Venerdì 22 Novembre 2024

Una playlist per te. Sanremo super ospiti: quanto mi costi...ma quanto mi manchi!

 
Celine Dion, “My Heart Will Go On” (1998). Il Titanic era affondato da poco, lei volava sulle ali di un successo planetario
Damien Rice, “Cannonball/The Blower’s Daughter” (2014). Una chitarra acuta e una voce che pizzica le corde
David Bowie, “Little Wonder” (1997). Il Duca Bianco presenta i singolo estratto dal suo 20esimo album, Earthling. E l’Ariston soffre di gioia
Depeche Mode
Destiny’s Child, “Survivor” (2002). Total white per Beyoncè &co. che percuotono il Festival di Baudo
 
Ed Sheeran, “Thinking out loud” (2015). La finale cade proprio il 14 febbraio, il rosso la dedica a tutti gli innamorati
Elton John, “Candle in the wind- A Word In Spanish” (1989); “Don’t Go Breaking My Heart” (1994); “Your song- Sorry Seems To Be The Hardest Word- Blue Wonderful” (2016). Le parteciazioni di Elton John: una manciata più una mancata (nel 1995)
Eminem
Take That, “Relight My Fire” (1994). Ancora si sente l’eco delle ragazzine che urlavano al miracolo. C’era ancora Robbie Williams, A Sanremo si sono portati anche Lulu, star degli anni ’70
 
Katy Perry, “Hot n cold” (2009). Tutto nel titolo, niente da aggiungere
Lenny Kravitz, “I’ll Be Waiting” (2008). Ricci e tasti. Rock e sensualità
Madonna, “Frozen” (1998). Un’apparizione, algida e fluida.
Oasis, “Go Let It Out” (2000). Quando i fratelli Gallagher erano parenti (non ancora serpenti)
One Direction, “Always in my heart“ (2012). Più o meno come i Thake That, ma vent’anni dopo. Cambiano le cose...
Placebo, “Special K” (2001). Il rock quello serio? Spacca le chitarre e distorce gli amplificatori
Queen, “Radio Ga Ga” (1984). Quando a Freddie Mercury non gliene fregava un baffo del playback a cui l’hanno costretto. E spostò il microfono per dimostrare l’inganno
R.E.M. “Daysleeper/Lotus” (1999). La storia, sul palco dell’Ariston
Ricky Martin, “Livin’ la vida loca” (2017). tutto pop, molto star
Blur “Charmless Man” (1996). Senza la chitarra di Graham Coxon (sostituita da un cartonato a grandezza naturale), è la stessa band che ha riempito Hyde Park di Londra per la reunion e noi ce l’avevamo a Sanremo a tempo debito
Witney Houston, “All At Once” (1987). Un debutto da standing ovation
Europe “The Final Countdown” (1987). Quella sera Simon Le Bon cantò con una gamba ingessata
Diana Ross, “Upside Down” (1993). La disco music in rosa shocking
Peter Gabriel, “Shock the Monkey” (1983). E alla fine si lancia con una fune sulla gente del Teatro: shock in the Ariston

Quanto mi costi, ma quanto mi manchi... Ebbene sì, c'è stato un momento in cui a Sanremo gli ospiti erano davvero super, incredibilmente internazionali. Segno di un riconoscimento oltre frontiera dell'evento musicale più importante del panorama italiano. Ma anche di possibilità che ormai sembrano decisamente fuori portata, nelle tasche degli organizzatori come nelle teste degli spettatori. I nomi più potenti della scena, quelli che riempivano il mondo di musica, nel loro momento di massimo splendore. Certo, esibizioni tutto spettacolo e poca (o niente) musica, considerato il playback imperante degli anni '80 (infatti questa playlist è piena degli originali). In perfetto stile Sanremo potrebbero obiettare i detrattori. Vero, in parte. Ma vuoi mettere andare all'Ariston e trovarti davanti Freddie Mercury, baffo compreso, intonare Radio Ga Ga senza microfono, per dimostrare l'inganno?  

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