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Mondiali ai quarti, ecco la Top 11 delle magnifiche otto: sorprese Bono, Gvardiol e Richarlison

Tra critiche e sorprese, si avviano al rush finale i Mondiali in Qatar. Che sarebbe stata una kermesse tormentata, si sapeva già dalla vigilia. Il tema sempre caldo dei diritto umani pendeva e pende come una spada di Damocle sulla scelta di far disputare in questa ampia zolla di Mondo la manifestazione calcistica per eccellenza.

La top 11 dei Mondiali fino ai quarti

Bono (Marocco): Ha vinto il suo testa a testa con il croato Livakovic della Croazia perché, pur avendo parato meno rigori (nella lotteria decisiva contro la Spagna), non si può ignorare il fatto che sulla storica qualificazione del Marocco ci siano le impronte delle sue manone.

Dumfries (Olanda): La sua esperienza ai Mondiali, proprio come quella in Italia con l'Inter, è stata carica di alti e bassi. A far la differenza, il rendimento nelle ultime gare: quelle che contano. Contro gli Usa ha messo a referto un gol e due assist entrando in tutte le azioni da gol degli Orange.

Thiago Silva (Brasile): Nel Brasile spumeggiante e ultra-tecnico - come da tradizione - è lo strato solido. Insieme a Marquinos, ex compagno di squadra al Psg. Impeccabile, finora.

Gvardiol (Croazia): Un muro di cemento armato. Marcatori forti così col piede mancino non ce ne sono moltissimi: sicuro e puntuale nella marcatura. Mezza Europa ha acceso i riflettori sul giovane mancino croato che sta impressionando in Qatar.

Theo Hernandez (Francia): L'infortunio del fratello Lucas, se non altro, gli ha offerto l'opportunità di dimostrare quanto valga. Un treno che anche passando dal rossonero del Milan del Milan al Blue dei transalpini viaggia sempre alla stessa velocità. Oltre a sfornare assist decisivi.

Bellingham (Inghilterra): Signore e signori, eccoci di fronte a un predestinato. Che già aveva mostrato il proprio valore un anno e mezzo in occasione degli Europei. Quantità e qualità abbinate alla perfezione. Un piedino sempre rovente e quell'attitudine per il gol che è da sempre nel Dna dei centrocampisti top inglesi.

Bruno Fernandes (Portogallo): Una delle squadre che ha impressionato di più nella prima fase dei Mondiali, nonostante i mal di pancia di CR7. Guidato dalla saggezza e dalla qualità del suo fantasista con licenza di svariare su tutto il fronte dell'attacco.

Messi (Argentina): L'uomo più atteso di tutti. Dopo l'avvio-choc coinciso con la sconfitta dell'Argentina contro l'Arabia, ha letteralmente caricato i suoi compagni sulle spalle e non ha più sbagliato (poco importa per il rigore fallito con la Polonia). Non avrà altre chance per accostarsi al suo illustre precedessore Maradona. Sarà l'ultimo Mondiale, comunque vada.

Mbappè (Francia): Il migliore di tutti, al momento. Un'etichetta che non sorprende affatto. La doppietta mondiale della Francia passa principalmente dalla sua immensa capacità di trasformare in oro tutto ciò che tocca. Un Re Mida che guida la squadra favorita.

Richarlison (Brasile): Che il Brasile sarebbe stato protagonista era nell'aria. Che l'uomo copertina sarebbe diventato l'attaccante del Tottenham (non un titolarissimo con la squadra di Conte), ecco, questo sorprende. Un “titolo” che ha guadagnato a suon di gol e, soprattutto, con una rovesciata diventata bene presto il gol-copertina dei Mondiali. Adesso viene il difficile.

Vinicius Junior (Brasile): speedy Vinicius è imprendibile. Condiziona come pochi le partite. E mentre Neymar vuole finalmente alzare la Sexta c'è già chi insidia il suo... trono di giocatore brasiliano più rappresentativo di questo periodo storico.

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