è nascosta anche da un passamontagna che indossa sempre, anche se quando si racconta tradisce una cadenza dialettale campana. Da tempo spopola sul web e sui principali canali social, e in un momento in cui la musica rap spesso canta solo di eccessi, droga e soldi, lui ha scelto di essere controcorrente.

«Sbirro è un termine usato in modo dispregiativo - dice all’ANSA - ma per me che faccio questo lavoro lo considero da sempre un complimento. "Qualunque" - aggiunge - perché voglio rappresentare la categoria, non solo me stesso. Per questo uso anche un passamontagna, perché non cerco la fama, ma vorrei rappresentare i tanti colleghi che affrontano il pericolo quotidiano sulla strada, vorrei far capire la vita che facciamo».

L’idea è nata perché negli ultimi anni «sembra che vada di moda odiare le forze dell’ordine, senza neanche un reale motivo, e istigare a odiarle. Se ascolto un ragazzino di 12-13 anni, che fa rap, racconta che è bello spacciare, delinquere, ribellarsi in questo modo a una vita non fortunata. Con questo progetto vorrei far capire ai più giovani che se vuoi fare questo tipo di musica non devi per forza inseguire modelli negativi, dimostrare di essere duri, violenti. Perché è una cosa che non ti porta a niente». Considerando le visualizzazioni sui social deve aver fatto centro ma Uno Sbirro Qualunque, sull'ipotesi di darsi esclusivamente alla musica, mette le mani avanti: «No, se anche avessi tutto il successo del mondo» - dice - «continuerei a fare il poliziotto».

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