Una storia al contrario, Ilunga Mwepu e la sua punizione: quando un calcio (sbagliato) salva la vita
Un simbolo tra i simboli: una storia al contrario
Se solo provassimo a identificare uno e un solo giocatore che possa mettere tutti d'accordo sul più forte di sempre ai Mondiali potremmo trascorrere secoli senza arrivare a una soluzione, stretti nella morsa dell'eterno dualismo Pelè-Maradona. Abbiamo fatto fatica anche noi. E alla fine, per presentare i Mondiali del Qatar non abbiamo scelto un campione ma un uomo con la sua storia e la storia del suo Paese. Che a vincere qualche partita memorabile (men che meno qualcosa di importante) non è stato neanche lontanamente vicino. Eppure ha lasciato il segno. Joseph Ilunga Mwepu nel 1974 aveva 25 anni, era nel pieno delle proprie forze e, come tutti i giocatori di calcio della sua età, sognava di vincere. Giocava nello Zaire, però, non proprio una terra di grandi tradizioni calcistiche, ma comunque la prima Nazionale a sud del Sahara a qualificarsi a un campionato del mondo. Ma soprattutto la patria del dittatore Mobutu. Il giorno di Brasile-Zaire, terza partita dei gironi di qualificazioni dei Mondiali di Germania, Mwepu ha paura. C'è qualcosa che turba lui e i suoi compagni, reduci da una figuraccia colossale contro la Jugoslavia (9-0) nella seconda gara della kermesse tedesca. Punizione per il Brasile. Il mancino più forte dell'epoca, Rivelino, si prepara a realizzare il gol del 4-0 contro la squadra africana. Perché per un talento debordante, una punizione dal limite equivale a un rigore. Il destino sembra segnato, quando dalla barriera dello Zaire si stacca proprio lui, Mwepu, e calcia la palla lontano con una violenza inaudita, lasciando di stucco i presenti. “Non conosce le regole del calcio”, hanno pensato i 35mila dello stadio tedesco. In realtà Mwepu non era allergico ai regolamenti ma terrorizzato, quello sì. Perché Mobutu, dopo l'umiliazione subita contro la Jugoslavia, era stato chiaro con i suoi giocatori: in caso di sconfitta con un punteggio superiore al 3-0, ci sarebbero state rappresaglie contro la squadra e contro le famiglie dei giocatori. Ecco perché Mwepu si staccò dalla barriera e calciò la palla così lontano. Era un gesto di ribellione. Il caso volle che il Brasile non infierì (solo anni dopo si seppe la verità) e Mwepu e i suoi, pur essendo condannati a una vita complicata dopo l'ingloriosa parentesi del Mondiale, salvarono la loro pelle e quella delle proprie famiglie. Ecco perché Joseph Ilunga Mwepu e la sua punizione al contrario sono così simboliche.