Martedì 24 Dicembre 2024

Una playlist per te. Quando a Sanremo vince la "critica"

Mia Martini, E non finisce mica il cielo (1982), Almeno tu nell’universo (1989), La nevicata del ’56 (con Mijares nel 1990)
Matia Bazar, Vacanze romane (1983) e Souvenir (1985)
Patti Pravo, Per una bambola (1984), E dimmi che non vuoi morire (1997) e Cieli immensi (2016)
Enrico Ruggeri, Rien ne va plus (1986)
Fiorella Mannoia, Quello che le donne non dicono (1987) e Le notti di maggio (1998)
Enzo Iannacci, La fotografia (con Ute Lemper nel 1991)
Nuova Compagnia di Canto Popolare, Pe’ dispietto (1992)
Cristiano De Andrè, Dietro la porta (1993) e Invisibili (2014)
Giorgio Faletti, Signor tenente (1994)
Giorgia
Elio e le storie tese, La terra dei cachi (1996) e La canzone mononota (2013)
Piccola Orchestra Avion Travel, Dormi sogna (1998)
Daniele Silvestri, Aria (1999), Salirò (2002) e Argentovivo (con Rancore nel 2019)
Samuele Bersani
Elisa, Luce-Tramonti a Nord-Est (2001)
Sergio Cammariere, Tutto quello che un uomo (2003)
Mario Venuti, Crudele (2004)
Nicola Arigliano, Colpevole (2005)
Noa, Un discorso in generale (con Carlo Fava e il Soling String Quartet nel 2006)
Simone Cristicchi, Ti regalerò una rosa (2007)
Tricarico, Vita tranquilla (2008)
Afterhours, Il paese è reale (2009)
Malika Ayane, Ricomincio da qui (2010) e Adesso e qui-Nostalgico presente (2015)
Roberto Vecchioni, il 25 giugno saranno 80
Ermal Meta tifa Bari
Ron, Almeno Pensami (2018)
 

"E non finisce mica il cielo" se non vinci Sanremo. Anzi. C'è un premio che rompe. C'è dal 1982, da quando Mia Martini lo ha suscitato. Una statuetta che da allora fino a ieri, solo 5 volte su 38 anni, è finita nelle mani di chi il Festival poi lo ha ufficialmente vinto. Il riconoscimento di una "critica" che ci tiene a staccarsi dal giudizio popolare, a dirsi esperta contro le sensazioni generali. Tante giurie, altrettanti criteri, ovvio. Sano. E forse il senso è proprio questo: cercare una giustizia delle cose che oltrepassi, spesso invano, il divano. Il potere un po' radicale, per altri versi chic, incondizionato (talvolta però condizionabile) di dire a chi sta fuori dalle sale che non ci ha capito nulla di quello che vale. Di fidarsi del mestiere assoluto, delle lungimiranze. Dell'orecchio isolato delle maestranze opposto allo sguardo assolato, desolato delle tendenze. Nel 1995 Giorgia, nel 2001 Elisa, nel 2007 Simone Cristicchi, nel 2011 Roberto Vecchioni e nel 2020 Diodato. Tre vittorie per Mia Martini, Patty Pravo e Daniele Silvestri, due i Matia Bazar, Fiorella Mannoia, Samuele Bersani, Elio e le Storie Tese, Cristiano De André e Malika Ayane. Una lista sorprendente. "Sai, la gente è strana, prima si odia e poi si ama. Cambia idea improvvisamente...Sai la gente è matta, forse troppo insoddisfatta, segue il mondo ciecamente e quando la moda cambia lei pure cambia. Continuamente, scioccamente". Ma "tu, tu che sei diverso, almeno tu nell'universo non cambierai. Dimmi che per sempre sarai sincero. E che mi amerai davvero". Mimì.

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