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Aborto, la sentenza che spacca l'America. Nel mirino anche nozze gay e contraccettivi

Se il giudice capo John Roberts è apparso confuso, al punto da votare prima a favore e poi ammettere che il dispositivo «è andato troppo oltre, mettendo a rischio il sistema legale», le parole di Samuel Alito, che ha scritto le 78 pagine della disposizione, appaiono dure, molto più del peso della stessa sentenza: «La Roe v. Wade - scrive - è stata sbagliata fin dall’inizio in modo eclatante, era eccezionalmente debole e ha creato solo danni». Secondo Alito, «la Costituzione non prevede il diritto all’aborto», aprendo di fatto all’attacco ad altri diritti conquistati negli ultimi decenni, e non espressamente previsti da una Costituzione vecchia più di due secoli: la contraccezione e il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
L’altro giudice conservatore, Clarence Thomas, ha rassicurato che il «matrimonio tra razze diverse» non è a rischio e già sottolinearlo dà la misura del bivio storico davanti al quale si trova il Paese. Thomas è il controverso giudice finito nella bufera perché la moglie, Ginni, era stata quella che aveva inviato decine di email a persone dello staff di Trump, spingendole a ribaltare il risultato elettorale e a fermare la proclamazione a presidente di Biden. Ginni è attesa in commissione per deporre, ma tutto ciò che porterà confusione e disorientamento nel Paese giocherà a favore di Trump e del suo cerchio magico, perché davanti a principi fondamentali sotto attacco, alla vita reale degli americani, e all’impatto che questo giro di vite avrà su milioni di persone, l’assalto al Congresso passerà in secondo piano.

Trump, "Vittoria della volontà di Dio"

E ad esultare è stato proprio Donald Trump, che ha parlato di «vittoria della volontà di Dio», dimenticando che l’80 per cento degli americani sarebbe favorevole all’interruzione di gravidanza. Ma proprio la reazione di Trump e l’entusiasmo dei conservatori, che arriva dopo la vittoria sull'estensione del porto d’armi, indicano che la Corte Suprema ha dato un’accelerata a una transizione conservatrice di cui nessuno è capace di valutare la portata.

Contraccettivi e nozze gay il prossimo obiettivo

Il prossimo obiettivo dei giudici saranno le pillole contraccettive e i matrimoni gay, ma bisognerà vedere come ci arriveranno gli Stati Uniti. Perché con la decisione della Corte Suprema, che con 6 voti a 3 ha revocato il diritto all’aborto sancito nel 1973 con la sentenza 'Roe v. Wade', il Paese si trova a un passo dal cortocircuito.

Il giro di vite

Ventisei Stati aspettavano il disco verde della Corte per dare il via ufficialmente al giro di vite, tredici sono in grado di farlo da subito, dichiarando illegale l’aborto. Tra questi Louisiana, Alabama, Kentucky e South Dakota. Altri lo faranno nelle prossime settimane. Migliaia di donne saranno costrette a lunghi viaggi per andare in un altro Stato e sottoporsi a intervento. Ci saranno spaccature tra comunità, quartieri, famiglie, ma anche in modo verticale tra le grandi compagnie e le piccole.

Proteste anche in Texas

Alcune decine di manifestanti si sono radunati davanti all’abitazione del giudice Clarence Thomas a Fairfax, in Virginia. Thomas è uno dei tre giudici conservatori della Corte suprema che hanno votato per cancellare la sentenza Roe v. Wade sul diritto di aborto. «Non controllerete mai il mio corpo», si legge su uno dei cartelli innalzati dai manifestanti.

Mentre non si ferma il flusso di manifestanti a Washington, le proteste contro l’abolizione dell’aborto da parte dei massimi giudici si allargano ad altre città degli Stati Uniti. Denver, Atlanta, Chicago e Philadelphia alcune delle città in cui si stanno svolgendo le dimostrazioni. Ma anche ad Austin, in Texas, uno degli Stati in cui è già in vigore una legge iper restrittiva sull'aborto e che si avvia a vietarlo definitivamente nei prossimi giorni. Al momento tutte le manifestazioni si stanno svolgendo in modo pacifico anche laddove - come nella capitale americana - accanto ai dimostranti pro aborto sono scesi in piazza quelli pro-life che festeggiano la sentenza.

Biden, "E' un giorno triste"

Nel giorno in cui molte grandi aziende americane ( tra cui Disney, Apple, Alphabet, JPMorgan Chase, Meta e Bank of America) si sono dette pronte a coprire le spese di viaggio necessarie ai loro dipendenti per andare ad abortire qualora il diritto fosse loro negato nello Stato di residenza, il presidente Biden ha dato mandato al segretario alla Salute di garantire l'accesso alla pillola abortiva. Biden ha usato frasi nette per bocciare la decisione della Corte Suprema: «E' un giorno triste per l’America e per la corte». «La salute e la vita delle donne in questa nazione - ha aggiunto - è a rischio. Immaginate ragazze portare in grembo un bimbo frutto di un incesto e non avere scelta». L’ex presidente Barack Obama ha parlato di «attacco a milioni di americani», la moglie Michelle di «rabbia e frustrazione», Hillary Clinton di «infamia».

Vescovi Usa: sentenza incoraggiante, ogni vita è sacra

O'Malley ha parlato di una decisione «profondamente significativa e incoraggiante». «Il nostro continuo impegno nel sostenere la nostra posizione sulla protezione dei bambini non nati è coerente con la nostra difesa di questioni che riguardano la dignità di tutte le persone in tutte le fasi e in tutte le circostanze della vita», ha chiarito il cardinale. «La Chiesa impiega questo principio di coerenza nell’affrontare le questioni razziali, la povertà e i diritti umani in generale. E’ una posizione che presenta un argomento morale come fondamento per la legge e la politica di protezione della vita umana».
Cupich, da parte sua, accogliendo «con favore» la sentenza della Corte Suprema, ha ribadito in uno statement la convinzione della Chiesa cattolica «che ogni vita umana sia sacra, che ogni persona sia fatta a immagine e somiglianza di Dio e che quindi meriti riverenza e protezione». «Questa convinzione è il motivo per cui la Chiesa cattolica è il più grande fornitore di servizi sociali del Paese, molti dei quali mirano a eliminare la povertà sistemica e l’insicurezza sanitaria che intrappolano le famiglie in un ciclo di disperazione e limitano le scelte autentiche».
«Questa sentenza - ha aggiunto il porporato secondo quanto riferisce Vatican News - non è la fine di un percorso, ma piuttosto un nuovo inizio. Sottolinea la necessità di comprendere coloro che non sono d’accordo con noi e di inculcare un’etica del dialogo e della cooperazione. Cominciamo con l’esaminare la nostra coscienza nazionale, facendo il punto su quei luoghi oscuri nella nostra società e nei nostri cuori che si rivolgono alla violenza e negano l’umanità dei nostri fratelli e sorelle, e mettiamoci al lavoro per costruire il bene comune scegliendo la vita».

 

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