«Sono in Italia. Non ho certezze che ci andrò, ci stiamo lavorando. E si va se serve, certezze non ce ne sono. La richiesta di aprire i porti viene da più parti: bisogna insistere. Ci sono buone relazioni, rappresentiamo milioni di italiani». Lo afferma il leader della Lega, Matteo Salvini, a Sabato Anch’io su Rai Radio Uno. «Per alcuni sarei già partito ieri. Non è un viaggio di piacere: si va se serve. Non vado a nome del governo, dò il mio mattoncino».
"E' un dovere dare contributo, andrei anche a Kiev"
"È mio dovere fare di tutto per cercare di dare un contributo per il raggiungimento di una pace giusta, usando l’arma più forte: la diplomazia". Matteo Salvini parla così - in un’intervista alla Stampa - del suo possibile viaggio a Mosca, spiegando che andrebbe anche a Kiev. Cita un "grande padre della nostra Costituzione, Giorgio La Pira», che "nel momento più critico della guerra fredda, ebbe il coraggio di andare a Mosca per parlare di pace». E aggiunge che sarebbe felice «se il presidente Putin accettasse di vedere papa Francesco e farò ogni sforzo affinché questo avvenga». Sulla possibilità di andare anche a Kiev, Salvini afferma: "Ne sarei felice, e sono in contatto con diversi esponenti ucraini, dopo averne ripetutamente incontrato anche ambasciatore e console». Qualora il viaggio di concretizzasse, aggiunge, "farò tutti i passaggi necessari e ne parlerò prima di tutto con il presidente Mario Draghi. Ovviamente mi confronterò anche con i vertici della Lega». Salvini parla poi della tenuta del governo: «Siamo leali, ma non accettiamo ciò che va contro gli interessi degli italiani». Sulle pensioni, a suo avviso «è inimmaginabile tornare alla Fornero, è impensabile che la notte di Capodanno scatti uno 'scalonè di cinque anni, come dicono anche i sindacati: è utile impegnarsi per arrivare a quota 41». E sulla richiesta M5s di un voto in parlamento sulla politica estera, sottolinea: «Contiamo che non sarà più necessario votare per l’invio di altre armi, non è il momento di dividerci su un tema così delicato».