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Gianni Morandi e Massimo Ranieri da Canzonissima «alle sfide a scopa»

Quell’edizione del 1969 la vinse Morandi con «Scende la pioggia». L’anno dopo la spuntò «Vent’anni» di Ranieri, che avrebbe fatto il bis 24 mesi dopo con «Erba di casa mia».
E poi Sanremo, che vide Morandi nel ruolo di vincitore, di sconfitto, di ospite e, nel 2011 e 2012, di conduttore. Occasioni nelle quali chiamò sul palco Ranieri (che Sanremo lo ha vinto nel 1988 con “Perdere l’amore”) perché duettasse con lui. Oltre cinquant’anni di rivalità e amicizia. Gianni Morandi, 77 anni, e Massimo Ranieri, 70, si sfidano ancora sul palco dell’Ariston. Come Gianni Rivera e Sandro Mazzola. Rivali ma amici. Morandi torna a Sanremo dopo 22 anni, Ranieri addirittura dopo 25. Dopo le prime tre serate è in vantaggio il “ragazzo” di Monghidoro, terzo in classifica, mentre Massimo è settimo. «Sì la rivalità c’è – racconta Ranieri – ma negli anni siamo diventati amici. Al Teatro delle Vittorie giocavamo a scopetta nei camerini. Ecco qui a Sanremo mi manca questo, perché la vita nei camerini è sacrificata dal rigido protocollo anti Covid e, nel backstage, non c'è nessuno nei corridoi. Un peccato perché era quella la sede «per dire quattro cazzate, bere un caffè o fumare una sigaretta».
Definisce la sua “Lettera di là dal mare” il testo più potente del Festival e sa di aver sbagliato alla prima di martedì: «Mi ha vinto l’emozione. Prima ero più giovane, incosciente. Beati i ragazzi di oggi, li invidio. Salgono sul palco senza paure». La canzone parla di migranti e parla anche di lui, del suo primo viaggio alla scoperta dell’America, all’età di 13 anni, «cinque giorni su una nave che era un puntino nell’Oceano, un viaggio meraviglioso ma terrorizzante, giorni passati a vomitare in balia di Dio mentre sembrava che il mare toccasse il cielo. Siamo stati pionieri – osserva Ranieri – e siamo stati accolti, anche se inizialmente venivamo denigrati. Poi invece siamo diventati importanti... Penso a questi poverini che partono e vengono respinti. Deve essere una cosa terribile. È un tema tragicamente ancora attuale».
Il segreto è non arrendersi, trovare nuovi stimoli e l’adrenalina. «Sono pronto a fare il direttore artistico e conduttore del Festival – dice con decisione – Se dovessero propormelo direi di sì. Ho già le valigie pronte e verrei a piedi», confessa. Con lui sul palco vedrebbe bene Loretta Goggi che conosce dai primi anni Settanta. «Con Loretta c'è affetto, amicizia, stima. È una brava attrice, sa cantare, sa presentare... Non sarebbe perfetta, sarebbe perfettissima per Sanremo. Ci capiremmo con uno sguardo», aggiunge.
Della sua voce, che considera «un dono della mamma, anzi di Dio», Massimo Ranieri è fiero, ma racconta di non avere mai studiato canto e di averla curata a teatro grazie a Giorgio Strehler che gli insegnò come usarla. Il nuovo album di inediti, arrangiato da Gino Vannelli, uscirà ad aprile. «C’è un inedito di Ivano Fossati, un brano di Pino Donaggio scritto insieme a Pacifico e uno di Giuliano Sangiorgi.
Massimo e Gianni, Gianni e Massimo. Verrebbe da dire “state andando forte”. Morandi sorride: «Con Massimo è stata una vera rivalità, ci temevamo molto, ma abbiamo imparato a riderci su – racconta – Poi nel tempo le nostre strade hanno preso direzioni diverse: lui si è dedicato al teatro, io più alla musica. Entrambi abbiamo avuto momenti di difficoltà e ci siamo ripresi». Insomma amici... Sì ma... «sotto sotto un po’ di rivalità c'è – racconta Gianni – ma le canzoni che abbiamo portato in gara sono tanto diverse».

Dalla sua ha anche l’appoggio di Lorenzo Jovanotti, autore del brano. «Ci sentiamo tutti i giorni, ci diamo consigli. Mi ha detto che sto andando forte. Nella vita ci sono tante esperienze positive e altrettante negative. Quando si chiuse l’epoca degli anni Sessanta pensavo che nessuna porta si sarebbe più riaperta. Poi la fortuna mi ha aiutato ancora. Ho sbagliato tante cose, ma gli errori ti fanno arrivare dove sei. Rifarei tutto quello che ho fatto, senza rimpianti. Un desiderio? Una tournée con Barbra Streisand. Reinventarsi è fondamentale: finché c'è la fiamma dentro vale la pena andare avanti a fare questo mestiere. Come canto in Apri tutte le porte l’abitudine è una brutta bestia. Finché ce la faccio, voglio stare in mezzo alla gente». C’è ancora Massimo da battere.

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