Sabato 16 Novembre 2024

Papa Francesco: "Maradona? Un poeta, ma anche un uomo fragile"

 
 
 
 
 
 
 
 
Maradona e Papa Francesco

Il Papa che ricorda Maradona, parla del doping, confida i suoi ricordi di giocatore di calcio in porta quando era bambino.

I ricordi da bambino

"Ricordo molto bene e con piacere quando, da bambino, con la mia famiglia andavamo allo stadio, El Gasòmetro". In un’intervista a La Gazzetta dello Sport Papa Francesco ricorda Maradona dicendo "Ho incontrato Diego Armando Maradona in occasione di una partita per la Pace nel 2014: ricordo con piacere tutto quello che Diego ha fatto per la Scholas Occurrentes, la Fondazione che si occupa dei bisognosi in tutto il mondo". E sul suo stile sportivo, Francesco afferma: "In campo è stato un poeta, un grande campione che ha regalato gioia a milioni di persone, in Argentina come a Napoli", ma "era anche un uomo molto fragile".

Meglio una sconfitta pulita che una vittoria sporca

Papa Bergoglio ricorda che l’allenamento è la via del perfezionamento, la base per superare se stessi e che "nessun campione si costruisce in laboratorio", anche se "a volte è accaduto" ma è il tempo che "smaschera i talenti originali da quelli costruiti: un campione nasce e si rinforza con l’allenamento", dice Bergoglio che definisce il doping "un imbroglio, una scorciatoia che annulla la dignità", mentre "il talento è un dono ricevuto ma questo non basta: tu ci devi lavorare sopra". Quindi? "Meglio una sconfitta pulita che una vittoria sporca", è la conclusione del Papa.

Il pallone di stracci, la pelota de trapo

Da sempre vicino agli atleti e ai temi sportivi, Papa Bergoglio rievoca in modo particolare, i tempi «del campionato del 1946, quello che il mio San Lorenzo vinse» e «le giornate passate a vedere i calciatori giocare e la felicità di noi bambini quando tornavamo a casa: la gioia, la felicità sul volto, l’adrenalina nel sangue» e «il pallone di stracci, la pelota de trapo» perché " il cuoio costava e noi eravamo poveri, la gomma non era ancora così abituale, ma a noi bastava una palla di stracci per divertirci e fare quasi, dei miracoli giocando nella piazzetta vicino a casa».

Bartali il leggendario

Francesco poi dice nell’intervista alla Gazzetta di seguire «con interesse tutte quelle storie di sport che non sono fini a se stesse, ma provano a lasciare il mondo un po' migliore di come lo trovano». Un esempio? «Quando, durante un viaggio apostolico, sono stato allo Yad Vashem a Gerusalemme, ricordo che mi raccontarono di Gino Bartali, il leggendario ciclista che, reclutato dal cardinale Elia Dalla Costa, con la scusa di allenarsi in bicicletta partiva da Firenze alla volta di Assisi e faceva ritorno con decine di documenti falsi nascosti nel telaio della bici che servivano per far fuggire e quindi salvare gli ebrei". E aggiunge: "Pedalava per centinaia di chilometri ogni giorno sapendo che, qualora lo avessero fermato, sarebbe stata la sua fine. Così facendo offrì una vita nuova a intere famiglie perseguitate dai nazisti, nascondendo qualcuno di loro anche a casa sua. Si dice che aiutò circa ottocento ebrei, con le loro famiglie, a salvarsi durante la barbarie a cui vennero sottoposti. Diceva che il bene si fa e non si dice, se no che bene è?".

leggi l'articolo completo