Inutile negare che ci fosse molta attesa intorno al primo live della nuova (e forse ultima, come è sembrato implicitamente confermare Dargen D’Amico) edizione di XFactor. Attesa confermata peraltro dal dato degli ascolti, in chiara risalita rispetto alle puntate registrate (600 mila spettatori, share sopra il 3 per cento), e tutto sommato premiata da uno show di livello, non soltanto dal punto di vista visuale, scenico e registico ma anche in termini strettamente musicali. Merito degli ospiti (Elisa soprattutto, incredibile) e di Francesca Michielin (voto 8) che si è tolta pure lo sfizio di suonare il basso nella cover dei RHCP rispondendo in maniera definitiva alla pagina Facebook che la tormenta da quell’equivoco tapping-fingerpicking e poi ha condotto “alla Cattelan”, precisa, spigliata ed empatica (anche se tutti quei «raga», «rega» e «régaz» hanno un po’ stufato); ma merito anche delle prime esibizioni, almeno un paio delle quali davvero convincenti e interessanti. I migliori? Gli Omini innanzitutto; poi i Santi Francesi e i Tropea, con Linda e Matteo Orsi tra i solisti. *** Al tavolo si è consumato, come previsto, il dramma di Ambra (voto 4), che continua a scegliere l’uomo sbagliato e, dopo Allegri, si è incapricciata dell’insulso Matteo Siffredi il quale mentre scriviamo dovrebbe essere già sul treno verso Albenga e il dimenticatoio. In più, ha messo seriamente a rischio anche una concorrente molto brava come Lucrezia con un’assegnazione del tutto inspiegabile; in pratica, gli unici che hanno veleggiato sopra questo primo live evitando il ballottaggio sono stati i Tropea, che già non la volevano come giudice e che in settimana hanno rifiutato il brano assegnato loro finendo per decidere autonomamente. Non avendo nessuna idea su chi fosse meglio tra Matteo e Lucrezia, ha implorato i colleghi di andare al tilt così da non dover decidere. Serve altro? Il record di Levante trema. *** Il debutto-choc di Ambra ha praticamente tolto le castagne dal fuoco a Dargen D’Amico (voto 6), l’unico degli altri giudici a rischiare veramente qualcosa, con ben due concorrenti su tre penalizzati da scelte infelici e, in particolare i Disco Club Paradiso, dal fatto di essere i Disco Club Paradiso, cioè una band inadeguata a questo livello nonostante la simpatia e la presenza di Jacky Sax che è un po’ il Mangoni della situazione (sì, Mangoni di Elio e le Storie Tese, mica Mengoni). Inoltre, ogni tanto perde completamente il filo del discorso avventurandosi in artifizi retorici più o meno riusciti, che meriterebbero il commento fatto dalla palermitana Beatrice al cantante dei Disco Club Paradiso: «Non ho capito una parola di quello che hai detto, ma in realtà non capisco metà delle volte». *** Ora, su Rkomi (voto 7) ci è salito un dubbio inquietante: ma è lo stesso che canta «Percepisco sangue freddo nelle mie vene / A centottantamila giri su una coupé / Due molotov in fiamme nella corrente...»? Perché con quegli occhioni da cerbiatto, quel tono dimesso, quel buonismo appiccicato che si vede che vorrebbe stroncarne un paio ma quando fa un rilievo – peraltro giusto – sente i fischi e fa retromarcia, insomma: quel damerino che hanno fatto sedere al tavolo non sembra nemmeno lui. Assegna ai suoi tre dei brani che ci stanno tutti, in particolare con i Santi Francesi dà l’impressione di aver iniziato un percorso molto valido. Prossimo obiettivo far fare a Jako una cosa diversa, per una volta. *** Chi invece, nonostante un inatteso nervosismo in apertura di puntata, dal primo concorrente in poi se la gode senza mai temere di poter finire al ballottaggio è Fedez (voto 8), ed è vero che se il live lo aprono gli Omini suonando i Ramones possiamo andare subito tutti a casa, ma la sua direzione è chiara, per il momento “conservativa” (specie con Dadà, alla quale deve riuscire a far cambiare chiave e registro o alla terza puntata non la vorremo più vedere nemmeno in foto) tranne che in parte per Linda, alla quale tocca un Rino Gaetano non facile ma comunque nelle sue corde. Meno “ingessato” degli altri giudici, è l’unico ad argomentare contro i colleghi quando è il caso e a proporre qua e là qualche critica certamente sensata. *** Formula consueta per la prima puntata di XFactor: due manche, sei cantanti per una, ballottaggio tra i due meno votati. Come accennato, aprono gli Omini (voto 9) con una versione un po’ brit ma tanto, tanto tosta di Blitzkrieg Bop dei Ramones. A momenti viene giù la Repower Arena e un pensiero affettuoso va ai bookmaker che li dànno tra i meno favoriti per la vittoria, addirittura ultimi tra le band. Uhm. Ogni tanto, ascoltare la musica non farebbe male. Resta in equilibrio su un filo sottile Jako (voto 7,5) con Un’estate fa, pezzo francese dei Big Bazar tradotto da Franco Califano: anche lui deve lasciare sulla porta il cartello “torno subito” ed esplorare qualcos’altro per non annoiare, ma per il momento non rischia. Cosa che non si può dire dei Disco Club Paradiso (voto 5) che suonano decentemente, hanno un cantante senza particolari qualità vocali, arrangiano tutto come se fossero Raoul Casadei ingaggiato per una serata a Ibiza e si ritrovano pure un brano in inglese, e che brano: Stand by me di Ben E. King, maltrattato e banalizzato oltre misura. E dire che grazie a Levan..., scusate, Ambra potrebbero pure restare in giro per un paio di settimane. A proposito di Ambra, se avete il numero della sua analista ditele di chiederle perché, perché Can’t take my eyes off you di Frankie Valli a Lucrezia (voto 6). Solo questo. Il livello si risolleva quando sul palco sale Matteo Orsi (voto 7,5) con Il posto più freddo di Niccolò Contessa in arte I Cani, uno dei progetti più riusciti della scena indie italiana: e in italiano – come giustamente argomenta il suo giudice Dargen – ha la capacità di trasmettere tutte le vibrazioni e le emozioni contenute nella sua voce particolarissima. Chiude la manche Dadà (voto 7) che è veramente brava, stilosa ed elegante dal punto di vista musicale; certo, il mashup di Caravan petrol di Carosone e Bang dei Dengue è già sentito, nel senso che da quando si è presentata alle audizioni ci ha fatto sentire più o meno sempre la stessa cosa. Come detto, Fedez dovrà inventarsi qualcosa per tirarla fuori dalla trappola dell’ovvio. Si salvano i Disco Club Paradiso e al ballottaggio va Lucrezia, verdetto discutibile ma tant’è: nessuno di loro uscirà perché nell’altra manche c’è Matteo Siffredi. *** Detto di una clamorosa esibizione di Elisa insieme a Dardust, con una formazione che presenta strumenti acustici e una sezione d’archi, la seconda manche si apre con Linda (voto 8) alla quale Fedez ha assegnato un pezzo difficile, Escluso il cane di Rino Gaetano. L’interpretazione – punto forte della concorrente piemontese, una dei favoriti di questa edizione – stavolta non rende appieno l’ironia del testo di Gaetano concentrandosi sulle dinamiche e su un registro più drammatico e amaro rispetto all’originale, ma l’esame (non facile) è comunque superato di slancio. Bocciato senza possibilità di riparare a settembre, invece, Matteo Siffredi (voto 5) che oltre alla propria inconsistenza sconta anche una scelta del brano da parte della sua mentore Ambra a dir poco discutibile: Ancora, scritta da Cristiano Malgioglio per Mina e nella quale il Nostro – nostro ancora per poco, come appare subito evidente – naufraga senza intonazione né espressione. Ci risollevano i Santi Francesi (voto 8), ai quali Rkomi propone invece una diversione dalla loro comfort zone portandoli dalle parti del punk-rock dei Gossip con un mashup di due brani: Heavy Cross e Standing in the way of control. Il loro sound è sempre molto complesso, insieme elegante e carnale, e l’escursione musicale non sembra assolutamente metterli in difficoltà, tanto che al termine Fedez ribadisce di temerli molto come possibili aspiranti alla vittoria finale. Più in generale, appare rilevante – ma non sorprendente – che le migliori proposte della prima puntata siano tutte quelle delle band, compresi i Tropea (come vedremo) ed esclusi ovviamente i Disco Club Paradiso, poverini. Nel frattempo Beatrice (voto 6) viene sottoposta alla tortura – per noi, ché a lei dev’essere piaciuto tanto cantarla – di Believe di Cher, brano ormai improponibile pure al karaoke e che la sua bravura non basta a riabilitare. Un destino simile a quello che tocca a Joelle (voto 7), l’ormai ex Giorgia Turcato per la quale Rkomi sceglie un brano di Avril Lavigne, I’m with you, che a quanto pare gli altri giudici odiano. Non la sua migliore prova, l’emozione la rende un po’ imprecisa ma il timbro e la sensibilità restano tra i migliori del lotto. A concludere questa seconda manche sono i sorprendenti Tropea (voto 8): alla faccia di Ambra, portano Asilo “Republic” di un Vasco Rossi vintage 1980, bella tosta e incazzata come si deve, e centrano la migliore esibizione della serata dopo quella degli Omini. Se il record di Levante reggerà, la loro mentore dovrà ringraziarli. Matteo Siffredi raggiunge Lucrezia al ballottaggio per un “derby” nella squadra di Ambra; entrambi propongono come cavallo di battaglia un brano già presentato tra audizioni e Last Call, Teardrop dei Massive Attack per Lucrezia e L’appuntamento di Ornella Vanoni (originale in portoghese di Roberto Carlos) per Matteo, ma nessuno dei due aggiunge nulla a quanto già si sapeva. Ambra va nel pallone chiedendo agli altri giudici di andare al tilt – cosa che non si potrebbe fare e che mette un po’ in ambasce la “brava presentatrice” Michielin – i tre l’accontentano e il pubblico, per il momento, salva giustamente Lucrezia eliminando Matteo Siffredi. In nottata un amico ci scrive su Ambra: «Forse è stata ingannata dal cognome, pensava che sarebbe durato di più». Amen.