Lunedì 23 Dicembre 2024

Scongiuri o preghiere? Ecco le Top ten degli atleti fedeli e... scaramantici - FOTO

Roberto Baggio (fedele)
Usain Bolt (fedele)
Hamilton (fedele) ha incontrato Papa Francesco 6 anni fa
Manny Pacquiao (fedele)
 
Maserat Defar (fedele)
Taribo West (fedele)
George Weah (fedele)
 
Nicola Legrottaglie (fedele)
Trapattoni (fedele... scaramantico)
Schumacher (scaramantico)
 
Lebron James (scaramantico)
Rafael Nadal (8)
Dominique Thiem avanza
Hector Cuper (scaramantico) e il suo rito pregara con Ronaldo e compagni
Laurent Blanc (scaramantico) e il suo rituale con Barthez
Jurgen Klinsmann (scaramantico)
Luciano Gaucci (scaramantico)

“Non è vero ma ci credo” contro “Ci credo e te lo mostro”. Se l’azzeccatissima esperienza di Ciao Darwin non fosse giunta al tramonto, quella tra fedeli e scaramantici sarebbe stata una sfida proponibile. E il mondo dello sport avrebbe potuto sfornare capitani d’eccezione a iosa, sia da una parte che dall’altra. Kakà contro Valentino Rossi, piuttosto che Usain Bolt contro Rafa Nadal. Roba da far esplodere lo share televisivo. Perché ogni atleta che si rispetti appartiene all’una - fedeli - o all’altra - scaramantici - categoria. A meno che non si chiamino Giovanni Trapattoni, l’uomo che riuscì a trasformare l’acqua santa in un rito scaramantico. Vi proponiamo le due “Top ten” dei personaggi dello sport che non hanno fatto mistero di appartenere al mondo dei fedeli o all’altrettanto popoloso pianeta degli scongiuri con i relativi aneddoti.

Fedeli

Roberto Baggio

Che Roby Baggio avesse qualcosa di divino (e non solo il codino) era chiaro a tutti - meno che a qualche allenatore che si ostinava testardamente a ignorarne il talento - ma ciò che appariva come insospettabile era il suo rapporto con la fede. Più che ogni successo sul campo è stato l’“incontro” con Buddha a cambiargli realmente la vita.

Usain Bolt

L’uomo più veloce del mondo è uno degli esempi lampanti di come la fede incida al punto di diventare parte integrante della quotidianità. Secondo i profani il segno distintivo del centrometrista più forte della storia è il fulmine - per ovvi motivi - ma lui ha uno e un solo segno che lo rappresenta: quello della croce.

Lewis Hamilton

Il campione di Formula 1 è cattolico. Lo ha ribadito a chiare lettere in una intervista: «Il mio talento? Un dono di Dio». Durante le corse indossa sempre una catenina con un crocifisso.

Manny Pacquiao

Un campione di pugilato che passerà alla storia per aver conquistato la cintura più pesante e gloriosa in ben otto categorie diverse di peso! Il suo segreto? L’atleta filippino è un cristiano evangelico e ha costruito una chiesa nella sia città natale. La fede lo ha sottratto a una vita scriteriata, carica di eccessi.

Missy Franklin

Non sarà stata devastante in carriera come la nostra Federica Pellegrini, ma la nuotatrice statunitense vanta comunque cinque medaglie olimpiche. La sua vita votata a Cristo è iniziata dalla esperienza ai tempi del liceo Regis Jesuit: allenamenti massacranti, certo, ma anche tante... Sante messe e diversi corsi di teologia nel suo “palmares”.

Meseret Defar

La mezzofondista etiope è una cristiana ortodossa che si è presa la scena poco meno di 9 anni fa in occasione delle Olimpiadi di Londra: la sua vittoriosa a cinque cerchi in Gran Bretagna è stata dedicata alla Madonna. E l’immagine della Vergine l’aveva accompagnata per tutto il percorso dei 5000 metri piani.

Taribo West

Gli amanti del calcio degli anni Novanta non dovranno sforzarsi poi così tanto per ricordare il difensore nigeriano dell’Inter che vinse una Coppa Uefa. Carisma, treccine appariscenti e una fede... sconfinata. Forse anche troppo: un giorno andò dal tecnico Lippi, interrompendone il pranzo: “Mister, devo giocare. Me lo ha detto Dio”. C’è forse altro da dover aggiungere?

George Weah

Dalla Nigeria alla Liberia il passo è breve. Quello mostrato in campo da Weah invece era lungo, lunghissimo. Ma al di là dei gol, delle pubblicità profumose al limite del “piccante” e della sua passione per la politica, l’ex giocatore del Milan è ricordato come un grande fedele. Dopo la morte della nonna, nel 1995, riabbracciò la fede cristiana e non la mollò più.

Lele Adani

Amante - eufemismo - del football sudamericano, sdoganatore della garra charrua, esteta del calcio. In una sola parola: Adani. Più appariscente da opinionista televisivo che da giocatore qualche anno fa. Più che un fedele doc, il commentatore bresciano è votato a Eupalla, il dio... pallone. Personaggio curioso, ai limiti del misticismo.

Nicola Legrottaglie

Uno dei rappresentanti più in vista del “club” degli Atleti di Cristo. E come lui anche alcuni altri colleghi (in attività o che hanno appeso gli scarpini al chiodo da poco) del calibro di Kakà, Robinho, David Luiz, Felipe Anderson, Robinho e Gaetano D’Agostino. Un gruppo fondato da atleti brasiliani nel 1984 che, da 37 anni, si prefigge un solo scopo: diffondere il messaggio evangelico.

Scaramantici

Giovanni Trapattoni

Trapattoni di perle ne ha regalate tante, ma il rito della boccettina dell’acqua santa versata in campo durante le gare della Nazionale nel Mondiale coreano del 2002 (che di benedetto ebbe molto poco...) finisce in cima agli aneddoti legati al Trap. Ma in questo caso è scaramanzia o... fede?

Michael Schumacher

Il campione che ha reso grande la Ferrari attribuiva alla scaramanzia un ruolo importante. Come? Ad esempio, scegliendo sistematicamente i numeri dispari. Mai come nel suo caso, ad esempio, arrivare secondo era un dramma. E poi il tedesco andava matto per gli amuleti. Nel 2000 portò nel suo abitacolo la spazzola di una bambola.

Valentino Rossi

E che dire del dottore? Oltre alla tartaruga portafortuna raffigurata sul casco, ci sono tutta una serie di riti che accompagnano la vigilia di ogni gara. Una volta piazzò il bollo e l’assicurazione sulla propria moto. Non si sa mai, dovessero fermarlo...

Lebron James

Il super campione Nba, l’uomo piovuto sulla terra direttamente dal 3000, l’atleta bionico dei Los Angeles Lakers ha un tallone d’Achille. Quale? La superstizione. Prima di iniziare ogni partita LJ esagera con il borotalco sulle mani. Ufficialmente per far sì che la palla aderisca meglio. Ma con quelle manone potrebbe anche spalmare sciolina che non se ne accorgerebbe nessuno.

Rafael Nadal

Il re dei rituali, delle scaramanzie e dei manierismi è senza dubbio il tennista maiorchino. L’uomo che, oltre a trionfare con una continuità spaventosa sulla terra rossa parigina del Roland Garros, ha costretto l’Atp a cambiare le regole. Il motivo? Nadal se la prende comoda nei riti che precedono ogni servizio: smutandate, carezze ai capelli, piccoli tocchi dei polpastrelli sul naso e, soprattutto, la mania per le bottiglie (guai se non sono allineate sempre allo stesso modo in occasione di ogni cambio campo).

Dominic Thiem

Restando in ambito tennistico anche un altro Top Ten - tra i giocatori che si appresta a ricevere la scomoda eredità dei Fab Four - ha un modo tutto suo per flirtare con la scaramanzia. Il tennista austriaco è solito accarezzare la pallina da tennis prima di... usarla.

Laurent Blanc

Il copyright del bacio in fronte al compagno di squadra è tutto transalpino. Il difensore Blanc, a pochi minuti dal fischio d’inizio delle partite della Francia, stampava uno schiocco appassionato sulla pelata luccicante del portiere Barthez, a favore di telecamere. Seguendo la scia di questo rito, la Francia vinse anche un Mondiale. Sarà un caso? Dipende dai punti di vista.

Hector Cuper

C’è un tecnico argentino che ha allenato forse una delle migliori Inter della storia: con gente come Vieri, Recoba e Ronaldo in attacco, tanto per citare i talenti più rappresentativi. Sin da subito si presentò alla Pinetina con i gradi di sergente di ferro, carismatico e “pranoterapeuta”. L’ingresso in campo dei suoi ragazzi era accompagnata da pacche sul petto, a mo’ di carica.

Jurgen Klinsmann

Il biondissimo attaccante, invece, era uno dei tre giocatori tedeschi che fece grande l’Inter del Trap, rispondendo al tris di tulipani sfoggiato dal Milan dall’altra parte dei Navigli. Oltre a gonfiare la rete con una certa continuità, Klinsmann aveva delle piccole fissazioni: non cambiava mai gli scarpini se questi non erano completamente... distrutti.

Luciano Gaucci

L’ex presidente del Perugia trasformò la scaramanzia in atti persecutorii nei confronti dei propri giocatori. Per informazioni chiedere all’attuale componente dello staff tecnico della Juventus, Baronio, tacciato di portare “sfiga”: «Schierando Baronio a due minuti dalla fine, sono stati alterati gli equilibri della squadra. Manderò via il numero 13 e brucerò la sua maglia». Anche meno, presidente. Italiani, popolo di navigatori, di santi e di... scaramantici.           

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