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Verso le elezioni, ecco le liste Pd: tra big esclusi e under 35, c'è Crisanti. Letta: "Ho chiesto sacrifici" I NOMI

Letta correrà da capolista alla Camera in Lombardia e Veneto, Cottarelli sarà capolista al Senato a Milano, mentre il virologo Andrea Crisanti nella circoscrizione Europa. In Calabria, Irto guiderà il plurinominale al Senato. Tra i big esclusi anche Luca Lotti

Con 3 voti contrari e 5 astenuti la Direzione nazionale del Pd, riunita al Nazareno, ha approvato le liste per le candidature in vista delle prossime elezioni. La riunione, convocata e slittata più volte nel corso della giornata di ieri, si è conclusa intorno all'1 di notte.

Il segretario del Pd, Enrico Letta sarà candidato come capolista alla Camera in Lombardia e Veneto. Carlo Cottarelli capolista al Senato a Milano, mentre il virologo Andrea Crisanti sarà candidato capolista nella circoscrizione Europa. Quattro under 35 correranno da capolista: Rachele Scarpa, Caterina Cerroni, Raffaele La Regina, Marco Sarracino. Stefano Ceccanti sarà candidato al proporzionale in Toscana al quarto posto, hanno fatto trapelare fonti dem, subito smentite però dal diretto interessato.

L'intervento di Letta: "Potevo  impormi, non l'ho fatto"

«Potevo imporre persone mie ma non l'ho fatto perchè il Partito è comunità». È un passaggio dell’intervento del segretario del Pd, Enrico Letta parlando delle scelte fatte con le liste elettorali, durante la Direzione del partito. «Volevo ricandidare tutti gli uscenti ma era impossibile, quattro anni fa il metodo di chi faceva le liste era: "faccio tutto da solo".

L’annuncio del segretario dem arriva al termine di una lunghissima giornata di confronto al Nazareno: la riunione della direzione del Partito Democratico, inizialmente convocata per le 11 di mattina è slittata prima alle 15, poi alle 20 e alle 21,30. Infine la riunione è iniziata dopo le 23 e ha approvato la Delibera per votazione le liste per le elezioni politiche 2022 con 3 contrari e 5 astenuti.

Il dimezzamento del numero dei parlamentari e i meccanismi richiesti dalla legge elettorale hanno reso estremamente complicata la chiusura delle liste e nelle scorse ore non sono mancate polemiche e proteste per la esclusione di alcuni esponenti Dem di prima linea. Lo stesso Letta ammette che avrebbe «voluto ricandidare tutti i parlamentari uscenti ma era impossibile a causa del taglio ma anche per esigenze di rinnovamento».

«Ho chiesto personalmente sacrifici ad alcuni - dice il segretario Dem - mi è pesato tantissimo. Quattro anni fa il metodo di chi faceva le liste era: faccio tutto da solo - continua Letta - io ho cercato di comporre un equilibrio e il rispetto dei territori è stato tra i criteri fondanti delle scelte». «Termino questo esercizio con un profondo peso sul cuore per i tanti no che ho dovuto dire. Peso politico e umano. Ma la politica è questo: assumersi la responsabilità.

«E' stato un lavoro faticoso, ci sono sempre troppe esclusioni ma credo siano liste competitive e per fare un buon risultato». Così il ministro del Lavoro, Andrea Orlando parlando delle scelte fatte sulle candidature del Pd, uscendo dalla Direzione del partito.

Il ministro della Cultura, Dario Franceschini, su twitter scrive: Un orgoglio essere il capolista del Pd a #Napoli. Cercherò di essere la voce al Senato di questa terra straordinaria, di questa città unica al mondo, da sempre e per sempre Capitale della Cultura. #dallapartedinapoli".

I big esclusi

Tra i big esclusi dalle liste del Pd ci sarebbe, ad esempio, anche Luca Lotti. Il suo nome non compare nelle liste dei candidati che correranno nei collegi per elezioni del 25 settembre, spiegano diversi partecipanti alla Direzione nazionale. "Il segretario del mio partito ha deciso di escludermi dalle liste per le prossime elezioni politiche. Mi ha comunicato la sua scelta spiegando che ci sono nomi di calibro superiore al mio. Confesso di non avere ben capito se si riferiva a quelli che fino a pochi mesi fa sputavano veleno contro il Pd e che oggi si ritrovano quasi per magia un posto sicuro nelle nostre liste. Non lo so. Ma così è. Non sarò certo io a fare polemiche: non le ho fatte in questi anni e non comincerò oggi". Così, in un post su Facebook, Luca Lotti. "Ho sempre agito per il bene del mio territorio e del mio partito. Non ho condiviso la scelta di tanti amici nel 2019 di uscire dal Pd e anche grazie a quella decisione (mia e di Lorenzo Guerini che ringrazio per il lavoro da ministro e per aver guidato con me i riformisti) il Partito democratico è rimasto presente in Parlamento dove, lo dicono i numeri, rischiava invece di sparire", aggiunge.

"Ecco perché fa male in queste ore ascoltare inutili polemiche e fake news sulle motivazioni della mia mancata ricandidatura, così come leggere assurde ricostruzioni in cui si prova a far credere che a scegliere sia stato il territorio. In Toscana sappiamo tutti come sono andate le cose. La scelta - sottolinea Lotti - è politica, non si nasconda nessuno dietro a scuse vigliacche. Io sono abituato ad affrontare la realtà a testa alta, altrettanto faccia chi ha deciso. Aggiungo solo una riflessione. Dispiace, e non poco, scoprire che i dirigenti del mio partito abbiano abbandonato uno dei cardini della nostra identità: il garantismo. É stato un onore per me essere un deputato del Pd, il partito che ho contribuito a fondare e che, in questi ultimi anni, insieme a molti amici ho tenuto unito e compatto. Rifarei tutto! Ai tanti che mi stanno scrivendo e mandando messaggi o che si sono preoccupati per me dico solo questo: anche quando alcune scelte sembrano più dettate dal rancore che dalla coerenza politica, mi troverete sempre dalla stessa parte. Dalla parte del Pd. Il Pd è casa mia. Lo sarà anche in futuro", conclude.

Un altro caso è quello di Monica Cirinnà: «La mia avventura parlamentare finisce qui, domani comunicherò la mia non accettazione della candidatura. Mi hanno proposto un collegio elettorale perdente in due sondaggi, sono territori inidonei ai miei temi e con un forte radicamento della destra. Evidentemente per il Pd si può andare in Parlamento senza di me, è una scelta legittima. Resto nel partito, sono una donna di sinistra ma per fortuna ho altri lavori». Così la senatrice del Pd, Monica Cirinnà uscendo dalla direzione del partito. E ha concluso: «Non ho votato queste liste ma credo che anche altri rinunceranno».

Renzi, "Solo rancore"

"Oggi il mondo della politica commenta le scelte sui candidati del Pd - dice nella sua E-news, Matteo Renzi, leader di Italia Viva -. A me pare che - dalla scelta di come costruire la coalizione ai nomi delle liste - la guida di Enrico Letta si sia caratterizzata più dal rancore personale che dalla volontà di vincere. Vedremo i frutti il 26 settembre". "Auguro ogni bene a tutti - aggiunge Renzi -, candidati ed esclusi, ed evito con cura ogni dibattito sul tema: mi hanno insegnato che la politica si fa coi sentimenti, non coi risentimenti. Noi staremo sui contenuti. Noi non abbiamo candidati che hanno votato contro la fiducia a Draghi. Noi abbiamo chiara una idea di innovazione del Paese che passa dal dire SÌ alle infrastrutture necessarie, non NO a tutto. E noi non vogliamo alzare le tasse. Su questi temi siamo molto distanti, purtroppo, dal nuovo Pd", conclude. Renzi definisce poi 'sacrosanta e giusta' la richiesta di Carlo Calenda di un dibattito a quattro in tv con Letta, Meloni e Conte: 'Nei paesi democratici funziona così. Vediamo chi fugge da questo confronto', afferma Renzi.

Gli esponenti della corrente di Base riformista, una ventina circa, non hanno partecipato al voto sulla definizione delle liste per le candidature del Pd. È quanto si apprende da fonti parlamentari. Quindi non sono conteggiati né tra i 3 voti contrari né tra i 5 astenuti sulle liste.

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