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Consultazioni, Renzi: "Mandato esplorativo, no Conte". Il Pd: "Sì al Ter". E se fosse Fico...

E’ Giuseppe Conte a fare la prima mossa. Invia un messaggio a Matteo Renzi, poi lo chiama. Una telefonata auspicata da tanti dentro Iv e sollecitata anche dai "pontieri" di Pd e M5s. Perché ora una maggioranza senza Italia viva non c'è. Renzi lo rinfaccia al premier, con battute sugli appelli ai responsabili: «Ti toccherà diventare vegano...», gli dice con riferimento al senatore Lello Ciampolillo.

L’ex rottamatore e l’avvocato parlano a lungo. Ma per Conte non è l'unica telefonata della giornata: sente tutti i leader della maggioranza, incluso Ricardo Merlo del Maie. E alla fine sui colloqui a Palazzo Chigi resta il massimo riserbo. Ma con Renzi, anche giudicare da quello che la delegazione Iv dice a Mattarella, non sembrano sparire le distanze. E i sospetti. Un veto reciproco, almeno all’apparenza, non c'è. Ma al Quirinale Renzi dice no a Conte. E’ un no «per ora», annotano i Dem e anche i Cinque stelle che al rientro a Iv in maggioranza potrebbero aprire nelle prossime ore. Ma la verità, dice un deputato di Iv, è che «Renzi un Conte ter non lo vuole più. Lavorerà per un altro premier».

Sembrano a questo punto salire le quotazioni di un mandato esplorativo a un terzo, una figura istituzionale che provi a ricomporre i cocci della maggioranza e verifichi se sul nome di Conte ci si possa ritrovare. E’ una ipotesi: ogni decisione spetta a Sergio Mattarella. Ma nei corridoi parlamentari già si fa il nome di Roberto Fico. Potrebbe essere lui il pacificatore. Ma c'è chi già teme che Renzi, per sparigliare e mettere in difficoltà il M5s, indichi proprio il presidente della Camera come possibile premier o altra personalità del M5s o del Pd. E’ una ipotesi che non esiste, è la convinzione che serpeggia in casa Pd e M5s. La convinzione è infatti che non ci sia alternativa al premier uscente: è l’unico collante dei gruppi parlamentari. Anche di quelli di Italia viva, se è vero che - osserva Andrea Orlando - il senatore di Rignano li ha tenuti finora uniti con la scelta dell’astensione. Se Renzi dirà no al premier uscente, saranno i suoi a spaccarsi.

A quel punto, potrebbero aprirsi le condizioni di una maggioranza con un pezzo di Iv e senza il suo leader, che finora non si è riusciti a creare. Se proverà a bruciare Conte del tutto, ci sono le elezioni. E il voto converrebbe all’avvocato, che è ora il volto dell’alleanza progressista e antisovranista, non al leader di Iv che rischia di non raggiungere il 3%. Il leader di Iv, ovviamente, dissente. Innanzitutto sul voto anticipato. L’alternativa è un governo istituzionale a cui già dà la disponibilità. Potrebbero aprire, è la convinzione, non solo Forza Italia, ma anche la Lega. Ma il primo schema del senatore fiorentino è il "modello Ciampi": un premier politico con un ministro dell’Economia tecnico, una personalità come Mario Draghi. Il presidente del Consiglio potrebbe essere Fico (come possono i Cinque stelle dire no?) che libererebbe la presidenza della Camera per Dario Franceschini o un esponente di destra, in chiave - ipotizza una fonte di centrodestra - di "pacificazione". Fantascienza? Si vedrà. Ma chi sente Renzi dopo il colloquio con Conte non legge tra le sue parole segnali di un riavvicinamento. «No al Conte ter», dice al Quirinale. Per ora, è la postilla. Ma la strada resta strettissima. Renzi cita il Mes, fa capire che non abbasserà la posta per rientrare in maggioranza. I voti di Iv sono essenziali, rivendica. E così nei corridoi parlamentari continuano a circolare nomi alternativi: da Sassoli e Gentiloni, a Franceschini e Guerini, fino a Di Maio. La partita, di sicuro, si allunga.

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