Alessia Piperno, 30 anni di cui sette passati consecutivamente in viaggio per il mondo, si trova in Iran da due mesi e mezzo. Secondo il racconto fatto dai suoi genitori è stata arrestata il 30 settembre, un paio di giorni dopo il suo ultimo post sul dettagliatissimo account Instagram, ma potrebbe essere stata fermata prima, quando in Italia cominciarono a girare voci sulla cattura di cittadini europei durante le manifestazioni contro il velo.
Manifestazioni alle quali Alessia, figlia di una famiglia ebrea di cartolai e librai della capitale, ha se non partecipato, quantomeno assistito, come racconta lei stessa nei suoi post.
"Non penso che dimenticherò mai quella prima notte» scrive, «Avevamo corso verso l’ostello con il cuore in gola, mentre i suoni degli spari rimbombavano alle nostre spalle e l’odore del gas si emanava nell’aria. In quei secondi non so cosa abbia pensato la mia mente mentre i miei occhi giravano impazziti su se stessi. Ho chiuso la porta dell’ostello mentre la gente urlava per le strade. Dopo nemmeno 30 secondi ho sentito bussare violentemente alla porta dell’ostello. Erano due donne, due uomini e due bambini. Tossivano bruscamente per aver respirato il gas, e la donna più anziana aveva un attacco d’asma e di panico."Milk, milk».
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Urlavano. Mentre gli passavo un bicchiere d’acqua (...) Tra un colpo di tosse e un respiro affannato, i miei occhi sono andati verso l’angolo del cortile, ed è lì che ho visto LEI. Era seduta a terra, con le gambe rannicchiate, non piangeva, ma le lacrime le rigavano sul viso, tremava, e i suoi occhi guardavano un punto fisso. Una bambina, di cui nome non so. Eppure, non dimenticherò mai la sua espressione, era il volto della paura. Mi sono avvicinata a lei, le ho dato un biscotto, una gomma da masticare, ma lei ha rifiutato. Non sapevo come distrarla, perchè il caos era intorno a noi, davanti i nostri occhi e dentro le nostre orecchie. Così le ho dato il mio telefono, ho aperto le note, e le ho fatto vedere che poteva fare un disegno. Ha disegnato una casa».
Degli anni passati in viaggio - ha cominciato a 24 e pochi giorni fa e ha compiuti 30 - racconta di quando prese «il primo zaino sulle spalle, per raggiungere la terra dei miei sogni, l’Australia». Mi ero ripromessa che a 30 anni mi sarei fermata, ed ora eccomi arrivata a questo giorno e mi chiedo «sono pronta a fermarmi?». No, affatto.
"Questi anni sono stati i più belli della mia vita, i più vissuti, dove ho imparato e disimparato così tanto, dove ho incontrato popoli e amici meravigliosi, e dove ho scoperto le vera bellezza del nostro pianeta. Il mondo e la sua gente mi ha regalato più di quanto potessi desiderare, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Mi sento carica di un energia che non riesco più a contenere solo per me stessa, ma sento il bisogno di doverla condividere con qualcun altro».
All’ultimo post su Instagram prima del silenzio, Alessia affida il suo sogno: torbare in Pakistn per ricostruire un villaggio distrutto dalle allluvioni. «Non sono un muratore, non ho idea di come ricostruire una casa, ma anche i miei sogni un tempo mi sembravano impossibili. Quando il mondo ti da tanto, arriva il momento di dare tu qualcosa al mondo (...) ho un sogno pronto nella testa e nel cuore. Ricostruire un villaggio in Pakistan. E sapete qual è la cosa più assurda? Che so già checi riuscirò». (AGI)
Si spinge anche a parlare delle ragioni delle proteste, con un presago accenno a quello che potrebbe accadere: «Non riesco ad andarmene da qui, ora più che mai. E non lo faccio per sfidare la sorte, ma perchè anche io ora, sono parte di tutto questo».
"Questa terra mi ha accolta a braccia aperte, è vero, non è stato sempre facile, ma dopo due mesi e mezzo, mi è entrata dritta, dentro e profonda nel cuore» scrive ancora, «Noi europei non sappiamo nulla di questa gente (...) Stanno manifestando per la loro libertà.
Donne, uomini, adolescenti e anziani. E ognuno di loro, ogni singola persona, rischia la propria vita quando va per le strade. In tanti hanno già perso la vita, in tanti non vedranno mai quella libertà per cui hanno rischiato e lottato, ma se un giorno questo sarà un Paese libero, è merito di queste persone, di queste ragazze che scendono in piazza e danno fuoco ai loro hijab, e a quei uomini che stanno combattendo per le loro donne».
C'è anche un accenno a quella versione di "Bella ciao" in farsi che ha conquistato i manifestanti, la stessa che Alessia sente echeggiare «quando scende la notte e l’eco degli spari si emana nella città» e qualcunio «accende la musica ad alto volume».
I primi giorni in Iran, in arrivo dal Pakistan, non sono stati facili per Alessia. «L'Iran è bellissimo, ma non puoi fidarti di tutti» scrive, «In tanti provano a fregarmi, e io vado di matto». Insieme con la consapevolezza di «essere fortunata ad essere donna, e ad essere nata in Italia». «Sono fortunata a poter cantare a squarciagola quando sono in macchina, a ballare come una matta quando ascolto la musica, a guidare una moto, a lasciare i miei capelli svolazzanti al cielo, fortunata di poter camminare per strada stringendo la mano alla persona che amo, senza dovermi nascondere. Se sei donna, in Iran tutto questo non ti è consentito».
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