Crolla la Lega con Matteo Salvini che dimezza i voti. E Forza Italia segna il suo record negativo a una cifra, anche se consola il probabile successo alle regionali in Sicilia di Renato Schifani. Secondo le prime proiezioni del voto, il partito di Matteo Salvini scenderebbe all’8,5% dimezzando di fatto quella leadership conquistata alle Politiche quattro anni fa con il 17%. Va peggio, in valore assoluto, agli azzurri che per la prima volta - tranne il dato dell’8,8% delle Europee del 2019 - perdono la doppia cifra, fermandosi all’8%. Dai primi dati sono quindi i due alleati l’anello debole di quel centrodestra dato come vincente grazie al traino di Fratelli d’Italia. E’ la fotografia della sofferenza dei due partiti che, lontani dalle attese e dai risultati del 2018, si differenziano dalla 'volatà tirata dai "patrioti" di Giorgia Meloni, quotati ora a un soffio dal 25%. Risultato: il centrodestra sale sul podio rispetto allo schieramento opposto ma proprio le diverse performance degli alleati potrebbero cambiare nettamente gli equilibri e i rapporti di forza interni e nel governo che verrà. Oltre che all’interno dei singoli partiti. Non a caso il primo commento viene da Salvini: arrivato a urne chiuse in via Bellerio, la sede storica della Lega a Milano, twitta ostentando entusiasmo e ringraziamenti agli elettori: «Centrodestra in netto vantaggio sia alla Camera che al Senato! Sarà una lunga notte, ma già ora vi voglio dire GRAZIE». Anche altri si mostrabno ottimisti e fiduciosi «Siamo fiduciosi, siamo sempre ottimisti», dice Romeo. In realtà, sotto la soglia del 10% l’ex Carroccio rischia tumulti interni, visti i malumori che già covano tra l’ala cosiddetta governista e i 'salvinianì. Un’anticipazione dei vari distinguo si è avuta al raduno di Pontida una settimana fa, specie con il monito dei governatori - Luca Zaia del Veneto in testa - sulla riforma dell’autonomia che i leghisti pretendono e rivendicano. Se la performance della Lega fosse confermata dai numeri, il destino del 'capitanò potrebbe essere ipotecato. Vince ma soffre a denti stretti anche FI. Silvio Berlusconi è rimasto nella sua villa ad Arcore, come da tradizione. Il partito si riunisce nella sala del gruppo alla Camera. Qui il silenzio cala quando sullo schermo si proiettano i primi exit poll. Per ora solo staff e giornalisti, nessun parlamentare. In un’altra stanza il coordinatore nazionale Antonio Tajani. Ma i vertici azzurri provano a resistere e tenere alto il morale: "Forza Italia ha dato un contributo determinante alla vittoria del centrodestra - fanno sapere in una nota - Il successo della nostra coalizione, che Silvio Berlusconi ha fondato nel 1994, è stato chiaro nonostante una campagna viziata dagli attacchi e dalle mistificazioni». E mostra fiducia guardando al prossimo esecutivo: «FI sarà decisiva, con i numeri in Parlamento, per le sue idee e anche per il sistema di relazioni nazionali e internazionali che ha costruito negli anni, per far nascere e far lavorare il nuovo governo, un esecutivo che nasce finalmente con una forte legittimazione popolare». Quindi i riflettori si spostano sulla Sicilia: «Gli exit poll sulla Sicilia, dove il candidato governatore è Renato Schifani, dimostrano la vitalità di Forza Italia, che potrà garantire ai siciliani un governo all’altezza delle loro aspettative». Dunque addio ai sogni più ottimisti del Cavaliere che dopo aver votato, parlando con alcuni dei suoi al bar, aveva profetizzato: «Supereremo il 10%». Convinto anche di strappare voti ai leghisti: «Una cosa di cui sono abbastanza convinto è che voglio più voti della Lega». Sul calo di FI pesano probabilmente i voti 'strappatì dai moderati confluiti nel Terzo polo e in particolare delle due ministre azzurre, Mara Carfagna forte del suo bacino di voti al sud e Mariastella Gelmini capace di convogliare consensi nella sua Lombardia.