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Politiche, tre settimane all'alba elettorale: testa a testa Letta-Meloni

’obiettivo è quello di arrivare entro la settimana a un provvedimento contro il caro bollette, un intervento «corposo e importante» per dare «sostegno alle famiglie e alle imprese»

A tre settimane dal voto, si infuoca il confronto fra le forze politiche, mentre il governo è impegnato a mettere a punto le misure per fare fronte sul caro energia. L’obiettivo è quello di arrivare entro la settimana a un provvedimento contro il caro bollette, un intervento «corposo e importante» per dare «sostegno alle famiglie e alle imprese», come spiega Roberto Speranza. Un intervento tanto più importante dopo lo stop al flusso dal gasdotto Nord Stream deciso da Gazprom, il colosso controllato da Mosca.

Il vertice dell'Eurozona

Per venerdì è prevista una riunione straordinaria dei ministri dell’energia dell’Eurozona proprio sul tema dei prezzi dell’elettricità. In questo scenario, la corsa è sempre fra Giorgia Meloni ed Enrico Letta, con il gruppo degli inseguitori guidato da Lega e M5s, stando almeno ai sondaggi. Una polarizzazione che M5s e Azione-Italia Viva cercano di spezzare con un fuoco incrociato su Enrico Letta. Il segretario dem ha impostato tutta la sua campagna sul concetto del voto utile, quello per il Pd, l’unico capace di arginare una vittoria della destra. Il partito di Giuseppe Conte tenta allora di rosicchiare i voti dei dem virando sui temi sociali e del lavoro. I dem fanno muro e ricordano a Conte di aver guidato il governo senza aver mai messo sul tavolo la proposta di salario minimo. Da Carlo Calenda e Matteo Renzi arrivano bordate quotidiane sulla segreteria dem. Letta non risponde, lasciando l’onere e l’onore ai vertici del Pd che ricordano ai leader di Azione e Italia Viva di avere «un debito» con i dem, visto che entrambi sono stati eletti sotto le insegne del Nazareno. A destra la coalizione tiene, ma emergono sempre di più le distanze sui temi della campagna. Dallo scostamento di bilancio, con il Sì di Salvini, il Nì di Antonio Tajani, il No di Tremonti e Meloni che resta silente. Sui migranti, con il blocco navale proposto da Fratelli d’Italia e con Matteo Salvini che rilancia l’idea dei decreti di sicurezza. Nel mezzo Forza Italia che fa notare come il blocco navale presenterebbe delle difficoltà giuridiche. Sulla giustizia si registra il gap tra Carlo Nordio, che vorrebbe un ritorno all’autorizzazione a procedere, e Giulia Buongiorno, nettamente contraria. Sottotraccia la divisione più profonda e dirimente: il nodo della leadership.

Martedì tutti in Senato

Intanto, i lavori parlamentari riprendono dopo la lunga pausa estiva, seppure con i motori al minimo. L’Aula del Senato è convocata per il prossimo 6 settembre, mentre l’assemblea della Camera si riunirà il 13 del mese. Il provvedimento più atteso è quello del decreto Aiuti bis che Palazzo Madama deve approvare in prima lettura e che poi approderà a Montecitorio, mentre i partiti, con i loro leader, sono sul territorio alle prese con la campagna elettorale che precede il voto per le politiche del 25 settembre. In Senato, martedì prossimo è fissata, alle 15 e 30 la conferenza dei capigruppo che dovrà stabilire che dovrà stabilire i tempi di conversione del decreto. Nel frattempo il governo ha fissato undici obiettivi del Pnrr da realizzare a settembre: tra questi il decreto delegato sui balneari, la riorganizzazione del sistema scolastico e la riforma degli istituti tecnico professionali (sulla scuola potrebbe anche essere utilizzato lo strumento del decreto legge). Complessivamente a settembre e ottobre il Governo intende raggiungere il traguardo di 29 obiettivi del Pnrr realizzati sui 55 previsti entro fine anno. Per i restanti 26 ci penserà il primo Governo della nuova legislatura.

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