Venerdì 22 Novembre 2024

Sanremo, tra vecchi debuttanti e giovani veterani. Una gara tra carriere, generi e generazioni FOTO

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ventotto canzoni, mai così tante, oltre quaranta (per la precisione 43) tra cantanti e musicisti. Ci sarà tutta una scena sul palco di Sanremo. A cominciare da quell'altro popolo in gara, quello degli autori dei brani in concorso al prossimo Festival. Quello nascosto in bella mostra, quello che pur da dietro le quinte è capace di attirare attenzioni sul palco (palco magari calcato personalmente appena l'anno prima). Qualche nome lo ha annunciato lo stesso direttore artistico (e co-conduttore con Morandi) Amadeus la sera della sfilata dei Big a Sanremo Giovani. Consapevole (forse) che fa gioco, che moltiplica la celebrità, che unisce i "pubblici", che può creare una specie solidarietà del voto. Ed è una buona cosa, lo spettacolo l'ha imparato dalla musica, la musica lo sa fare. Inventare legami, ignorare le differenze, vivere di affinità elettive. Così, tra i cantautori puri come i nativi siciliani Colapesce-Dimartino e Levante, tra Grignani, Articolo 31, Ultimo, Coma Cose... si annidano penne dell'attualità musicale come Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari («Giovani Wannabe», ad esempio, è stato il brano italiano più ascoltato in radio nel 2022) che ha scritto per Leo Gassman. O Damiano David dei Maneskin (uno che al Festival prima e all'Eurovision dopo deve il definitivo lancio internazionale della sua band, che corre verso i Grammy) che firma il pezzo di Mara Sattei. Affascinante, suggestiva, quantomeno creativa la collaborazione tra La Rappresentante di Lista (il duo formato dal palermitano Dario Mangiaracina e Veronica Lucchesi infila così la quarta partecipazione consecutiva al Festival) e i Cugini di Campagna. Bianconi dei Baustelle che mette le parole ad Anna Oxa (ma il venerdì sarà ospite di Coma Cose, mentre Sethu interpreterà la sua «Charlie fa surf»). Fino a Dardust e Calcutta, due mostri sacri delle produzioni contemporanee per due giovani dai grandi numeri (e prospettive) come Ariete e Lazza. Il Festival lo sa fare. Mettere insieme carriere e generi e generazioni. Che quella di Amadeus sia una proposta o una risposta ad una richiesta, nei suoi anni ha indiscutibilmente inscenato lo spettacolo giusto per recuperare gli appassionati perduti (i detrattori se ne facciano una ragione), per celebrare o lanciare. Affermati ed esordienti sono categorie che talvolta si confondono: basti pensare che all'Ariston, da domani a domenica, per il 73esimo Festival di Sanremo i Cugini di Campagna e gli Articolo 31 saranno "vecchi" debuttanti a dispetto di giovani veterani tipo Tananai, gli stessi Coma Cose e Ultimo, Madame, Mengoni. Sia che riempiano gli stadi o i contatori degli streaming, la lista (lunghissima) li ha messi insieme tutti. E c'è ancora un altro popolo, quello della serata Cover. E un'altra gara nella gara che porterà sul palco due ex ragazzi di periferia, gente del calibro di Ramazzotti a duettare con Ultimo. Elisa con Giorgia, tra le voci più enormi del panorama italiano. Grignani con Arisa. Ultimo, Mengoni, Giorgia. Avrebbero potuto essere superospiti, invece di esporsi alle insidie della gara. Ma se il primo ha una questione in sospeso col Festival (per l'anno in cui arrivò secondo), tutti e tre è lì che hanno cominciato a vincere. Se Ultimo fa Ultimo, Mengoni fa Mengoni e Giorgia canta Giorgia, il podio... chissà! La verità è che, si sa, Sanremo (quello di oggi più che mai) ti può cambiare la vita artistica, la può consacrare o rilanciare. La può celebrare o condannare. Si può arrivare ultimi e vincere, vincere e scomparire. La verità è che il Sanremo di questi anni è tornato ad essere un'ambizione. La vetrina nella strada della moda e pure l'esercizio commerciale delle case discografiche. Peccato solo che tra le sei ex Nuove Proposte nessuna arrivi dal Sud. Strano che le donne siano 11 su 28 (e scendono a 9, se si considera che Paola e Chiara saranno unico concorrente e California è una dei due Coma Cose... ma il merito non ha sesso, su questo Ama è sempre stato chiaro). La verità è che per tutta una settimana il mondo italiano vivrà lì, che il Festival lo vedrà anche chi si ostina a dire di non guardarlo, che non c'è controprogrammazione che tenga, che di errori se ne commetteranno, di polemiche ne nasceranno e si risolveranno. Sanremo lo sa fare. Sanremo è sempre Sanremo.

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