Quattro gol (tre nell'ultimo quarto d'ora), due espulsioni e tanta, tantissima garra. In una sola parola: il Superclasico. Anche in piena pandemia, il derby assoluto del calcio mondiale, Boca-River, ha calamitato le attenzioni dei tifosi di tutto il mondo. Alzi la mano chi, tra gli amanti della pedata, non si è mai emozionato di fronte alle contese tra xeneizes e los milionarios. Plebe contro borghesia, popolo contro detentori del dinero, o, semplicemente - appunto - Boca Juniors-River Plate.
Nel nome di Diego
Non un Superclasico qualunque. Il primo senza Diego. Ecco perché, una volta tanto, la garra di cui sopra è stata sprigionata da fori emozionali differenti. Quelli della commozione per non potersi sfidare - non accadrà mai più - senza l'ombra della mano de dios pronta a incombere. Lui, Maradona, che di assalti alla fortezza dei los milionarios, quando indossava la maglia xeneizes, ne ha portati in quantità industriale. Ecco, una volta tanto, Boca-River è stato un derby totale, giocato nel nome di Diego.
La partita
In campo è successo di tutto, proprio nel rispetto della tradizione. E di quanti spettatori in tutto il mondo hanno scelto la levataccia pur di non privarsi del braccio di ferro del catino (eufemismo) “Alberto Jose Armando”, meglio conosciuto come La Bombonera. E Boca e River non hanno reso vano il coraggioso sacrificio di milioni di appassionati. Perché il Superclasico è totalizzante oltre che totale. In campo è partito forte il Boca, in vantaggio con una rete di Ramon Abila al 10' del primo tempo. Poi, come sempre accade nel derbyssimo, la partita è decollata nella ripresa: rosso a Orman Campuzano del Boca al 58'; stessa sorte per Enzo Perez del River all'80. Prima del secondo cartellino rosso, però, il River ha avuto la forza di ribaltarla in tre minuti (dal 74eismo al 77esimo) grazie alle reti di Federico Girotti e Rafael Santos Borrè, prima del definitivo pari all'86 di Sebastian Villa.
Nessun dieci
Una particolarità? Dei ventidue entrati in campo nel superclasico neanche un numero 10. C'è voluto il secondo tempo per veder scorazzare la maglia delle maglie sul prato verde. Ma forse era giusto così, alla luce della presenza spirituale - quella si, e fortissima - del diez per eccellenza. Una, quella del River, la indossa Ignacio Fernandez; l'altra, quella del Boca, un certo Carlitos Tevez, ovvero il bipede che nell'immaginario collettivo dei supporter xeneizes si avvicina più di tutti a “quel” numero 10. L'“Apache” non segnato: sarebbe stato troppo nella prima notte senza Diego come leitmotiv vivente del Superclasico.
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