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I 30 anni di Balotelli: ritratto del giocatore più controverso dalle origini palermitane al calcio

Mario Balotelli, tra gli sportivi più influenti e chiacchierati dell’ultimo decennio, fa 30. Non si tratta di gol ma di compleanni (è nato il 12 agosto 1990). Pochi sono stati sotto i riflettori come lui, pochi sono passati da un eccesso all’altro, da meriti ed elogi a pubblica gogna.

Balotelli è nato a Palermo nel quartiere Borgo Nuovo da Thomas, domestico e operaio edile, e Rose Barwuah, immigrati ghanesi.

Poco dopo la sua nascita, i genitori si sono trasferiti a Bagnolo Mella, in provincia di Brescia, in cerca di lavoro. Alcuni problemi di salute del calciatore spingono i Barwuah a chiedere l'aiuto dei servizi sociali, che raccomandano l'affido familiare. Balotelli accuserà poi i genitori naturali di essersi disinteressati di lui, acconsentendo che un'altra famiglia lo crescesse.

Per Balotelli non vale il "o si ama o si odia", perchè si potrebbe benissimo amare e odiare allo stesso tempo. Un fenomeno sportivo e mediatico mai banale e tutto da comprendere. Pochi possono vantare una copertina su "Time" ("The meaning of Mario") che nel 2012 lo ha inserito nella lista degli uomini più influenti del pianeta. "Sports Illustrated" gliene ha dedicata un’altra, definendolo "L'uomo più interessante del mondo". La Treccani ha persino inserito nel suo vocabolario il neologismo "Balotellata", per definire un "gesto, comportamento, trovata, tipici del calciatore Mario Balotelli". Dopo un’infanzia difficile (figlio di immigrati ghanesi, i Barwuah, che per motivi economici lo affidano alla famiglia Balotelli) il ragazzo inizia subito a stupire e i suoi numeri sono quelli da predestinato. Nella primavera dell’Inter, a 16 anni, è decisivo e contribuisce alla vittoria di campionato e Torneo di Viareggio.

A fine anno la società opta per la cessione al ManCity, dove Balotelli ritrova Mancini. Fa Cup nella prima stagione, nella seconda dà un grande contributo per la vittoria del titolo dopo 44 anni di attesa (assist ad Aguero per il gol-scudetto). Resterà nelle cronache inglesi per i successi, ma anche per multe, ritardi e azioni eclatanti in pasto ai tabloid. "Why always me?" recita la maglia che espone dopo un gol segnato allo United in uno storico derby vinto 6-1. Anche lui è cosciente del meccanismo di cui fa parte, a volte lo governa, altre lo subisce. C'è sempre lui al centro della scena. Anche in Nazionale: sull'argento dell’Italia a Euro2012 c'è la sua firma. Indimenticabile la doppietta contro la Germania con l’esultanza in cui mostra i muscoli come una statua, incurante del resto. Il ct Prandelli disse che la sua carriera era appena cominciata. Poi il ritorno in Italia, di nuovo a Milano, questa volta in rossonero. Balo lascia il segno e si prende la scena: gol, ma anche squalifiche, cori razzisti, umore da montagne russe, post sui social e uscite serali. Così nel 2015 va al Liverpool, ma non incide e a gennaio rimbalza al Milan. Gioca poco, segna ancora meno anche a causa di una fastidiosa pubalgia. Siamo nel 2016 e si fa avanti il Nizza che lo prende a titolo gratuito facendolo firmare per un anno.

Nella tranquillità francese trascina la squadra al 3° posto, miglior piazzamento degli ultimi 15 anni. Ottimo anche l’anno successivo (26 gol), poi sulla panchina arriva Patrick Vieira, suo ex compagno all’Inter e al City, con cui non ha un gran rapporto e tornano i guai. Fa bene al Marsiglia (8 gol in 15 presenze), ma è forte il richiamo del Brescia, la squadra della sua città che, tornata in A, chiede il suo aiuto per restarci. Lui risponde presente. L’attesa è alta, la stagione inizia bene ma finisce male con il solito ritornello: gol, cori razzisti e problemi con la società che lo portano fuori rosa. Brescia retrocesso, anche questa volta attese tradite. C'è sempre stato un rumore di fondo intorno a lui tra aspettative, frustrazioni, razzismo e grande esposizione mediatica. La domanda è: cosa rende Balotelli il Balotelli che si intende nell’immaginario comune? Non si è dato una mano, ma il contesto ha certo avuto un ruolo. Il 12 compie 30 anni, poi ripartirà da un’altra squadra. Si parla di Cluj (Romania) e Besiktas (Turchia): se troverà la felicità, che per lui vuol dire anche Nazionale, a godere saranno anche gli amanti del calcio. E che il suo palcoscenico sia il campo, solo il campo.

Roberto Mancini lo porta in prima squadra. Primo gol in Coppa Italia alla Reggina, poi doppietta alla Juve sempre in Coppa. Primo timbro in campionato contro l’Atalanta a 17 anni. Nel 2010 esordisce in Nazionale, nel 2011 in Polonia-Italia il primo gol. Brucia le tappe e in poco tempo diventa "Supermario", è sotto la lente d’ingrandimento di tutti. Non ne uscirà più. Su di lui c'è la pretesa che diventi subito un campione. Si vociferava già dei presunti problemi caratteriali, ma in quel momento spiccava la prestanza fisica, la classe, la tecnica, i gol. In un Inter-Roma nel 2009 con Mourinho in panchina, forse la prima Balotellata. Segna su rigore (il suo secondo gol del 3-3 finale) e zittisce la curva avversaria facendo anche una linguaccia al romanista Panucci. Polverone mediatico e squalifica. Arrivano i primi striscioni contro di lui, seguiti da cori a sfondo razzista ("Non ci sono negri italiani"), si innesca un diabolico sistema che alimenta una narrativa da "Bad boy". L’avventura si conclude con il mitico Triplete, anche grazie alle sue reti. Nel mezzo l'episodio spiacevole al termine della semifinale di andata di Champions vinta a San Siro 3-1 contro il Barcellona (maglia gettata a terra) e il calcio subìto da Totti nella finale di Coppa Italia vinta all’Olimpico contro la Roma.

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