A tre giorni dall'avvio delle votazioni per l'elezione del prossimo presidente della Repubblica la partita entra nel vivo con incontri e riunioni che si susseguono per tutta la giornata e che hanno come obiettivo la ricerca di un nome che raggiunga il maggior numero di consensi. Sul tavolo al momento i nomi che sembrerebbero avere più chance sono tre: Mario Draghi, Sergio Mattarella e Pier Ferdinando Casini. Ma a fare la prima mossa che apre davvero il grande gioco del Quirinale è Matteo Salvini che intestandosi il ruolo di kingmaker del centrodestra chiama i due alleati, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni per fissare sabato una riunione. Non solo, il leader della Lega fa poi sapere di aver sentito anche i vertici degli altri partiti assicurando di lavorare ad una "candidatura di alto profilo". Certo è che il summit di sabato di Lega, Fi e Fratelli d'Italia a cui prenderanno parte anche i "piccoli" è quanto attendeva il centrosinistra per avviare il rush finale delle trattative. Un passaggio chiave, preceduto da una girandola di incontri, il primo fra tutti quello tra Enrico Letta e Matteo Renzi. E' proprio il leader di Italia Viva che prova anche a definire un identikit del nuovo Capo dello Stato. "L'arrivo di Draghi al Quirinale, ci sta - dice Renzi - allora se lui va, a Palazzo Chigi probabilmente servirebbe non un politico ma una figura istituzionale che va bene a tutti. Nel corso del faccia a faccia con Letta, i due hanno concordato sulla necessità di un "patto di legislatura" e su un premier di garanzia. Un concetto che il segretario del Pd ribadisce anche ai rappresentanti dei partiti più piccoli, con l'obiettivo di creare la più ampia convergenza. Il vero scatto però, nel tira e molla per trovare il successore di Sergio Mattarella, si avrà sabato, quando il Cavaliere, forse davanti allo schermo di un pc (la riunione con gli alleati potrebbe essere via zoom) comunicherà le sue intenzioni. Difficile dire se dal summit possa uscire, nel caso di rinuncia di Berlusconi, un nome su cui convergere. Molto più probabile che si vagli una rosa di nomi. Di area centrodestra, come ad esempio Casini che viene menzionato in ogni colloquio. A tenere banco resta sempre l'ipotesi di convergere su Mario Draghi. E sullo sfondo il bis di Mattarella. Ma sembra a quyesto punto difficile che domani si arrivi ad una stretta. Quello che è certo è che dopo la riunione dei leader di centrodestra, ripartirà un secondo giro di consultazioni, forse quelle vere, e tra gli incontri in programma si attende il faccia a faccia tra Matteo Salvini ed Enrico Letta. Occhi puntati anche sulla galassia Cinque Stelle. Nel Movimento la contrapposizione tra i vertici ha ricadute nei gruppi parlamentari dove al momento non si riesce ad avere una linea unica tanto che Riccardo Fraccaro non esita a parlare di "clima estremamente preoccupante e velenoso intorno all'elezione del Presidente della Repubblica. Perciò - mette in chiaro l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio - vorrei sgombrare subito il campo da ogni dubbio dicendo che non voterò mai Mario Draghi". Un invito alla cautela arriva anche da Emma Bonino. "Non ci possiamo permettere una crisi di governo", osserva la senatrice di +Europa: "Io francamente - sottolinea ancora - non vedo un'altra figura oltre Draghi, capace di tenere insieme questa maggioranza disordinata e sfilacciata". A meno di sorprese poi, difficile che i partiti arrivino ad un nome condiviso da poter eleggere entro le prime tre votazioni. A dettare i tempi ci pensa Renzi: "Ci sono 3 o 4 ipotesi - dice l'ex premier - agli italiani dico: è complicato ma giovedì o venerdì avrete un presidente". Infine il leader di Iv lancia un appello al centrodestra: " faccia un nome che abbia il consenso del Parlamento. Il Presidente va eletto tutti insieme".