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Il ritorno di "highlander" Vermiglio: "Voglio essere un esempio per i giovani" - FOTO

Dopo una carriera scintillante, Vermiglio si mette al servizio dei più giovani ad Aci Castello in A3: "Queste occasioni non arrivano sempre, nella vita è meglio avere rimpianti che rimorsi"

Alla soglia dei 45 anni, una carriera costellata di successi in cui è mancata solamente la ciliegina sulla torta: quell'oro olimpico solamente sfiorato ad Atene 2004. Valerio Vermiglio, classe 1976, palleggiatore messinese torna a mettersi in gioco in Serie A. Volto della mitica Sisley Treviso, palleggiatore di una squadra che vinse tutto dal 2003 al 2007, volto di quella nazionale italiana che vinse gli Europei del 2003 e, soprattutto, del 2005 (l'ultimo oro vinto in una competizione dall'ItalVolley). Abbiamo fatto una bella chiacchierata con Valerio Vermiglio, che da ieri si sta allenando con la sua nuova squadra, la Saturnia Aci Castello (compagine che sta disputando il campionato di Serie A3).

Perché Aci Castello?

"Perché c’è un progetto importante, perché ci sono proposte alle quali non puoi rinunciare. Perché c’è entusiasmo e grande spirito di iniziativa, perché ci sono persone come il ds D’Angelo e come mister Puleo, mio coetaneo con il quale ci conosciamo da tempo, con il quale c’è un feeling importante. Perché c’è voglia di riportare la grande pallavolo in Sicilia e perché mi sento già parte integrante di questo progetto. Perché c’è un gruppo di giovani che hanno voglia di crescere e ai quali sento di poter dare il mio contributo".

Cosa ti senti di poter dare in questa nuova esperienza sportiva alla soglia quasi dei 45 anni?

"Sono sicuro di poter essere un fratello maggiore perché queste occasioni non arrivano sempre e nella vita è meglio avere rimpianti che rimorsi, quindi voglio essere un esempio di quello che bisogna sapere dare per la propria passione. Questi sono ragazzi sono giovani, hanno tanta forza, hanno tanta veemenza e ancora tantissima vita davanti. Voglio essere l’esempio pratico per accompagnarli in quello che sarà il loro domani, perché se lo possano costruire loro e perché sia il migliore domani che loro possano avere sfruttando al meglio le occasioni".

Se uno di loro ti chiedesse, quale partita ti è rimasta nel cuore, quella che racconteresti fra qualche anno ai nipotini?

"Nel 2002 con la Maxicono Parma raggiungemmo la finale di Coppa Italia. Insieme a me c’erano Dineikin, Aiello, Salvador, Tencati, Lirutti. Un gruppo che non aveva possibilità di vincere, ma che è stato capace di mettere insieme delle esperienze. Abbiamo saputo fare squadra, abbiamo fatto gruppo ed è questo che cercherò di trasmettere ai più giovani. Sapersi dare una mano l’altro per poter rendere al massimo è quel qualcosa che ti fa vincere su chiunque".

In questo momento in Serie A ci sono almeno tre “vecchietti” over40, compreso te. Mi viene in mente un altro messinese, Sottile, o un tuo altro ex compagno di squadra di mille avventure come Cisolla. Segno che ancora siete sul pezzo e che avete voglia di dire la vostra sia in campo, sia sotto il profilo umano?

"Sono quei gruppi che hanno imparato e a cui hanno insegnato a non mollare mai, così come è accaduto per il gruppo della “generazione dei fenomeni” ed a tenersi al più alto livello possibile con una pallavolo comunque in evoluzione".

Stai seguendo un po’ la SuperLega, che te ne pare di questo campionato anche alla luce della pandemia?

"E’ un fattore non semplice, perché penalizza soprattutto i tifosi e si gioca con l’incertezza in attesa del vaccino. E’ comunque una stagione in cui bisogna dare il massimo, in cui le squadre hanno operato tanti cambiamenti, ma sicuramente è e rimane un bellissimo campionato con squadre fortissime".

 Stai seguendo le gesta della Tonno Callipo?

"Sì e sono molto contento perché il presidente e la famiglia Callipo se lo meritano dopo tanti anni di sacrifici e come faro della Calabria che è parte anche del mio sangue perché mia mamma proviene dalla provincia di Reggio Calabria. E poi c’è anche il mio corregionale Davide Saitta che palleggia".

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"Sì la pandemia ha bloccato tutto, ma ora c’è più tempo per preparare bene l’appuntamento, per preparare l’assalto alle medaglie ed alla medaglia che manca".

In questi mesi dal punto di fisico sei riuscito ad allenarti?

"Ho sempre praticato sport, pandemia permettendo. Ora ci vorrà un mesetto di preparazione per arrivare a pieni giri, ma sopperiremo tecnicamente per arrivare a quello che oggi manca fisicamente".

Cosa ti aspetti dal prossimo futuro? Che obiettivi ti sei dato?

"Voglio socializzare ed inserirmi al meglio nel gruppo con tutti i ragazzi. Non sarà facile all’inizio perché il momento non è dei migliori e perché i risultati non rispecchiano quello che è l’impegno profuso in palestra. Mi aspetto che ci sia apertura a prescindere dai momenti difficili che comunque continueranno ad esserci, ma arrivo con tanta volontà. Non sono presuntuoso, se non che ho una grande voglia di poter dare tutto me stesso nella maniera migliore e molto più incisiva e positiva rispetto a quanto facevo prima. Mi aspetto, dunque, tanta voglia di voler fare che poi porta agli errori, come è normale che sia, ma che porta a saper imparare dagli errori".

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