La guerra mondiale "a pezzi" e le ingiustizie del mondo: saranno questi i dolori che verranno portati nella Via Crucis di questa sera al Colosseo. Papa Francesco non ci sarà perché le temperature romane e il suo stato di salute non lo permettono. Il Pontefice ha ascoltato i medici e ha scelto di seguire la celebrazione da casa attraverso la televisione. E’ la prima volta che accade per lui; ma nel 2020 e nel 2021, a causa del Covid, la Via Crucis del Papa si tenne non al Colosseo ma in una Piazza San Pietro praticamente deserta. Bisogna invece tornare indietro al 2005 quando Papa Wojtyla seguì la Via Crucis, l’ultima del suo pontificato, in televisione dalla cappella del Palazzo apostolico. Come lo scorso anno, il Papa sceglie di mettere sotto la stessa croce ucraini e russi. Forse per questo la Santa Sede ha voluto mantenere il massimo riserbo sui testi che sono stati resi noti solo nel tardo pomeriggio di oggi. Lo scorso anno, per questa stessa scelta, ci fu un’ondata di polemiche, fino alla convocazione dell’ambasciatore della Santa Sede da parte del governo di Kiev. E anche quest’anno a stretto giro è arrivato il commento di disappunto dell’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede Andrii Yurash. Se l’anno scorso erano due amiche che vivono a Roma e lavorano nello stesso ospedale, oggi sono due giovani a raccontare la loro esperienza. Il primo è scappato da Mariupol con la sua famiglia ma poi è tornato in Ucraina. Parla della distruzione e della paura ma anche dell’incoraggiamento da parte della nonna: «Vedrai passerà tutto. E con l’aiuto del buon Dio tornerà la pace».
«Io invece, sono un ragazzo russo; mentre lo dico sento quasi un senso di colpa, ma al tempo stesso non capisco perché e mi sento male due volte. Spogliato della felicità e di sogni per il futuro», si legge nella testimonianza di questo ragazzo che ha perso nella guerra il fratello e non sa più niente del papà e del nonno che sono stati, anche loro, chiamati al fronte». «Dimentica di dire - commenta l’ambasciatore di Kiev presso il Vaticano - che i suoi parenti sono andati in Ucraina per uccidere non solo il padre del ragazzo ucraino ma tutta la sua famiglia, e non viceversa». La scelta di vedere nella Via Crucis ucraini e russi insieme conferma tuttavia la linea diplomatica della Santa Sede, alla ricerca della pace attraverso il dialogo con entrambe le parti. E' per questo che il Papa dice che andrà a Kiev solo quando potrà andare anche a Mosca e dunque quando si potrà davvero immaginare un cammino di pace.
«Voci di pace in un mondo di guerra» è il titolo della Via Crucis dove i rifugiati si passeranno di mano in mano la croce e dove verranno rievocate tante testimonianza dolorose che il Papa ha già ascoltato nei suoi viaggi apostolici e in altri incontri. C'è la voce della donna della Repubblica Democratica del Congo che ha vissuto la prigionia nella foresta del Nord Kivu, dove imperversa la guerra civile, e dove fu anche ucciso l'ambasciatore italiano Luca Attanasio, per l’omicidio del quale oggi sono state condannate all’ergastolo sei persone. C'è la donna di Qaraqosh, Iraq, che ha visto il figlio ucciso in un raid dell’Isis. C'è la voce della suora del Sud Sudan che ha ricordato a febbraio di quest’anno, nell’incontro a Juba con il Papa, la consorella missionaria uccisa in un attentato. Ci sono poi le storie dei migranti dall’Africa e dal Medio Oriente, con il racconto da un centro detentivo della Libia, «il peggior posto al mondo», sottolinea un testimone. E ancora una testimonianza, proprio nella prima stazione, dalla Terra Santa, che vede proprio in queste ore l’acuirsi delle tensioni. «La violenza sembra essere il nostro unico linguaggio», dirà il testimone proveniente dalla terra perennemente divisa dal conflitto tra israeliani e palestinesi.
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