44 anni dal rapimento di Aldo Moro. 16 marzo 1978, una data che cambiò la storia della politica italiana
Nell’occasione del quarantaquattresimo anniversario dell’eccidio di via Mario Fani, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, hanno deposto due corone di fiori nel luogo in cui il 16 marzo 1978 le Brigate Rosse rapirono l’allora presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, e uccisero i cinque agenti della sua scorta (Oreste Leonardi, Francesco Zizzi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino e Giulio Rivera). Altre corone per rendere omaggio ai caduti sono state inviate dalla presidenza della Repubblica, dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, dal presidente della Camera dei deputati e quello del Senato, dal Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, dal Capo della Polizia e dal Partito democratico presente con una delegazione.
Fico: "Ribadire impegno a difesa delle istituzioni democratiche"
"Il 16 marzo 1978 è una data indelebile nella memoria e nella coscienza del nostro Paese. Il rapimento di Aldo Moro si consumò in pochi tragici minuti, a cui seguirono i 55 lunghi e dolorosi giorni della prigionia conclusasi con l'uccisione dello statista ad opera delle Brigate Rosse. Questa pagina tragica della storia del nostro Paese rappresenta un monito costante sui rischi a cui può essere esposta una democrazia, anche solida". Lo dichiara il Presidente della Camera, Roberto Fico. "Per questo motivo è importante ricordare il sacrificio di Aldo Moro e degli uomini della sua scorta Francesco Zizzi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Domenico Ricci e Oreste Leonardi. Non si tratta di un mero omaggio rituale ma l’occasione per ribadire l'impegno nella difesa delle Istituzioni democratiche da possibili nuove derive eversive e nel perseguire altresì la verità e la giustizia sulle vicende degli anni di piombo. Aldo Moro diceva che la verità è sempre illuminante e ci aiuta ad essere coraggiosi. Ritengo che questa verità non sia soltanto un atto dovuto nei confronti delle vittime e dei loro familiari, ma anche uno strumento indispensabile per rendere sempre più forte e salda la nostra democrazia" conclude il Presidente della Camera.
Le altre reazioni
«Il 16 marzo di 44 anni fa l’intero Paese si fermava davanti al più grave attacco subito dalla Repubblica. L’agguato di via Fani, il rapimento di Aldo Moro e il sacrificio della sua scorta hanno cambiato per sempre la nostra storia. L’Italia non dimentica». Così in un post il Presidente del Senato Elisabetta Casellati in occasione del 44esimo anniversario di Via Fani. "A 44 anni dalla strage di via Fani, il Paese cerca ancora la verità. Troppi tasselli mancano per poter abbattere quel muro di omertà che è un’offesa alla memoria di Aldo Moro e degli uomini della sua scorta: Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi e Giulio Rivera". È quanto afferma Stefano Pedica di Più Europa. "Quel muro che finora ha impedito di fare luce sul caso Moro va abbattuto - sottolinea Pedica - . Dopo tanti anni è ancora forte la rabbia di chi invoca trasparenza. E se Moro in una delle sue ultime disperate lettere dal covo delle Br scriveva che 'la verità è più grande di qualsiasi tornaconto, oggi più che mai quelle parole devono far riflettere, soprattutto in questa difficile fase politica". "L'Italia ricorda la strage di via Fani: il 16 marzo di 44 anni fa le Brigate Rosse rapirono Aldo Moro e uccisero gli agenti della sua scorta. Onoriamo il sacrificio di cinque servitori dello Stato, ci stringiamo alle loro famiglie e ricordiamo una delle pagine più buie della storia repubblicana, purtroppo segnata dalla furia cieca del terrorismo rosso e della violenza politica". Lo dichiara il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.