Università, da Messina la strategia contro il divario nord-sud: valorizzare le diversità per garantire sostenibilità
Un’università “sostenibile”, umanamente, culturalmente e economicamente. Che valorizza le differenze, di ogni tipo, rendendole realmente una risorsa e non un “gap”, una barriera o una fonte di divario. Ad auspicarlo il rettore dell’Università di Messina Salvatore Cuzzocrea, nel corso della cerimonia che ieri nella sala Ricevuto del Polo Papardo ha aperto l’anno accademico 2022-2023, il 475° dell’Ateneo peloritano.
Un auspicio forte, quello di Cuzzocrea, che ha parlato da rettore dell’ateneo peloritano e da presidente della Conferenza dei rettori delle Università italiane, di fronte alla ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, chiedendo “misure mirate per i territori”, e il pensiero corre a tutti quegli Atenei che operano in aree difficili, dove talvolta non è facile scegliere se cimentarsi nelle «sfide scientifiche o in quelle dell’economia locale», temendo probabilmente che cavalcare e concentrarsi solo sulle prime significherebbe privare un territorio già “povero” di preziose risorse umane e finanziarie. E sul territorio peloritano il ruolo non solo culturale dell’Ateneo è stato davvero determinante, anche in termini di riqualificazione urbana e restituzione di spazi perduti alla comunità, soprattutto giovane, con residenze studentesche e luoghi di incontro. Il rettore, citando gli ex hotel Liberty e Riviera, la nuova residenza al Policlinico, l’ex Banca d’Italia, Palazzo Mariani, i lavori al Dipartimento di civiltà antiche e moderne, ha tra l’altro annunciato che i riqualificati giardini del plesso centrale saranno a breve inaugurati e intitolati a Lorena Quaranta, la studentessa Unime vittima di femminicidio. E oggi al Dipartimento di Giurisprudenza sono state inaugurate le aule oggetto di restyling, al pari di quelle del Dipartimento ChiBioFaram che la ministra Bernini ha inaugurato ieri.
I numeri di Unime
«Negli ultimi cinque anni - ha aggiunto - abbiamo aumentato il numero di studenti di dottorato portandoli nel complesso a circa 500 unità, avviato 17 nuovi corsi di laurea e raddoppiato il numero di brevetti e di startup; ad oggi abbiamo in corso progetti su bandi competitivi per un valore di oltre 5 milioni di euro». Nello sforzo di internazionalizzazione, quindi, «l’ambizione dell’Università di Messina e della sua amministrazione è quella di essere riconosciuta, in Italia e all’estero, come una Research University».
Il rettore ha quindi delineato un’Università che «forma donne e uomini, cittadini di questo mondo» richiamando i concetti di democrazia, diritti umani e legalità e ringraziando, in particolare, i carabinieri e la magistratura (presenti in platea, assieme alle altre autorità, il generale Riccardo Galletta, comandante Interregionale Qulqualber, e il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia) e sottolineando il ruolo insostituibile di presidio culturale e sociale degli Atenei come, ad esempio testimoniato dal progetto didattico della Federico II di Napoli a Scampia. E anche l’Ateneo partenopeo era rappresentato ieri dal suo rettore assieme a numerose Università italiane e a quella di Kiev, gemellata con Unime, nell’ambito della cerimonia aperta con il messaggio augurale di Papa Francesco, che ha invitato all’impegno nella formazione dei giovani «per la costruzione di una società dell’accoglienza».
Ambiente e temi di genere
Sostenibilità, anche ambientale, e inclusività quindi nel segno - ha aggiunto il rettore Cuzzocrea - «di una questione di genere che dalle Università riguarda tutto il Paese», dalla presenza femminile nei settori scientifici al tasso di denatalità al rischio di impennate nelle quote di giovani NEET, segnati dalla mancanza di politiche mirate. «Non è un voto a misurare la qualità» ha quindi ammonito Cuzzocrea, sottolineando poi gli interventi dell’Ateneo di supporto a persone «diversamente fortunate» con fragilità psicologica o fisica e l’avvio pionieristico dei bilanci di genere e di sostenibilità.
Bernini: formazione omogenea
Marcato l’appello a un sistema «coeso e forte» in una visione unitaria, linea sulla quale si è sviluppato l’intervento della ministra Bernini, sottolineando il senso di “comunità” all’interno dell’Ateneo peloritano, e di “squadra” nell’ambito di un sistema, universitario e non solo, che deve dialogare con il territorio e in particolare con le imprese «necessarie per far sopravvivere le infrastrutture di ricerca», fornendo «standard e indicatori di qualità formativa a tutti ad uguale livello».
La voce delle studentesse
Un passaggio significativo è stato rappresentato dall’intervento delle studentesse scelte per rappresentare la comunità degli iscritti Unime. Sara Borji, iraniana iscritta a Scienze politiche, ha voluto portare la sua intensa testimonianza di giovane internazionale che ha affrontato le barriere linguistiche e culturali trovando «accoglienza e apprezzamento» nell’Ateneo di Messina, consapevole di essere scampata alla “guerra impari” che, in Iran, ha determinato la «sofferenza silenziosa di intere generazioni che hanno vissuto umiliazioni violenze e discriminazioni». Oggi però una «nuova consapevolezza» fa squillare la «voce delle donne iraniane, mai sentita con questa potenza» e ad ascoltarla c’è «il mondo intero». Quel mondo che si schiude davanti ai giovani, ma che non deve costringerli a lasciare la terra in cui sono nati, come ha ribadito fortemente Simona Calabrese, studentessa del corso di Medicina in inglese che, anzi, ha invitato i coetanei a «valorizzare la propria terra» auspicando però gli sforzi istituzionali per uno «sviluppo omogeneo e stabile» che freni la “fuga di cervelli”. Vibrante anche l’appello ai giovani a “perdonarsi” senza lasciarsi rovinare l’esistenza da ansie e fallimenti. Un tema ripreso anche dalla ministra Bernini che ha sottolineato il valore dell’esperienza e anche degli sbagli e delle sconfitte, da cui imparare senza averne timore, anche come antidoto alle storie di solitudine e disagio.
A Messina qualità e competenza
«L’apertura di questo Anno accademico - ha rimarcato - è nel segno della competenza, professionalità, qualità dell’offerta didattica. Messina ha una storia e soprattutto un grande futuro. Quanto fatto - ha aggiunto - è un detonatore virtuoso di particelle per il futuro. Ho visto una realtà viva che prosegue la sua attività e la sua crescita dal punto di vista infrastrutturale, digitale e, come evidenziato da Sara e Simona, anche internazionale. Avete avuto buoni maestri e qui, a Messina, desidero ricordare Gaetano Martino A questo Ateneo ha lasciato un’eredità molto preziosa, ovvero, la capacità di innovare. Stiamo lavorando con questa consapevolezza, con la convinzione di poter invogliare i nostri ricercatori a tornare, di poter migliorare le nostre strutture, la nostra offerta formativa».
Numero “sostenibile” a Medicina
La ministra, nel punto stampa che ha preceduto la cerimonia, ha prefigurato l’apertura dei corsi di laurea in medicina con un numero che non sarà “scardinato” in maniera indiscriminata ma definendone il fabbisogno in maniera “sostenibile”, in raccordo con la Conferenza Stato-Regioni e la Crui (nell’ambito di un dialogo di cui ha più volte ribadito l’importanza). Bernini ha inoltre preannunciato un “pacchetto ricercatori” per agevolare il ritorno delle eccellenze dall’estero, e comunque per consentire scelte libere, sia nella mobilità internazionale che parallelamente in quella nazionale, grazie a un Erasmus che semplifichi gli spostamenti da sud a nord, ma anche viceversa. Creando le condizioni «per andare e tornare» e «drenare il gap».
Il linguaggio di genere
Un tema, quello della libertà delle scelte, al quale la ministra si è richiamata anche rispondendo sull’uso del linguaggio di genere, in particolare nel mondo accademico, e su una sua eventuale revisione a seguito del parere dell’Accademia della Crusca che ad un quesito della Corte di Cassazione ha risposto indicando la necessità di declinare le professioni al femminile nel linguaggio giuridico e degli enti pubblici istituzionali. «Posso farmi chiamare ministro o ministra, è un fatto di libertà - ha risposto - Sono una liberale e non mi si può chiedere di comprimere le libertà altrui. È una buona indicazione, ma ogni Università si potrà regolare come vuole».
Il dottorato a Diana Bracco (di Cristina Geraci
La cerimonia inaugurale è stata scandita dalle esibizioni del coro d’Ateneo e dell’orchestra del Conservatorio Arcangelo Corelli, il cui valore è stato sottolineato dalla ministra Bernini con riferimento all’importante ruolo didattico e culturale delle Afam, le istituzioni di alta formazione artistica e musicale.
L’evento è stato scandito anche dal tradizionale conferimento del dottorato onorifico: quest’anno un dottorato di ricerca honoris causa in Biologia applicata e Medicina sperimentale alla dott.ssa Diana Bracco, presidente e amministratrice delegata del Gruppo Bracco e già vicepresidente Ricerca e Innovazione di Confindustria. La laudatio è stata affidata alla prof.ssa Maria Cristina Messa, ordinaria di Diagnostica per immagini e Radioterapia presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e ministra dell’Università e della Ricerca nel precedente governo, la quale ha tracciato il notevole profilo professionale dell’imprenditrice milanese.
Scienze e pari opportunità
«Il conferimento di questo dottorato ha un profondo significato - ha affermato la prof.ssa Messa - sia di riconoscimento ma anche di fiducia, nel futuro e nel progresso. È un riconoscimento della figura professionale della dottoressa Bracco, laureata in chimica in anni in cui le donne sceglievano indirizzi universitari raramente , tantomeno scientifici. Ha sempre portato avanti nella vita innovazioni tecnologiche e sviluppo industriale con impegno, ma soprattutto, con il talento di chi sa vedere lontano. Questo è anche un riconoscimento personale, ad una donna che mette in primo piano la forza delle discipline STEM, affinché un numero maggiore di donne ne sia attratto, attraverso azioni concrete, come ad esempio con l'attività della Fondazione Bracco. In un territorio dove i giovani sono motivati a cambiare il mondo e dove la cultura scientifica ed umanistica hanno antiche radici, non bisogna perdere questa occasione: investire sui giovani per dar loro l'opportunità di conoscere il metodo scientifico ai suoi massimi livelli, per poterlo applicare nella vita. Il messaggio fondamentale di questo conferimento è che la ricerca non si ferma mai, nemmeno quando ci sembrerà di aver raggiunto il massimo, messaggio che spero i giovani non perderanno mai di vista, come ha sempre fatto la dott.ssa Bracco».
Diana Bracco è al vertice della multinazionale fondata nel 1927. Sotto la sua guida l’azienda ha acquisito una posizione di leadership nella diagnostica per immagini a livello globale. Oggi il Gruppo ha un fatturato di 1,6 miliardi di euro, di cui l’89% da vendite internazionali, e circa 3.600 dipendenti. Cavaliere del Lavoro, Diana Bracco è stata la prima donna presidente di Federchimica e Assolombarda. In occasione del conferimento del dottorato l’imprenditrice, collegata da remoto, ha tenuto una lectio doctoralis su “Medicina personalizzata e imaging di precisione”.
Diagnostica di precisione: il futuro è presente
«Oggi nell’era della genomica è in corso una rivoluzione che porta a una medicina sempre più “personalizzata” o meglio “di precisione”. La diagnostica di precisione è il futuro, ma corre veloce ed in parte è già presente nei nostri ospedali, dove milioni di pazienti possono godere i risultati di queste straordinarie innovazioni tecnologiche. Ma non solo. Stiamo andando infatti - sostiene la dott.ssa Bracco - verso una medicina dove diagnostica e terapia sono sempre più unite».
Dopo aver ricordato brevemente lo straordinario percorso di successo compiuto in oltre mezzo secolo dalla ricerca Bracco, la presidente si è soffermata anche su altri aspetti: «In una grande impresa, la ricerca non riguarda solo la creazione di nuovi metodi e l’innovazione di prodotti, ma anche la messa a punto di innovativi metodi di produzione efficienti, green e sostenibili nel tempo. Questo filone di attività, esprime la costante attenzione di Bracco per l’ambiente che ci spinge sempre a lavorare verso processi più efficienti».
Da ultimo, Diana Bracco ha gettato uno sguardo fiducioso sul futuro della scienza medica: «In conclusione, la medicina sperimentale – molecolare, genomica, predittiva – deve continuare ad avere come riferimento l’essere umano. Se saremo capaci di creare la giusta sovrapposizione tra scienza, tecnologie sempre più sofisticate e centralità dell’uomo allora continueremo a saldare un millenario debito di conoscenza con i nostri pazienti. Sono fiduciosa che su questa alleanza continuerà a reggersi la medicina del futuro».