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"La Prima Repubblica non si scorda mai". Quella odierna è l'elezione più lunga del capo dello Stato dai tempi di Scalfaro

"La Prima Repubblica non si scorda  mai". Cantava così Checco Zalone nel 2016 nel film "Quo Vado". Ed il richiamo irresistibile agli anni della DC e del penta partito, agli anni del consociativismo e delle convergenze parallele, è fortissimo in questa fase così delicata della storia repubblicana del nostro paese alle prese con l'elezione del presidente della Repubblica.

Quella in corso, infatti, è l'elezione più lunga nell'era della cosiddetta Seconda Repubblica, definizione politico-giornalistica nata all'indomani di Tangentopoli e dell'avvento del maggioritario nel nostro paese con la riforma del 1993 e con la nascita del bipolarismo nel sistema politico italiano alle elezioni politiche del 1994.

Era dai tempi dell'elezione di Scalfaro che non si andava così avanti: per eleggere il capo dello Stato oggi nel 2022 ci sono volute, forse, 8 votazioni. Nel 1999 Ciampi fu eletto al primo scrutinio, nel 2006 Napolitano al quarto e sempre Napolitano nel 2013 al sesto. Nel 2015 la fumata bianca su Mattarella arrivò alla quarta votazione. Oggi, dopo l'accordo trovato nella maggioranza per il Mattarella bis, l'ottava dovrebbe essere quella decisiva.

La settimana iniziata lunedì scorso e protrattasi fino ad oggi con "trattative" estenuanti, tentate spallate e giochini nel segreto dell'urna ha lasciato presagire, dunque, un ritorno alla famigerata Prima Repubblica dove il proporzionale la faceva da padrona e dove il termine coalizione era sconosciuti nel linguaggio politico e politologico con i partiti a fare e disfare i governi sempre dopo il voto. Ora, però, con lo strappo su Mattarella e con i vari tentativi falliti di questi giorni, le tanto famigerate coalizioni della Seconda Repubblica sono destinate, forse, a tramontare definitivamente. Perchè, come cantava Zalone, la Prima Repubblica non si scorda mai.

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