E fu così che, nell’anno del Signore 2020 d.C., l’Italia iniziò a… colorarsi. Complice la pandemia, ogni identità regionale ha lasciato il posto ad altri tipi di categorizzazioni. Nord, Sud e Centro si sono fuse nell’unica esigenza del momento – quando il coronavirus iniziava a fare capolino in maniera preoccupante, a marzo – chiudendosi a riccio sotto l’egida del lockdown. Un solo colore – il rosso-divieto – per tutti.
Venne poi la seconda ondata, e l’Italia ha vissuto un’autentica secessione cromatica. Oltre al rosso hanno fatto capolino l’arancione, il giallo e il verde. Cosa c’entra tutto ciò con il calcio? Anzitutto i colori sono sempre andati d’accordo con il più seguito degli sport. In seconda battuta abbiamo provato a giocare un po’, ipotizzando le “zone” di competenza di ogni tecnico, in base al rendimento di ogni singola squadra rapportato alle aspettative di inizio stagione.
Zona bianca
Un colore che dà l’idea di illibatezza, di perfezione. Da non intaccare. In attesa che tutta l’Italia torni al candore pre-pandemico, c’è già chi il bianco lo indossa praticamente da sette mesi. È Stefano Pioli, tecnico del Milan. Senza pretese, i rossoneri guidano la classifica di serie A con autorevolezza. Una purezza che non è stata macchiata dallo scivolone contro una ritrovata Juventus. Perché anche in una partita persa la squadra di Pioli ha mostrato qualcosa di buono. Qualcosa di… bianco.
Zona verde
In linea di massima con questo colore si può fare tutto (o quasi). Mutatis mutandis, trasferendo l’esempio al mondo degli allenatori, chi “vive” in questa zolla di classifica può anche concedersi qualche scivolone e vivere di rendita. Ma si fa presto, però, a cambiare… colore. Dunque, meglio restare sul pezzo. Lo sta facendo Paulo Fonseca della Roma che, quatto quatto, si è seduto al tavolo che conta nei quartieri nobili. Il verde (abbinato al nero) casca a fagiolo da tempo su Roberto De Zerbi, il tecnico del Sassuolo è il più blaugrana (altra variante cromatica che gli si addice) del campionato nostrano sembra pronto al grande calcio. E intanto lo sta facendo compiere ai sassolesi. Ivan Juric è un altro papabile eletto: il suo Verona, dopo aver fatto brillare gli occhi agli esteti del calcio nella passata stagione, è ancora un avversario scomodo per tutti. Viaggia a corrente alternata ma ampiamente oltre le aspettative anche il Benevento di Filippo Inzaghi. A proprio agio in zona verde anche Claudio Ranieri e la sua Sampdoria: dopo una salvezza tormentata qualche mese fa, i blucerchiati hanno voltato pagina e viaggiano con il pilota automatico, a metà graduatoria. Nonostante la classifica non sia poi così rassicurante, merita di occupare le prime file anche Vincenzo Italiano, alla guida dello Spezia. Secondo i soliti beninformati, i liguri erano destinati a un ritorno immediato in B, ma si stanno ribellando al destino (scritto da altri). Ballardini, da poco ririripescato dal Genoa, ha cambiato le sorti cromatiche (rosso fuoco, fino a un paio di settimane fa) del Grifone in men che non di dica. Verde… sulla fiducia per D’Aversa, altro cavallo di ritorno recentissimo. Il suo Parma deve cambiare marcia perché il baratro è troppo vicino.
Zona gialla
Dal verde al limbo il passo è brevissimo. Per informazioni chiedere a Antonio Conte dell’Inter, da vicecampione nell’Europa di scorta a fuori dalle coppe che contano nel giro di pochissimi mesi. Stipendio alla mano (e in piena transizione societaria) pensare a un addio in corsa del tecnico pugliese è irreale, ma Conte non può davvero più sbagliare. Stesso colore per Andrea Pirlo. Sì, perché la Juventus, se si escludono le fiammate contro Barcellona e Milan (e che fiammate), suscita lo stesso entusiasmo sprigionato dal proprio allenatore: poca roba. Però i motivi per sorridere non mancano: a cominciare dal rendimento dei tre acquisti del mercato Morata, Chiesa e Kulusevski. Giallo tendente… al verde per Mihajlovic e il suo Bologna che, anche in questa stagione, non rischierà nulla.
Zona arancione
Un “contenitore” che merita spiegazioni, perché ospita due insospettabili su tre… inquilini. Oltre a Prandelli, che ha ereditato una Fiorentina già carica di problemi e sta continuando a camminare su un cornicione (nonostante il roboante successo in casa della Juventus), ci sono Simone Inzaghi e Gasperini. Il tecnico della Lazio sta vivendo una stagione di transizione in campionato e i suoi biancocelesti sono aquile che volano molto più basse rispetto all’ultimo anno. La sensazione è che il ciclo nella Capitale sia agli sgoccioli. Stranamente in zona arancione anche il trainer dell’Atalanta. Se fosse solo per i risultati, sia chiaro, Gaspersson dovrebbe restare (almeno) in fascia verde, ad honorem. L’impressione, anche in questo caso, è che nell’orchestra bergamasca ci sia qualche strumento scordato: il caso Gomez, i tentativi di andar via (caduti nel vuoto) di Hateboer e qualche altro mal di pancia “contenuto”. Finché ci sono i risultati, però, il resto è secondario.
Zona rossa
Gotti dell’Udinese (sulla graticola da settimane) guida la pletora dei tecnici vicinissimi al burrone. Non è da meno Di Francesco del Cagliari, che ha puntato tutto sul ninja Nainggolan, ma la classifica resta preoccupante, così come per il Torino di Giampaolo, maestro nel… farsi rimontare. Della stessa categoria fanno parte, per un motivo o per un altro, anche il coriglianese Gattuso e l’allenatore del Crotone, Stroppa. Il tecnico del Napoli non incide come meriterebbe (pesa lo scivolone con lo Spezia) e deve guardarsi le spalle, perché l’ambiente non è più tutto compatto a sostenerlo. Quanto a Stroppa, la società pitagorica continua a essergli grata per i recenti trascorsi vincenti ma il velivolo crotonese non decolla. Anzi, è ancora in pista. Quasi fermo. E pronto a fare marcia indietro.
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