Giovedì 14 Novembre 2024

Il Vaticano sdogana i tatuaggi: non sono anticristiani, né farli in una chiesa è profano

Un tatuaggio di Silas Becks, 39 anni, artista-tatuatore di Stoccarda
Un tatuaggio di Silas Becks, 39 anni, artista-tatuatore di Stoccarda
Un tatuaggio di Silas Becks, 39 anni, artista-tatuatore di Stoccarda
Un tatuaggio di Silas Becks, 39 anni, artista-tatuatore di Stoccarda
Un tatuaggio di Silas Becks, 39 anni, artista-tatuatore di Stoccarda
Un tatuaggio di Silas Becks, 39 anni, artista-tatuatore di Stoccarda
Un tatuaggio di Silas Becks, 39 anni, artista-tatuatore di Stoccarda
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Tatuare la propria pelle non è incompatibile con la religione cristiana ed effettuare un tatuaggio davanti all’altare non può essere considerato un atto di profanazione. E’ quanto afferma un articolo dell’Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede, che dando voce a Markus Breuer, presidente della Katholischen Erwachsenenbildung (Keb) di Francoforte sul Meno, organismo educativo (collegato alla Chiesa) che lavora con gli adulti, sottolinea come il tatuaggio non sia «nulla di proibito, di sacrilego», anzi è «una secolare tradizione cristiana, un segno di devozione, che "ci plasma per tutta la vita"». Il giornale vaticano riferisce che qualche settimana fa, nella navata gotica della Liebfrauenkirche della città tedesca, si è potuto assistere a una scena insolita (che ai cattolici più "ortodossi» è sembrata quasi una provocazione): Silas Becks, 39 anni, artista-tatuatore di Stoccarda, circondato da cameraman televisivi e fotografi, ha dato il via, con il sostegno della diocesi di Limburg (nel cui territorio Francoforte si trova), alla campagna Tätowieren vor dem Altar, «Tatuare davanti all’altare», organizzata dalla Keb. E a benedire gli utensili è intervenuto addirittura il frate cappuccino Paulus Terwitte, 62 anni, a capo del monastero di Liebfrauen, personaggio noto in Germania in virtù del suo impegno nelle questioni sociali, autore di libri e presentatore televisivo, ma soprattutto «anima» della Fondazione Franziskustreff che si occupa di assistere poveri e senzatetto. «Nell’antichità decorare o marchiare il corpo per testimoniare la propria fede era una caratteristica dei cristiani» e tale tradizione può essere considerata in definitiva un «segno di devozione», ha affermato il religioso, precisando che «ovviamente dipende anche dal tatuaggio": un teschio insomma susciterebbe delle domande, ma non certo una croce o la scritta «Fede» o «Cielo», fra gli otto piccoli motivi calligrafici di carattere religioso che, chi si è sottoposto al tatuaggio di Becks, ha potuto scegliere. Markus Breuer osserva che «portare queste immagini eterne sul proprio corpo è cosa ancora molto diffusa, soprattutto nei luoghi di pellegrinaggio, come una sorta di timbro nel libro di viaggio». Si possono trovare molti resoconti da Gerusalemme, Loreto, Santiago de Compostela o nei Balcani, dove si legge che "i francescani in particolare tatuavano i pellegrini» e collegamenti fra tatuaggio e battesimo. E con la nuova campagna, che è solo all’inizio, l’Educazione cattolica degli adulti tedesca vuole dimostrare che la Chiesa è vicina al suo popolo, in particolare ai giovani. L’Osservatore Romano ricorda anche la «sacra tradizione» dei "marcatori lauretani» e dei «tatuaggi sacri e profani della Santa Casa di Loreto», oggetto di un libro risalente al 1889 della scrittrice Caterina Pigorini Beri.

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