Si chiama Margherita Campanelli, di Fano (Pesaro-Urbino), una studentessa lavoratrice con la sindrome di Down e ha conseguito la laurea magistrale in Scienze pedagogiche presso l’università di Macerata, discutendo una tesi dal titolo "Il gioco come strumento e pratica inclusiva al nido. Le prospettive e dinamiche educative nello spazio 0-6". Si tratta della seconda laurea, dopo quella triennale sul "Ruolo dell’educatore nel processo di inclusione", dopo la quale ha iniziato a lavorare in un asilo nido nella sua città.
«Nelle mie scelte mi ha guidato l’amore per i bambini - ha spiegato Margherita -. E il gioco è uno strumento efficace di crescita e di inclusione. Lo dimostro tutti i giorni con il mio lavoro». I suoi studi universitari sostengono un sogno: oggi è un’educatrice di ruolo, «una professionista efficace», pronta a diventare imprenditrice aprendo un agrinido tutto suo: «Mi piacerebbe dare ai bambini la possibilità di crescere immersi nella natura, in spazi aperti, riconoscendo i loro bisogni e le loro diversità». «Ho dimostrato di potercela fare e, come me, potrebbero farcela tanti altri ragazzi se troveranno chi crederà in loro e sosterrà il loro cammino», ha detto ritirando il diploma di laurea. Il lavoro che affianca il suo quotidiano di volontaria: è caposcout, clown nelle corsie degli ospedali, lettrice di "nati per leggere".
Il percorso universitario non è stato semplice per Margherita, che da pendolare ha dovuto conciliare «il lavoro, lo studio e la frequenza». «Molte difficoltà sono poi emerse nel momento della pandemia, perchè avrei voluto stabilire un contatto e un confronto maggiore con i docenti e i colleghi - aggiunge - e purtroppo non è stato possibile, per me così come per tutti gli altri». Se pensa agli esami superati, quello che l’ha messa in più in difficoltà è stato quello di inglese. E nella gioia del risultato conseguiti cita due momenti belli: «Il primo esame che ho sostenuto, con i professori Sani e Stramaglia, un momento molto intenso sul piano dell’apprendimento, ma anche della relazione con loro. E sicuramente il secondo è quello che sto vivendo ora e quello appena trascorso: la fine del percorso, accompagnata dalla mia relatrice, la discussione della tesi e il conseguimento del titolo per cui ho tanto lavorato e che ho tanto sognato». «
Quella di Margherita è una storia paradigmatica», dice la professoressa Francesca Salis, docente di Pedagogia delle disabilità all’università di Macerata e relatrice della tesi. Le due lauree rappresentano per la 26enne fanese «la conclusione di un percorso che ha seguito con grande determinazione, impegno e con ottimi risultati. Ha lavorato duramente e niente le è stato regalato per acquisire tutte le competenze necessarie». Il percorso di vita di Margherita insegna che determinazione e motivazioni «portano a superare tutti i limiti». La docente ricorda che «fino a meno di cent'anni fa, la sindrome di Down, chiamata "idiozia mongoloide", era considerata la condizione per eccellenza di ineducabilità e che la pedagogia, in contesti inclusivi, può veramente portare le persone a realizzare i propri progetti anche sul piano cognitivo».
Salis parla di Margherita come di «una testimone validissima, perché è capace di porgere agli altri la sua esperienza, configurandola anche sotto l’aspetto scientifico». Infatti, è stata invitata a numerosi corsi e seminari, all’interno dei quali «ha potuto dimostrare ai ragazzi qual è il valore pedagogico, che ha sempre considerato valore di riferimento, e riportato le sue esperienze, che sono intrise di pedagogia sia sul piano professionale, sia su quello dei suoi impegni e delle sue attività di volontariato». Oggi, Margherita Campanelli non si considera arrivata, la laurea magistrale è solo un nuovo traguardo: «L'augurio migliore che le possa fare - conclude la professoressa Salis - è di salvare tutta la sua determinazione, il suo coraggio e la sua motivazione per realizzare gli altri sogni che restano nel cassetto».
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