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Elly Schlein, passo avanti verso la candidatura alle primarie Pd

Elly Schlein fa un mezzo passo avanti, in direzione della candidatura del congresso del Partito Democratico. La deputata di Pd - Italia democratica e progressista non scioglie la riserva durante la tanto attesa diretta Instagram. Non perchè abbia dei dubbi sulla strada da intraprendere, ma perchè prima di lanciarsi deve aderire alla fase costituente, non essendo iscritta al Partito Democratico.

Intanto, mette in chiaro alcuni punti che "profumano" di mozione congressuale. Prima di tutto sulla fase costituente che si apre: «Non serve solo una frettolosa corsa a cambiare il gruppo dirigente, ma anche una riflessione aperta, larga profonda», aggiunge. Tema alleanze: «Il campo progressista è diviso e in crisi. E’ irresponsabile proseguire in queste divisioni, anche in vista degli appuntamenti regionali. Serve uno sforzo di tutti coloro che sognano di costruire un’alternativa progressista a incontrarsi su un terreno di battaglie condivise». Questione sociale: «Non dobbiamo fare la guerra ai poveri ma alla povertà, a Giorgia Meloni dico giù le mani dal reddito di cittadinanza». E ancora: «Non è il momento di avanzare corse solitarie, ma di avanzare una costruzione collettiva con chi ci sta, con chi ha una visione comune in questo processo aperto dal Pd, per una riconciliazione di quei mondi che non si sono sentite a casa e accolti. Non si può discutere di nomi se non si discute prima di tutto di giustizia sciale e climatica».

Parole che vengono accolte con favore da molte anime del Pd: dal gruppo vicino al segretario Enrico Letta ad Areadem, passando per una parte della sinistra del partito. Al punto che un esponente di spicco dem ritiene che il passo avanti di Schlein possa «imprimere una accelerazione al congresso, aiutando altri nomi ad uscire».

A conferma di questa tesi c'è l’annuncio di un altro esponente dem in predicato di candidarsi: «Mi sto organizzando con colleghi sindaci ed amministratori, il mondo della società civile, per promuovere una iniziativa aperta sui temi della sinistra, sui temi del lavoro, dello sviluppo sostenibile, dell’ambiente», fa sapere Dario Nardella, sindaco di Firenze: «Voglio essere insieme ad altri promotore di un vero confronto pubblico ed aperto che ci piacerebbe organizzare entro qualche settimana a livello nazionale perchè il Pd deve essere protagonista a cominciare dalle idee».

Da sinistra, si apprezza il riferimento alla questione sociale ed economica: «La discussione del modello di sviluppo che non funziona più la stanno facendo anche in quegli ambienti della sinistra attenta alla questione climatica e alla questione di genere da cui proviene Schlein», è il ragionamento offerto dalla sinistra Pd. Dove si rimarca anche il fatto che nelle parole di Schlein non compaia quella «furia rottamatrice» che si temeva di sentire in una candidata che viene dall’esterno del partito, da quei mondi che spesso si sono posti in posizione dialettica ai dem, come il movimento delle Sardine, per fare solo un esempio. E non sembra nemmeno casuale, a questo proposito, che fra i primi commenti seguiti alle dichiarazioni di Schlein ci sia quello di Mattia Santori: «L'adesione di Elly Schlein alla costituente del Partito Democratico è un toccasana per l’intero processo di rigenerazione e una garanzia per tutti quelli che aspettavano sull'uscio», scrive sui suoi social il consigliere comunale di Bologna ed ex Sardina.

Tuttavia, sbaglierebbe chi pensasse che l’accoglienza positiva ottenuta dalle parole di Schlein si traduca automaticamente in un endorsement in suo favore. Le aree del Pd lavorano, per il momento, sottotraccia. Dario Franceschini e, con lui, gli esponenti di Areadem non chiudono a Schlein, ma nemmeno stanno lavorando alla sua candidatura. «Non ne abbiamo ancora discusso, non sappiamo ancora chi saranno i candidati. ragioneremo su tutto, ma non lo abbiamo ancora fatto», dicono da Areadem. Una fonte della segreteria Pd sottolinea che qualsiasi ricostruzione sugli endorsement di questo o quel capocorrente «sono fantapolitica». Quando deciderà di candidarsi, Schlein lo farà da sola: «Mica è matta», è il ragionamento, «sa bene che, se si presenta e si fa benedire da uno o più capicorrente è la fine della corsa». Lo sa, Schlein, e lo dice chiaramente: «E' incredibile come in questo Paese ancora si faccia fatica a pensare che una donna si possa fare strada senza un uono che la spinga da dietro. Se sono sopravvissuta in questi anni in politica è perchè ho rifiutato logiche di cooptazione, quindi non c'è nessuna possibilità che io possa accettarle adesso».

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