Un disegno di legge per introdurre codici di identificazione e microtelecamere sulle divise delle forze dell’ordine (a ordinamento civile e militare): a presentarlo è la senatrice Ilaria Cucchi, prima firmataria della proposta sottoscritta insieme ai colleghi del gruppo Misto del Senato. Cinque articoli per chiedere soprattutto «una norma di trasparenza che, oltre a tutelare chi partecipa a una manifestazione, tuteli soprattutto le forze dell’ordine», ha detto la senatrice presentando il ddl in una conferenza stampa a Palazzo Madama. La proposta prevede che ogni operatore di polizia abbia un codice individuale identificativo alfanumerico, di tre lettere e tre numeri, che sia sull'uniforme e sul casco di protezione e visibile «da almeno 10 metri e in condizioni di scarsa illuminazione», si legge nel testo. Previsto, inoltre, un registro aggiornato del personale di polizia a cui viene assegnato il codice. Riguardo alle bodycam, l’intento è di riprendere «quanto avviene in tutti i servizi di ordine pubblico in cui l’operatore viene impiegato, fermo restando il divieto di utilizzarle a scopi di identificazione univoca o di riconoscimento facciale, in assenza di notizia di reato» e attive «per la durata di tutto il servizio». Quelle registrazioni, poi, vanno conservate per 24 mesi «al termine dei quali, qualora non si ravvisi notizia di reato, verranno automaticamente cancellate. All’atto della iscrizione della notizia di reato - si legge nell’articolo 3 - il pubblico ministero acquisisce immediatamente i video relativi agli operatori ed alle operazioni cui il fatto si riferisce». Per De Cristofaro, presidente del gruppo Misto «si tratta di una norma tutt'altro che punitiva delle forze dell’ordine. Anzi, sarebbe un elemento di estrema trasparenza che consentirebbe di prefigurare una responsabilità individuale e non collettiva». E ha concluso: «Ci auguriamo che diventi una battaglia trasversale e che possa essere condivisa anche dalle forze di maggioranza». In caso di violazioni che riguardino l’uniforme di servizio e il codice identificativo, il disegno di legge prevede anche sanzioni pari a 5000 euro, oltre a quelle disciplinari. Gli oneri delle nuove strumentazioni sono stati stimati in circa un milione di euro per il 2023 e altrettanto per il 2024, da coprire attraverso il fondo per gli interventi strutturali di politica economica.