«Io sono stata a vivere e lavorare in America, e non mi è mai capitato di andare nella suite di un produttore. Sarà che ho avuto un padre napoletano, sono stata attenta, sono cresciuta sapendo che è meglio non avventurarsi nel bosco sapendo che c'è il lupo. La consapevolezza è importante». Parola di Ornella Muti. «Stiamo vivendo un momento di m...a - dice -. Sempre più ragazze vengono assalite e violentate. La colpa è del lupo, cioè dell’uomo. Dobbiamo proteggerci e avere una società che ci protegga, ma anche insegnare ai nostri figli maschi a rispettare le donne, fargli capire che non vanno 'usate'. E’ inutile mettere un hashtag, c'è la realtà di tutti i giorni». Qualche mese fa l’attrice ha vinto il Ciak d’oro con la serie Sirene: «Stare su un set al femminile mi ha confermato la convinzione che una società governata di donne sarebbe di gran lunga migliore. Hanno governato finora solo gli uomini, e il risultato qual è? È ora che le donne si uniscano, aiutiamo questi ragazzi». Sirene «è stato uno dei pochi progetti che ha dato grande spazio alle attrici. Sono contenta sia andato bene. E' stata un’avventura straordinaria, la rifarei mille volte. L'atmosfera era bellissima, di complicità. Io poi non ho mai vissuto rivalità con le donne, è solo un limite. Il nostro è un lavoro in team, il divismo lo trovo inappropriato». Ripercorrendo la sua carriera, con clip dei suoi film, ricorda Ugo Tognazzi come «un fratello maggiore, sensibile, attento, divertente, e generoso. Lo dico con il cuore perché mi sembra sia uno degli attori che negli ultimi tempi venga maggiormente dimenticato. E mi dispiace molto, con lui mi sono sempre sentita al sicuro». Adriano Celentano (con cui conferma, rispondendo a una domanda dal pubblico, di avere avuto una storia) «quando ci ho lavorato, era molto divertente». Carlo Verdone «è un grande regista, rende tutto un divertimento, anche perché scherza facendo il serio. Rilavorerei subito con lui». Dino Risi «l'ho sempre temuto». Mario Monicelli «lo ammiravo moltissimo, sapeva quello che voleva, e viveva secondo i suoi ideali». Francesco Nuti «mi ha regalato dei ruoli molto belli e diversi». A chi le chiede chi consideri sua erede, risponde: «Ci sono tante giovani attrici favolose, come Denise Tantucci, Valentina Bellè, Miriam Leone, Valentina Lodovini... ma il concetto di erede non mi piace, ognuna di noi deve avere il suo carattere». Gli uomini «li ho idolatrati e idealizzati, ho voluto credere nel principe azzurro e questo mi ha annebbiato la vista. Mi hanno fatto del male? Forse, ma li ho armati io. Oggi mi domando se riuscirei ad avere un compagno». Non parteciperebbe a un reality: «Credo sia un format spinto, ti mettono in condizioni di disagio, di star male. Trovo senza senso andare su un’Isola tanto per mostrare il fondoschiena, a far finta di avere fame quando magari dall’altra parte dell’isola, c'è chi soffre davvero. Apprezzerei invece un reality in cui gli attori venissero spediti in India ad essere davvero utili per gli altri. L’unico che apprezzo è Pechino Express, dove almeno bisogna mostrare le proprie capacità». E’ appena tornata da Mosca dove ha debuttato in teatro «con uno show eclettico (intitolato The Crystal palace, ndr), che unisce balletto con ballerini del Bolshoi, dramma, opera e allegorie... meraviglioso».