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Evviva il Festival “scacciapensieri” adatto a tutte le età

Confusi e felici ma preoccupati, per questo 72esimo Festival di Sanremo, il terzo dell’era Amadeus. La preoccupazione è ovviamente per la situazione sanitaria in continua evoluzione. Dopo l’edizione 2021, (quella più che della rinascita, della “ricrescita” visto che per le vicissitudini del 2020 avevamo perso i capelli) cerchiamo di affrontare con “positività” l’annata 2022… come ha già comunicato il maestro Vessicchio, ormai guarito e pronto a dirigere Le Vibrazioni.
Siamo felici, perché per una settimana non si parlerà di elezioni e Covid, ma pure confusi al pensiero del fantastico via vai che ci sarà sul palco dell’Ariston con Amadeus a regolare il traffico, per questo suo festival inclusivo, ecumenico e onnicomprensivo, che rappresenta un riassunto dello spettacolo italiano.
I cantanti sono divisi in tre categorie, quelli che piacciono ai nonni (gli immarcescibili del melodico) quelli che piacciono ai genitori (gli irriducibili del pop) e quelli che piacciono ai figli (gli incomprensibili del rap, trap, autotune e figli di Maria De Filippi).
È stata anche abolita la serata nuove proposte e non saremo costretti ad ascoltare da ignoto 1 a ignoto 8 fino allo sfinimento, infatti, i due selezionati a Sanremo giovani, saranno in gara con gli Artisti. Ovviamente, si potrà rischiare un caso Jalisse, ma se consideriamo che è il festival della canzone italiana e non quello dei cantanti, l’importante è che vinca un brano che non si dimentica facilmente a prescindere da chi lo interpreta e il riferimento è per Ana Mena, “spagnoletta” in gara.
A proposito di canzoni italiane, la serata cover prevede anche l’esecuzione di brani stranieri, un’autentica rottura della tradizione che interrompe il loop dei brani sanremesi e costringe i nostalgici a fare i conti col passato e i puristi a discettare sulle rivisitazioni.
Anche le co-conduttrici sono nel solco tradizione/innovazione, e, perfidamente, ci immaginiamo già le polemiche se Drusilla Foer verrà dichiarata la più stilosa delle cinque o se l’ufficiale giudiziario busserà al camerino della diva Ornella Muti per pignorarle il cachet, su richiesta del Teatro di Pordenone per la mancata partecipazione a una serata, saltata dall’attrice per andare a cena con Putin.
Sappiamo già che a trascinarci fino alle prime ore del mattino, oltre le esibizioni, sarà la caterva di ospiti, superospiti e ospiti stratosferici. Ecco, sul punto, noi avremmo qualche perplessità, per la presenza di cantanti come Cesare Cremonini o Laura Pausini che avrebbero potuto partecipare alla competizione. Ci lascia perplessi anche tutto l’entusiasmo per i Måneskin, perché, a nostro avviso era doveroso che si ripresentassero all’Ariston dove tutto era iniziato l’anno scorso con la vittoria al Festival e poi all’Eurofestival e vabbè che hanno aperto il concerto dei Rolling Stones, ma, appunto, non sono i Rolling Stones.
Quanto ai comici, fidiamo sulla novità di Checco Zalone, che, speriamo, sia politicamente scorrettissimo e rompa veramente la liturgia del festival.
E per la felicità di Amadeus è arrivato anche Fiorello («Ci sarà tutte le sere del Festival? Io ci spero. Intanto, non so nemmeno cosa farà nella prima», ha detto il presentatore), stressato dall’assemblea condominiale nella quale si discuteva dell’installazione di un ascensore nel palazzo veneziano nel quale possiede un appartamento. All’Ariston si potrà sicuramente rilassare… sul palco ci sono sempre le scale.

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