Lunedì 25 Novembre 2024

Il Papa: "Natalità e accoglienza non vanno contrapposte". Meloni: "Faremo la nostra parte"

Pope Francis and Italian Prime minister Giorgia Meloni at Conciliation auditorium during the event States General of the Natality, in Rome, Italy, 11 May 2023. ANSA/GIUSEPPE LAMI
Pope Francis and Italian Prime minister Giorgia Meloni at Conciliation auditorium during the event States General of the Natality, in Rome, Italy, 11 May 2023. ANSA/GIUSEPPE LAMI
Pope Francis and Italian Prime minister Giorgia Meloni at Conciliation auditorium during the event States General of the Natality, in Rome, Italy, 11 May 2023. ANSA/GIUSEPPE LAMI
Pope Francis and Italian Prime minister Giorgia Meloni at Conciliation auditorium during the event States General of the Natality, in Rome, Italy, 11 May 2023. ANSA/GIUSEPPE LAMI

Case a costi proibitivi, affitti alle stelle, precarietà del lavoro che colpisce giovani e donne, figli ridotti a un lusso per soli ricchi. Papa Francesco fa un elenco ruvido e ustionante dei «condizionamenti» che minano la famiglia e quindi il futuro: dell’Italia come dell’Europa. E’ da qui che nasce tanta parte di quella crisi destinata a portare a scelte di surrogato (termine non si direbbe scelto a caso), destinate a supplire alla rinuncia ad una vera quanto piena vita privata. E non si contrapponga la natalità all’accoglienza, scandisce stando seduto di fronte all’assemblea degli Stati Generali della Natalità ("non sopporto il dolore» al ginocchio, ammette). Esiste semmai una sola cura: l’inclusione. La lotta all’esclusione sociale. Quell'esclusione sociale che porta una generazione fragile, precaria e sempre più disperata a dover scegliere tra sopravvivenza e famiglia. Accanto, vestita di bianco, lo ascolta Giorgia Meloni. «Credo che il tema della natalità sia centrale per tutti, soprattutto per il futuro dell’Italia e dell’Europa», esordisce lui. Tutto questo, prosegue Bergoglio, «è ingiusto, oltre che umiliante». Mettetevi nei panni di un giovane se non di una giovane, costretti a muoversi «in questo contesto di incertezza e fragilità», in questa «sensazione di precarietà, per cui il domani sembra una montagna impossibile da scalare». Pensate cosa vuol dire dover lottare con le «difficoltà a trovare un lavoro stabile, le difficoltà a mantenerlo, le case dal costo proibitivo, gli affitti alle stelle e salari insufficienti sono problemi reali». Sono, a tutti gli effetti, «problemi che interpellano la politica, perchè è sotto gli occhi di tutti che il mercato libero, senza gli indispensabili correttivi, diventa selvaggio e produce situazioni e disuguaglianze sempre più gravi». Sono, ancora, frutto «una cultura poco amica, se non nemica, della famiglia, centrata com'è sui bisogni del singolo, dove si reclamano continui diritti individuali e non si parla dei diritti della famiglia». A pagare il prezzo più alto sono le donne. Braccio il Papa ricorda il caso di una madre cui viene offerto un lavoro da 11 ore al giorno e 600 euro al mese E’ poco roca, la retribuzione? O si accetta, o si fa la fame.

La premier Meloni

"Vincere l’inverno demografico, come ha detto Papa Francesco, significa combattere qualcosa che va contro le nostre famiglie, la nostra patria e il nostro futuro. Santità, noi amiamo le nostre famiglie, amiamo la nostra patria, crediamo nel nostro futuro e faremo la nostra parte". Così il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenendo agli Stati Generali della Natalità, rivolgendosi a Papa Francesco presente assieme a lei sul palco. «Le più danneggiate sono proprio loro, giovani donne spesso costrette al bivio tra carriera e maternità, oppure schiacciate dal peso della cura per le proprie famiglie, soprattutto in presenza di anziani fragili e persone non autonome». Quindi, cara politica, sii «lungimirante» se vuoi davvero uscire dall’inverno demografico. E fallo affrontando la sfida «insieme, senza steccati ideologici e prese di posizione preconcette». Ne consegue una esortazione che pare molto legata all’attualità: Bergoglio il Papa che getta mazzi di fiori nel mare di Lampedusa, che ancora ieri firmava un messaggio in cui chiedeva che ai migranti si riconoscesse la libertà di partire ed il diritto a rimanere in patria in condizioni dignitose, adesso avverte: «la natalità, così come l’accoglienza, che non vanno mai contrapposte perchè sono due facce della stessa medaglia, ci rivelano quanta felicità c'è nella società. Una comunità felice sviluppa naturalmente i desideri di generare e di integrare, mentre una società infelice si riduce a una somma di individui che cercano di difendere a tutti i costi quello che hanno». I muri sono l’autocertificazione del fallimento esistenziale. Al contrario, «ridare impulso alla natalità vuol dire riparare le forme di esclusione sociale che stanno colpendo i giovani e il loro futuro. Ed è un servizio per tutti: i figli non sono beni individuali, ma persone che contribuiscono alla crescita di tutti, apportando ricchezza umana e generazionale». La politica a questo serve: a unire per fare il futuro, non a dividere. E ricorda: «La nascita dei figli è l’indicatore principale per misurare la speranza di un popolo. Se ne nascono pochi vuol dire che c'è poca speranza. E questo non ha solo ricadute dal punto di vista economico e sociale, ma mina la fiducia nell’avvenire». Ancora più chiaro: «ho saputo che lo scorso anno l’Italia ha toccato il minimo storico di nascite: appena 393 mila nuovi nati. E’ un dato che rivela una grande preoccupazione per il domani». Il fatto è che «oggi mettere al mondo dei figli viene percepito come un’impresa a carico delle famiglie. E questo, purtroppo, condiziona la mentalità delle giovani generazioni, che crescono nell’incertezza, se non nella disillusione e nella paura». Chi riesce a vincerla, questa paura, è lasciato solo in uno «sforzo titanico». Gli altri si rassegnano ad «esistenze solitarie» in cui ognuno è lasciato a sè. Non più persona, ma individuo; non più titolare di diritti personali e collettivi, ma al più soggetto che reclama presunti diritti individuali a carico delle vite degli altri.

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