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Calenda: alle elezioni politiche 2023 ci saranno tre "poli". Come sarà il "campo largo"?

Il "terzo polo" c'è e ci sarà. Di sicuro nel 2023, per giocarsi la partita delle elezioni politiche in alternativa alla destra sovranista e all’alleanza Pd-M5s, il cosiddetto campo largo se sopravviverà. La profezia è di Carlo Calenda il giorno dopo l’exploit del suo partito, Azione, che insieme a +Europa e varie liste civiche ha chiuso la prova delle comunali strappando tra il 10 e il 20% dei voti. E diventando spesso appetibile ai ballottaggi del 26 giugno. Molto più dei rivali storici del M5s.

La conferma viene pure da Youtrend che in un’analisi sui 26 Comuni capoluoghi in cui i partiti si sono presentati con il loro simbolo, fotografa il balzo di Azione e +Europa al 4,6% superando il M5s, fermo al 3,8%. Per lo schieramento - che ama definirsi «riformista» e "progressista» più che centrista, e che per ora non comprende Italia viva - è il giorno dell’orgoglio dopo l’euforia di ieri. Nel 2023 «ci saranno tre poli», assicura Calenda, che poi all’ANSA spiega: «Il modello da seguire è quello che abbiamo proposto a Roma con la mia candidatura un anno fa», alludendo al tandem fra iscritti ad Azione e liste civiche, pur essendo "aperti al dialogo con tutti". Obiettivo: costruire «il baricentro di un governo progressista e non ideologico, un governo di larga coalizione nel 2023. Da lì non ci si sposta», sentenzia.

Tra un anno ci sono pure le regionali in Lombardia e Calenda lancia il «candidato perfetto» alias Carlo Cottarelli, rivelando una sua certa disponibilità. Traguardi lunghi e molto ardui da raggiungere. Perciò serviranno alleanze. Guardando ai prossimi 12 mesi, l'europarlamentare non esclude a priori il Pd - purché senza i "defunti» 5 Stelle - e nemmeno Matteo Renzi, anche se i rapporti con l’ex premier sono ballerini da tempo. «Non ho ricevuto nessun messaggio da Renzi ieri», aggiunge. Con entrambi i partiti però prevale la diffidenza. Nei confronti dei Dem, perché insistono sulla fedeltà a «un partito in stato comatoso" che, per Calenda, non molleranno alle politiche per cui il destino sembra già segnato. E rispetto a Renzi che «deve decidere se vuole fare un lavoro serio, o se invece, come credo, tenere le mani libere fino all’ultimo secondo, per poi fare accordi». Ma in quel caso Azione non ci sta.

Apre invece ai moderati di Forza Italia e la risposta di Silvio Berlusconi non si fa attendere. Il presidente di Forza Italia boccia in prospettiva le performance dei "centristi" di domenica: "Nonostante i risultati significativi, non sono riusciti a influenzare la scelta dei sindaci. Lo stesso avverrebbe a livello nazionale». Ma tende lo stesso la mano invitandoli a unirsi a FI «per rafforzare la componente centrista del centrodestra».

Nel breve, il terzo polo dovrà scegliere chi sostenere ai ballottaggi. «A Parma sosterremo Michele Guerra», annuncia Calenda puntando sul candidato del centrosinistra che con il 44%, ha staccato al primo turno Pietro Vignali sostenuto da FI e Lega e fermo al 21%. Nelle altre città le trattative sono aperte e si deciderà in base ai programmi dei singoli. Al Pd, che attraverso il numero due Beppe Provenzano ricorda che «A tutti, con rispetto e senza spocchia, chiediamo più voti e meno veti», Calenda ribatte: «Non metto veti, ma non possiamo snaturarci. Non possono chiederci di allearci ai 5S, sennò saremmo il Pd».

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