Si chiama "futebol arte", è quello che il Brasile ha esportato nel mondo regalando allo sport più popolare del pianeta campioni diventati leggenda. Come Pelé, che dal suo letto d’ospedale ha fatto sapere di voler ispirare la Seleçao di oggi, quella che ha travolto la Corea del Sud e a fine partita ha omaggiato O Rei srotolando in campo uno striscione con scritto semplicemente «Pelé!» e un’immagine del Re ai tempi di Messico '70. Il gioco del calcio, o “futebol” come lo chiamano in Brasile, è una fonte di orgoglio nazionale, una passione collettiva che inizia già da bambini e ti accompagna per tutta la vita. Parli di calcio e pensi al Brasile, parli di Brasile e pensi al calcio: sono inseparabili. Il Brasile è “o País do Futebol”. Il calcio e i calciatori sono il suo prodotto più esportato: oltre 10.000 brasiliani giocano in campionati professionisti sparsi nel mondo. La nazionale brasiliana ha partecipato ad ogni fase finale dei mondiali vincendone cinque (sono “pentacampeoes”).
Ora, mentre la torcida continua a esporre sugli spalti striscioni con l’immagine di Pelé e la scritta «Rimettiti presto» e la Corea del Sud si consola con il gol della bandiera segnato da Paik Seung-Ho con un gran sinistro, per il Dream Team oroverde ci saranno altri confronti, in primis quello di venerdì con la Croazia nei quarti, in cui la squadra di Tite continuerà a voler mostrare perché si sia presentata al via di questo Mondiale occupando il n.1 del ranking Fifa. Se verranno sconfitti anche i croati, poi ci saranno nuove sfide, ancor più affascinanti, magari con l’Argentina di Messi per prendersi la rivincita della finale dell’ultima Coppa America. Con tutto il rispetto per la Pulce, non potrebbe esserci stimolo maggiore nel cammino verso l’hexa, il sesto titolo mondiale che il Brasile attende da 20 anni. «Nel 1958, in Svezia, camminavo per le strade pensando che volevo mantenere la promessa fatta a mio padre - ha scritto oggi Pelé rivolgendosi ai nazionali di oggi -. So che molti della Seleçao hanno fatto promesse del genere e andranno anche loro in cerca della loro prima Coppa del Mondo». E allora sarebbe ancor più bello conquistarla percorrendo questa strada, almeno idealmente, insieme al Rei, l’incarnazione del calcio che diventa arte.
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