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Quei palloni smarriti e la generazione dei cortili

Voi non potete capire cos'è stata per noi quella foto. Centinaia di palloni provenienti sin dagli anni 70 finiti a puntate sul tetto della chiesa millenaria di San Tommaso ad Ascoli che all'improvviso per caduta procurata piovono dall'alto rimbalzando e riemergono dal nostro passato di porte improvvisate in una piazza, un cortile, un giardino, con quattro cappotti ammassati sul rettangolo a sghimbescio dei nostri pomeriggi o della domenica mattina, pilastri indistruttibili sulla linea immaginaria del campo di strada ma guarda ch'è uscita è battuta sicuro ma non lo dire nemmeno come fai a sostenerlo non è proprio possibile. Un tesoro inaspettato riscoperto per purissimo caso.
Il Super Santos o normale, il San Siro, bianconero o arancione, il pallone di cuoio sdentato gonfiato a puntate dal benzinaio di fiducia che lo "spillo" mancava e poi vetri rotti e il balcone irraggiungibile che la signora è uscita e ce ne possiamo andare per oggi si chiude proviamo domani ma insomma prima o poi ve lo buco questo maledetto pallone. Ma ogni volta lo dovevi riavere altrimenti era persa la storia e le preghiere al colpito di turno erano un rito sacro e costante.
Raccolti dai coppi accatastati sul tetto della chiesa nel mezzo di centinaia di partite interrotte all'improvviso, quei palloni sono rimasti lì per decenni, fin quando la sorte li ha fatti rivivere.
Un immaginario collettivo di partite sudate e felici s'è aperto all'improvviso davanti ai nostri occhi ricordando le corse sulla ormai liberata fascia laterale e le rare azioni corali invece di andare tutti appassionati appresso alla palla, i calci d'angolo battuti di fretta e la visione di gioco inventata.
Era l'aria pulita di una partita interminabile ovunque possibile che avevamo, e chi l'ha vissuta è rimasto a guardare la foto per cercare di dare un nome sicuro a quei ricomparsi cimeli perduti, per cogliere con esattezza la marca e il modello. È un vero patrimonio da non disperdere quello ritrovato per caso ad Ascoli, da museo della vita, bisognerebbe in qualche modo provare ad incorniciarli tutti insieme, generazionale impeto di un Paese intero oggi tristemente fuori dai giochi mondiali.

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