A fine novembre Valeria Raciti, 30 anni, è stata proclamata ottava vincitrice di Masterchef, il talent culinario per eccellenza (in onda su SkyUno) che ha stravolto le abitudini culinarie degli italiani, introducendo nel nostro lessico quotidiano termini come “mappazzone” e “impiattamento”.
Ma le regole e i tempi televisivi hanno imposto il silenzio alla 31enne originaria di Aci Sant'Antonio, e così solo da un paio di settimane può godersi un bagno di celebrità fuori dalle cucine e in libreria, intascando il premio in gettoni d'oro e pubblicando il suo libro di ricette: “Amore curiosità istinto. La mia cucina felice” (Baldini+Castoldi).
Valeria Raciti sognava di indossare un grembiule a pois e direttamente dalla cucina genuina e casalinga made in Sicily - «avvolta dall'abbraccio dell'Etna e del mare, la mia generosa terra diventa una tela bianca, una base su cui dipingere la mia identità culinaria sempre in divenire» - le si sono spalancate molte possibilità, in attesa di coronare il sogno di aprire un ristorante tutto suo. Nel frattempo, un tour nazionale le sta permettendo di incontrare i suoi tifosi e i fans del cooking show - tifosi degli chef Cannavacciuolo o Barbieri - e in occasione della tappa messinese la Gazzetta del Sud l'ha intervistata, partendo proprio dal suo, forzoso, silenzio.
Come ha fatto a non urlare la sua vittoria sui social?
«Ho tenuto il segreto della vittoria per tre lunghi, lunghissimi mesi. A parte mio marito che era al mio fianco alla proclamazione e davanti le telecamere, solo pochissime persone lo sapevano. Alla mia famiglia avevo detto che in finale avevo perso contro Gloria Clama».
Perché lei?
«L'ho sempre stimata sin dall'inizio. In comune avevamo una grande voglia di riscattarci e tornare a sorridere».
Le dicevano che doveva essere più agguerrita…
«Era diventato un tormentone. Ma credo che la mia indole mi abbia aiutato molto per la vittoria finale».
L'apice s'è raggiunto nella puntata dentro la cucina del tre stelle Michelin, David Munoz?
«Ero così felice e mi godevo il momento! Masterchef per me è stato un infinito giro di giostra».
Quale era la sua motivazione?
«La voglia di ritrovare la felicità. Mi sono iscritta perché mi piace cucinare e farlo mi rende felice. Partecipare a Masterchef significava poter essere sorridente per sempre».
Dai suoi primi piatti a quelli della finale è palese la sua crescita. Ci aiuti a capire il dietro le quinte.
«Tutto compreso, Masterchef dura circa tre mesi. Noi stavamo in un residence con a disposizione un piccolo cucinino in cui era impossibile fare cotture elaborate. Ma tolti i tempi televisivi, fra spostamenti e riprese, eravamo liberi di approfondire tecniche. Abbiamo studiato molto in modo autonomo per cercare di stare al passo, consapevoli che presto o tardi sarebbero arrivati Iginio Massari, la prova del gusto e gli chef stellati».
Cannavacciuolo, Barbieri e Locatelli. Accanto a quale chef vorrebbe lavorare?
«Tutti e tre. Una scelta impossibile».
Con Bastianich per i suoi piatti italo-americani?
«…da provare, ma l'ipotesi un po' mi terrorizza».
E adesso cosa farà?
«Sogno di aprire un mio ristorante nel Catanese. Vengo dalla cucina casalinga e si sono aperte molte possibilità ma prima di aprire un locale sono consapevole che per fare ristorazione è necessario sviluppare un lato manageriale».
In tutti i suoi piatti c'è un richiamo al gusto siciliano.
«La cucina siciliana fa parte di me, l'adoro ma la considero un punto di partenza. Per me non ci devono essere confini nel gusto».
Quando ha capito che poteva vincere?
«Sono sincera, anche in finale non credevo di potercela fare. Ma quando ho fatto la sfera di melograno sotto gli occhi di Heinz Beck, qualcosa è cambiato».
Con Gilberto Neirotti che tipo di rapporto c'era?
«All'inizio abbiamo avuto screzi ma alla fine ci siamo accettati. È un ragazzo giovanissimo e credo che debba smussare il suo carattere».
In cucina e davanti alle telecamere c'è stato anche suo marito.
«Siamo assieme da quindici anni. Mi ha fatto sentire a casa anche davanti alle telecamere».
È Pasqua: ci consiglia un menù dalle sue ricette?
«Apriamo con “Davide c'ha creduto”, baccalà in oliocottura, insalatina di carciofi, salsa di mandorle, crumble alle olive e mandorle e fiori di rosmarino. Segue “Nord e Sud”, un risotto al limone, gambero rosso di Mazara del Vallo e pistacchi di Bronte; il secondo è “In bilico”, una triglia croccante, cupoletta di verza con sorpresa di seppie e gamberi rossi di Mazara del Vallo su guazzetto nero all'arancia. Infine, il “lieto fine”, il dolce della finalissima, un gelato alla ricotta di pecora, terra al pistacchio, spugna agli agrumi e salsa ai lamponi».
Adesso è felice?
«Sì. Adesso sì».
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